Boris Johnson si è sempre detto contrario alle terapie di conversione, sostenuto dalla stessa Regina Elisabetta che si espresse a riguardo durante il suo annuale discorso per inaugurare la sessione parlamentare dello scorso anno, e questo ci ha sempre fatto guardare il Regno Unito con gli occhi a cuoricino, in quanto in Italia le terapie di conversione sono ancora un serio problema. Adesso, però, sembra che il Premier inglese stia facendo un passo indietro, poiché potrebbe voler sostenere le terapie di conversione, ma solo per le persone transgender.
Le terapie di conversione sono un serio problema in Italia come anche all’estero. Chi le sostiene, ritiene ancora che l’omosessualità sia una malattia che può essere guarita come un’influenza qualsiasi, ma non è così. Una persona nasce omosessuale, nasce bisessuale, nasce lesbica, e nasce anche transgender. Non si viene influenzati. Certo, per alcune persone potrebbe essere davvero una fase, come è normale anche interrogarsi sul proprio orientamento per poi arrivare a una conclusione, che potrebbe portare all’omosessualità come all’eterosessualità. Tuttavia, se una persona dice di essere omosessuale, non deve essere guarita.
Forse in Italia, con un Senato che ha bocciato il DDL Zan non solo perché si pensa che essere omofobi sia libertà di espressione, ma anche e soprattutto per “proteggere i bambini dall’ideologia gender” (che esiste solo nei loro incubi più terrificanti), perché si crede che se insegni a un bambino che ci sono uomini a cui piacciono degli uomini, donne a cui piacciono delle donne, o persone a cui semplicemente piacciono delle persone, poi all’improvviso cambiano orientamento sessuale. Come se un figlio omosessuale non avesse avuto dei genitori eterosessuali.
Con Alessandro, il ragazzo pazzo per Gesù, abbiamo visto che si è dedicato a questa terapia, dopo aver frequentato pride ed essere stato felice con i suoi amici, dopo essersi accettato e amato per quel che era, quando la madre ha cominciato a pregare per lui ogni sera, a piangere, a dimostrare di essere delusa solo perché il figlio era omosessuale. Quando fece coming out, lei gli chiese: «ma c’è qualcuno che ti obbliga a essere così?». E quindi lui, per la madre, si è sottoposto a una terapia di conversione. In Italia è ancora legale, e questo ne è la dimostrazione. Una madre ama il proprio figlio a prescindere da chi lui ami.
In altri Paesi, come l’Inghilterra (sebbene ci sia da chiarire questo passo indietro di Boris Johnson), ma anche la Spagna, si è deciso di vietare che delle persone vengano private della propria essenza da bigotti che vivono nel Seicento. In Spagna la legge che le abolisce vede le terapie di conversione come una serie offesa ma anche come un crimine, anche se fatta con il consenso della persona o del loro tutore (nel caso di un minore). Insieme alla Spagna, anche la Nuova Zelanda.
Kris Faafoi, il ministro della Giustizia del Paese, tramite Reuters ha detto che è molto importante introdurre una legge che vieti la terapia di conversione. «Le pratiche di conversione non hanno posto nella moderna Nuova Zelanda. Si basano sulla falsa convinzione che l’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione di genere di qualsiasi persona siano aggiustabili», ha detto. Tuttavia, nel mondo c’è ancora tanta strada da fare e, a quanto pare, anche nel Regno Unito.
Boris Johnson cambia idea sulle terapie di conversione?
Secondo delle fonti, il primo ministro inglese, Boris Johnson, starebbe cambiando opinione riguardo la terapie di conversione, forse troppo influenzato dai colleghi conservatori e bigotti. A dare la notizia è stato ITV News, con Paul Brand che riferisce: «mi è stato detto che il Primo Ministro è stato colpito dalla forza della reazione dei parlamentari e dei ministri conservatori, quando hanno visto lo stop al disegno di legge. Ma ha rimosso il divieto alla terapia di conversione per le persone trans, perché a suo dire un disegno di legge non deve avere “conseguenze indesiderate”».
