Ungheria: a Budapest in migliaia contro le politiche omofobe di Orban

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Orban è alle strette. Credeva che il popolo sarebbe stato dalla sua parte nella lotta contro l’Europa che ha richiesto che lo Stato rispettasse maggiormente i diritti delle persone LGBT, soprattutto in seguito alla legge dell’ultimo mese in cui la comunità LGBT veniva vista come un’ideologia e gli omosessuali veniva paragonati a dei pedofili. Tuttavia, in migliaia sono scesi nelle strade di Budapest per far celebrare il Pride ma anche per far comprendere a Orban che la comunità LGBT non starà zitta davanti alla sua omofobia.

Vediamo comunque la storia sin dall’inizio. L’Ungheria, tanto difesa dalla destra in Senato durante le discussioni sul DDL Zan, è colpevole di aver abolito qualsiasi film, serie tv o cartone in cui è presente un personaggio LGBT, come se eliminarli dai cartoni li elimini dall’esistenza. L’ultima legge presentata si dice che voglia tutelare i bambini dalla pedofilia, e vista così ci sembra anche una legge buona e giusta, peccato però che vieta alle associazioni della comunità LGBT di promuovere i programmi educativi e diffondere informazioni sull’omosessualità o sulla possibilità di richiedere un intervento per fare la transizione da uomo a donna o viceversa.

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Fonte: Facebook

Ergo: gli omosessuali sono visti come dei pedofili. Sono vietate le adozioni da parte di persone gay, single e non sposate. Stabilisce che il governo «protegge il diritto dei bambini all’identità di genere in cui sono nati». Per questo motivo è stato necessario l’intervento dell’Unione Europea, eppure sembra che l’Ungheria non voglia cambiare idea, d’altronde da Orbán non ci aspettavamo altrimenti. Per questo motivo, dopo mesi di attesa e di tweet, l’Unione Europea è ufficialmente intervenuta.

14 paesi dell’UE hanno firmato un documento di condanna verso l’Ungheria e la Polonia, per cui non c’era altro da fare se non intervenire ufficialmente. L’avviso pubblicato sul sito ufficiale dell’Unione Europea inizia con una frase della presidente Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo, il 7 luglio 2021: «L’Europa non permetterà mai che parti della nostra società siano stigmatizzate: sia per il motivo per cui amano, per la loro età, la loro etnia, le loro opinioni politiche o le loro convinzioni religiose».

Dopo questa citazione, inizia il vero e proprio annuncio indirizzato alla Polonia e all’Ungheria: «L’uguaglianza e il rispetto della dignità e dei diritti umani sono valori fondamentali dell’Ue, sanciti dall’articolo 2 del trattato dell’Unione europea. La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere questi valori», ha scritto l’esecutivo europeo annunciando l’avvio della procedura d’infrazione.

«La Commissione sta avviando procedure di infrazione contro l’Ungheria e la Polonia in relazione all’uguaglianza e alla tutela dei diritti fondamentali», scrivono, iniziando a presentare tutte le infrazioni che i due Stati europei hanno commesso, partendo dalla legge dell’Ungheria che vieta i contenuti LGBT giungendo a quella della Polonia che è accusata di non essere intervenuta a dovere contro le zone LGBT Free adottate da alcune regioni e comuni polacchi.

Ungheria contro Orban: durante il Pride sono in migliaia a manifestare

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Fonte: Twitter

Nel referendum che Orban ha convocato, ponendo delle domande che, a causa della formulazione, spronano le persone a rispondere no, ci sono quattro domande a cui devono rispondere solo gli ungheresi, perché secondo il Presidente gli unici a decidere sull’Ungheria sono i suoi cittadini. Tuttavia, alla fine del videomessaggio postato su Facebook, ha anche chiesto agli elettori di votare no. Ma così non sarà.

Il pride di Budapest è cominciato sulle note di Don’t stop me now dei Queen ed è stata una «celebrazione ma anche una protesta» contro il governo di Orban. La manifestazione è stata una vera e propria sfida, una sorta di risposta al Presidente per far sapere che, no, non voteranno no solo perché lo ha chiesto lui. Perché la comunità LGBT esiste e pretende rispetto. Orban, comunque, è rimasto in silenzio e non ha detto nulla a riguardo.

A partecipare all’evento ci sono stati anche degli italiani sostenitori dei diritti umani e che stanno seguendo gli eventi in Ungheria. Più Europa e Alessandro Zan. «Siamo qui a Budapest per portare Più Europa in Ungheria e dimostrare che le persone Lgbt ungheresi non sono sole di fronte all’attacco da parte del governo di Orban», ha detto Yuri Guaiana, membro della direzione del partito durante il Budapest Pride.

«Il governo ungherese ha varato una legge molto simile a quella russa, che vieta di esprimere qualunque sostegno alla comunità Lgbt e vieta il diritto di parola alle persone Lgbt. Una legge criticata aspramente dalla Commissione europea e la risposta di Orban è stata quella di indire un plebiscito per chiedere alla maggioranza di togliere i diritti a una minoranza. Siamo qui per portare lo stato di diritto e i valori europei a Budapest».

Yuri Guaiana
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Insieme a Yuri anche Benedetto Della Vedova, segretario del partito e sottosegretario agli esteri: «In Ungheria si gioca la partita dello stato di diritto, della democrazia, della libertà e dei diritti in tutta l’Unione europea. I Paesi che hanno scelto di stare in Ue hanno sottoscritto il trattato di Lisbona che contiene la carta dei diritti fondamentali di Nizza. E quindi i Paesi membri hanno un obbligo: non si può rimanere in Europa se si hanno leggi che violano palesemente i diritti di libertà fondamentali, come è il caso dei diritti delle persone Lgbt, che invece sono colpiti e violati in Ungheria. La presenza di Più Europa con Yuri Guaiana al Pride di Budapest è importantissima».

#BudapestPride, quest’anno il più importante d’Europa, insieme alle sorelle e ai fratelli ungheresi. Perché nell’Unione…

Pubblicato da Alessandro Zan su Sabato 24 luglio 2021

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