Elezioni in Ungheria: l’opposizione cerca di avvicinarsi all’Unione Europea

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L’Ungheria è uno dei Paesi dell’Unione Europea che più si allontana dai valori europei, d’altronde l’abbiamo visto, prima che scoppiasse la guerra, con le diverse sanzioni che sono state stabilite per il Paese e per la Polonia in seguito a come hanno deciso di trattare, nonostante i vari ultimatum, le persone LGBT. Da quando, 12 anni fa, Viktor Orbán è stato eletto come Presidente, la situazione è nettamente peggiorata, ma adesso l’opposizione, con un’alleanza fra 6 partiti, ha deciso di provare a cambiare la situazione in meglio, in modo da potersi avvicinare nuovamente ai valori europei.

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«La Commissione sta avviando procedure di infrazione contro l’Ungheria e la Polonia in relazione all’uguaglianza e alla tutela dei diritti fondamentali», scrive l’Unione Europea dopo mesi di attesa, iniziando a presentare tutte le infrazioni che i due Stati europei hanno commesso, partendo dalla legge dell’Ungheria che vieta i contenuti LGBT giungendo a quella della Polonia che è accusata di non essere intervenuta a dovere contro le zone LGBT Free adottate da alcune regioni e comuni polacchi.

Per quanto riguarda l’Ungheria, tanto difesa dalla destra in Senato durante le discussioni sul DDL Zan, è colpevole di aver abolito qualsiasi film, serie tv o cartone in cui è presente un personaggio LGBT, come se eliminarli dai cartoni li elimini dall’esistenza. L’ultima legge presentata si dice che voglia tutelare i bambini dalla pedofilia, e vista così ci sembra anche una legge buona e giusta, peccato però che vieta alle associazioni della comunità LGBT di promuovere i programmi educativi e diffondere informazioni sull’omosessualità o sulla possibilità di richiedere un intervento per fare la transizione da uomo a donna o viceversa.

Ergo: gli omosessuali sono visti come dei pedofili. Sono vietate le adozioni da parte di persone gay, single e non sposate. Stabilisce che il governo «protegge il diritto dei bambini all’identità di genere in cui sono nati». Per questo motivo è stato necessario l’intervento dell’Unione Europea, eppure sembra che l’Ungheria non voglia cambiare idea, d’altronde da Orbán non ci aspettavamo altrimenti. «Le persone gay “possono fare quello che vogliono, ma il matrimonio non può essere riconosciuto dallo stato“», disse il primo ministro in un’intervista del 2016. E ancora: «una mele non può chiedere di essere chiamata pera», «la madre è una donna, il padre è un uomo». 

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Hungary’s Prime Minister Viktor Orban at the start of an Extraordinary virtual summit of NATO Heads of State and Government on the security situation in and around Ukraine at the NATO headquarters in Brussels, Belgium, 25 February 2022. EPA/STEPHANIE LECOCQ

Riguardo la legge, il primo ministro disse anche che «quando si tratta di proteggere i nostri bambini non abbiamo dubbi: tolleranza zero per i pedofili e insistiamo anche sul fatto che l’educazione dei bambini sull’orientamento sessuale deve essere protetta come unico diritto dei genitori». Ursula Von der Leyen si disse invece «molto preoccupata», mentre il portavoce Christian Wigand: «la Commissione è impegnata nel garantire l’uguaglianza e la non discriminazione soprattutto verso le persone Lgbti+. Questo riguarda i diritti fondamentali rilevanti nell’Ue».

Ma dell’opinione dell’Unione Europa, a Viktor Orbán, e al governo, non importa minimamente. «Ultimamente la Commissione ricatta l’Ungheria per il fatto che difende i minori», disse il ministro della Giustizia Judit Varga, mentre per il presidente «Bruxelles ha chiaramente attaccato l’Ungheria nelle ultime settimane per la legge sulla protezione dei bambini». Insomma, hanno insistito con la storia degli LGBT cattivi che vogliono plagiare i bambini. Adesso, però, la situazione potrebbe cambiare.

Ungheria: la situazione sta cambiando?

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Fra tre giorni l’Ungheria voterà, e gli ultimi sondaggi danno sempre Viktor Orbán come vincitore. L’alleanza democratica è guidata da Peter Marki-Zay, che disse di volere «un’Ungheria nuova, più pulita e onesta, non solo rimpiazzare Orbán e il suo partito». Euractiv l’ha intervistato prima delle primarie e ha dichiarato che un eventuale suo governo sarebbe stato «una grande vittoria per l’Ue», poiché lui rispetterebbe  le istituzioni europee, i valori, l’adesione alla procura europea (Eppo) e alla moneta unica. L’istituto Zavecz Research segna un 41% di preferenze per Fidesz, il partito di Orban, contro il 39% per l’alleanza.

Orbán, che ricordiamo essere un grande amico di Putin, si è detto neutrale durante il conflitto, perché «non è la nostra guerra, non permetterò che passino armi attraverso il nostro territorio in Ucraina. In questa guerra, noi non possiamo vincere nulla, ma possiamo perdere tutto: nessun ungherese non finisca fra l’incudine ucraina e il martello russo». Adesso Endre Hahn, direttore dell’istituto Median, fra i più affidabili, ha detto che «potrà esserci anche una sorpresa».

Katarina Barley, eurodeputata socialista tedesca, ha detto: «quando guardiamo agli ultimi 12 anni, lo stato di diritto e la democrazia sono diminuiti in modo massiccio in Ungheria. E ora siamo a un punto in cui dobbiamo chiederci se il Paese soddisfi gli standard democratici». «Tutti sanno che il governo ungherese, in particolare Viktor Orbán e il suo clan, è molto molto corrotto, probabilmente il governo più corrotto d’Europa», ha aggiunto.

Doru Frantescu, direttore di VoteWatch Europe: «Sono state discussioni molto difficili, trattative molto difficili, il signor Orbán è riuscito a ottenere una sorta di posizione accomodante, ma certamente non nella misura in cui avrebbe sperato, o ciò che pensava avrebbe portato a casa. Se l’opposizione vince in Ungheria, il governo sarà composto da molti partiti. E come sappiamo, un governo composto da molti partiti che uniscono le forze solo per sbarazzarsi del nemico più grande, non è un governo stabile a lungo termine».

Insomma, nei prossimi giorni sapremo se l’Ungheria tornerà a essere un paese libero, o se le persone LGBT continueranno a soffrire. Intanto…

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