EXCLUSIVE: The government has ditched its promised ban on conversion therapy.
— Paul Brand (@PaulBrandITV) March 31, 2022
A briefing document leaked to @itvnews states "The PM has agreed we should not move forward with legislation to ban LGBT conversion therapy".
It breaks 4 years of promises.https://t.co/5AKskw6YnP
Gli attivisti dell’Ozanne Foundation hanno affermato che i piani trapelati sono «assolutamente ridicoli» e che il governo di Boris Johnson ha infranto «ogni promessa fatta» negli ultimi anni riguardo le terapie di conversione. Anche diversi parlamentari sono arrabbiati. La deputata conservatrice Alice Kearns afferma che i parlamentari conservatori chiederanno al primo ministro di continuare il divieto, tuttavia il governo ritiene che circa 30 parlamentari conservatori siano contrari a tutto il divieto.
I democratici rispondono: «questa non è solo l’ennesima inversione di marcia da parte dei conservatori, ma dà il via libera a una forma di tortura nel Regno Unito. Questo è un tradimento totale della comunità LGBT+». Anneliese Dodds, democratica, scrive su Twitter che «questa decisone oltraggiosa mostra che semplicemente non puoi fidarti di Boris Johnson. Un governo che crede che la terapia di conversione sia accettabile nella Gran Bretagna del 21° secolo non è amico della comunità LGBT+».
Anche Steve Chalke, famoso cristiano, scrive su Twitter che «il governo ha appena infranto 4 anni delle sue promesse di vietare la pratica distruttiva della terapia di conversione, la pratica oppressiva che infligge danni psicologici, spirituali e persino fisici a così tante persone LGBT+ vulnerabili. Questa vergognosa codardia è una disgrazia dei diritti umani!». Dominic Arnall, amministratore delegato dell’associazione benefica per i giovani LGBT+ Just Like Us, afferma:
«Promettere di proteggere le persone lesbiche, gay e bisessuali escludendo le persone trans invia un messaggio ripugnante che le persone trans non sono degne degli stessi diritti, dignità e sicurezza. Escludere le persone trans da queste protezioni potrebbe portare direttamente a un’escalation di questa pratica dannosa rivolta ai giovani trans e avrà sicuramente un impatto sulla salute mentale e sul benessere di intere generazioni».
A PinkNews, un portavoce del governo ha detto che «il governo ha un record orgoglioso sui diritti LGBT, e il primo ministro è impegnato a portare avanti la legislazione per vietare la terapia di conversione. Il contenuto, la portata e i tempi della proposta di legge saranno confermati a tempo debito». Peter Tatchell, attivista per i diritti umani: «escludere le persone trans dalla protezione nei confronti di pratiche di conversione abusive e dannose è vergognoso. È un tradimento che lascerà le persone trans vulnerabili alla mercé di esorcismi, percosse, ricatti emotivi e percosse psicologiche».
Leni Morris, CEO dell’organizzazione benefica anti-abuso Galop, ha aggiunto di essere «profondamente preoccupata per i documenti trapelati. Nonostante la presunta successiva inversione di marcia sull’argomento, ci sono indicazioni che il divieto potrebbe andare avanti solo per le persone lesbiche, gay e bisessuali, lasciando le persone trans non protette. Cerchiamo di essere chiari: un divieto senza i nostri fratelli trans non è un divieto. La cosiddetta terapia di conversione è un abuso psicologico e fisico. Abbiamo bisogno di questo divieto. Ne abbiamo bisogno per tutta la comunità».
Non sappiamo come questa situazione si evolverà, ma non è una novità che le persone trans siano non solo le più discriminate ma anche quelle più sottoposte alle terapie di conversione, per cui è necessario che tutta la comunità LGBT sia protetta da quelle pratiche incivili e non degne di un paese sviluppato e, soprattutto, del XXI secolo.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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