I pop it sono la moda del momento. Qualsiasi bambino ne possiede uno, che sia grande, piccolo, a forma di animale o addirittura a forma di borsa. Persino qualche adulto lo utilizza come cover del cellulare e c’è un trend su Tik Tok. Insomma, possiamo dire che sia il gioco dell’estate e che non ci sia nessuno che non lo abbia almeno mai visto. Tuttavia, per lo sceicco Othman Alkamees, noto scrittore e predicatore sunnita del Kuwait con un milione e mezzo di followers su Instagram, è un modo per rendere gay i bambini.
Il pop it, in realtà, nasce come un gioco anti-stress caratterizzati dai tantissimi colori, proprio quelli dell’arcobaleno, in silicone. Come funziona? Il meccanismo è lo stesso delle pluriball, quindi non è nulla di troppo nuovo. Ci sono delle bolle e voi dovete schiacciarle, quindi queste andranno dall’altro lato. E così in loop. Insomma, mentre noi con il pluriball dovevamo accontentarci di quelle poche bolle che c’erano, i bimbi di oggi hanno un giochino per farlo all’infinito.
Come vi ho detto, però, il gioco nasce come anti-stress, un po’ come anche i Fidget Spinner nel 2017, il giochino in cui c’era un piccolo cuscinetto con tre ruote che tu dovevi far girare. Entrambi i giochi nascono come anti-stress e forse sarà anche per questo che i bambini ne vanno matti: siamo in pandemia, i più piccoli soprattutto sono figli dell’era Covid-19, hanno dovuto rinunciare a tante cose che per noi erano scontate come, ad esempio, poter giocare quando volevano con gli amichetti. Proprio per questo il Wall Street Journal lo ha definito «il giocattolo della pandemia».
Tuttavia, non tutti lo vedono di buon occhio. Ci sono dei personaggi che hanno dimenticato che l’arcobaleno è un fenomeno naturale che esiste da prima che loro avessero il diritto di dire certe cavolate, e quindi sostengono che il pop it, colorato con i sette colori dell’arcobaleno proprio perché indirizzato a un pubblico di bambini che in linea di massima amano i colori, sia una mera propaganda LGBT, un modo per rendere gay i bambini. Insomma, una sorta di terapia di conversione, ma al contrario.
Le parole di Othman Alkamees sui pop it
Le terapie di conversione sono un serio problema in Italia come anche all’estero. Si pensa che l’omosessualità, che non è in alcun modo una malattia, possa essereguaritacome un’influenza qualsiasi. Una persona nasce omosessuale, nasce bisessuale, nasce lesbica, nasce transgender. Non si viene influenzati. Certo, per alcune persone potrebbe essere davvero unafase, come è normale anche interrogarsi sul proprio orientamento per poi arrivare a una conclusione. Tuttavia, se una persona dice di essere omosessuale, non deve essere guarita.
ConAlessandro, il ragazzo pazzo per Gesù, abbiamo visto che si è dedicato a questa terapia, dopo aver frequentato pride ed essere stato felice con i suoi amici, dopo essersi accettato e amato per quel che era, quando la madre ha cominciato apregare per lui ogni sera, a piangere, a dimostrare di essere delusa. Quando fece coming out, lei gli chiese: «ma c’è qualcuno che ti obbliga a essere così?». E quindi lui, per la madre, si è sottoposto a una terapia di conversione. In Italia è ancora legale, mentre inGran Bretagna sta per divenire illegale, mentre in Polonia si propongono delle cliniche per curare gli omosessuali.
Secondo Othman Alkamees è proprio questo quello che stanno cercando di fare i pop it: cercano di rendere omosessuali i bambini eterosessuali. Riguardo il kuwaitano, è uno scrittore, un predicatore, un accademico e uno studioso religioso Sunni, popolare per il suo programma di domande e risposte su programmi televisivi o social media. In genere la gran parte delle domande è sulla vita sociale delle persone islamiche, ma questa volta di lui si parla proprio perché è colui che ha accusato i pop it di rendere gay i bambini.
«Questo è un giocattolo che viene venduto nei negozi per bambini, e non solo. Bisogna dire che questi hanno un colore che ha uno scopo dietro. Questo è un simbolo gay. La gente lo compra per il suo bel colore. No, non è solo il suo bel colore, ma ha un valore. È obbligatorio per i musulmani fare attenzione quando lo acquistano per i loro figli. È un segno dei gay che si definiscono gay. Dobbiamo prestare attenzione a questa faccenda, ad acquistare per i nostri figli i giocattoli, i vestiti, i cappelli o qualsiasi altra cosa. Ma soprattutto dobbiamo stare attenti a comprare questo oggetto qui e al significato che ha.»
Queste sono le parole che Othman Alkamees ha pronunciato e che potete trovare nel video youtube qui sotto. Forse Othman Alkamees ha dimenticato che l’arcobaleno esiste in natura e che è anche simbolo della pace, ma soprattutto che, anche se fosse una sorta di sensibilizzazione per la comunità LGBT, un bambino non diventa improvvisamente omosessuale se tocca un gioco LGBT, così come non si diventa omosessuali se si vedono due persone dello stesso sesso tenersi per mano, o se si spiega che l’omofobia è sbagliata.
Il problema sono anche i commenti sotto al video: «Per precauzione, è meglio che se non l’avete ancora comprato, non comprarlo, se lo avete già, bruciatelo», scrive un utente. Un altro «ringrazia Dio per non avere questi giocattoli pop it», mentre un altro dice che ne ha comprato uno pochi giorni prima ma che lo brucerà. Qualcuno però fa notare anche quello che abbiamo scritto noi: «Quindi, in pratica, non c’è niente di sbagliato in un arcobaleno dopo la pioggia. Tuttavia, i prodotti/articoli con i colori dell’arcobaleno non sono consigliati. È così? Capisco questo quando leggo i commenti delle persone».
È davvero triste, nel 2021, dover ascoltare discorsi del genere. Discorsi omofobici e pieni d’odio, che vedono complotti dove c’è solo la gioia di un bambino. E soprattutto vedere persone che ci credono, persone che non comprendono che il vero lavaggio del cervello viene fatto a loro: gli viene insegnato a odiare delle persone solo perché amano, solo perché c’è scritto in un libro scritto migliaia di anni fa. Svegliatevi e provate a vivere davvero, perché altrimenti non vi renderete conto di non aver mai amato, ma solo odiato.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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