La lettera agli universitari di Skiantantonio: “Greta” è una meraviglia

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Stamattina una mia amica mi ha inviato una canzone. “Devi assolutamente ascoltare questa canzone“, mi ha detto. Leggo il cantante: Skiantantonio. Titolo: Greta. Non so neanche come cominciare. Greta è una ragazza, fuorisede, che studia Giurisprudenza. Sin dall’adolescenza sognava Firenze, si trasferisce per studiare, ma non riesce né a fare amicizia con la coinquilina, tantomeno a rapportarsi bene con l’università e con gli esami. Greta si trova davanti a uno dei troppi articoli sugli studenti prodigio. Anche Greta, finisce sul giornale. Ma la sua è una tragedia.

Non dirò di non aver pianto, e non dirò di non aver pianto perché anche io sono stata Greta. Perché ho conosciuto tante Greta, perché ancora oggi, nonostante da circa un’anno stiamo cercando di fare attivismo sulla salute mentale degli studenti contro gli abusi delle università e soprattutto contro la spettacolarizzazione delle testate giornalistiche, ci sono tante Greta. A breve ci avvicineremo al periodo delle lauree, qualcuno ha in realtà già iniziato, e non tutti sono pronti a leggere la storia di un’ennesima Carlotta Rossignoli che fra un viaggio e l’altro si laurea in tempi record.

Quest’anno tantissimi, troppi, ragazzi universitari si sono tolti la vita. Altri sono morti, ma non se n’è parlato più di tanto in quanto non si era certi se fosse o no un suicidio (prendiamo come esempio la ragazza di 21 anni che viveva in un dormitorio di Perugia) e poi nessun giornale ha dato più la notizia, probabilmente perché i genitori non volevano spettacolarizzare la sua morte. Perché parliamo anche di questo: adesso è diventato un trend, per diverse testate, parlare degli studenti che si suicidano anche a causa dell’università. E comunque si continua a parlarne senza denunciarne il problema.

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Cliccando sull’immagine verrete indirizzati alla nostra sezione dedicata agli universitari e alla loro salute mentale.

Ho parlato del problema sistematico degli studenti così tante volte che temo di ripetermi, tuttavia ogni volta che uno studente si suicida, sento l’urgenza di scrivere, di gridare, di far sentire la mia voce e, soprattutto, le grida silenziose di quegli studenti che non sono riusciti ad essere ascoltati. Di quelli studenti che non hanno alzato la voce perché temevano il giudizio di una società che ancora conserva gli atteggiamenti delle generazioni passate, le quali pretendevano che tutti dovessero essere perfetti, in salute, e chiunque si avvicinasse a uno psicologo veniva considerato un matto da evitare.

Ogni volta che uno studente sceglie di porre fine alla sua vita e menziona l’università nella sua lettera d’addio, mi rendo conto che esiste un grave problema nella nostra società e nel nostro sistema universitario. Ed è di questo che i giornali dovrebbero parlare quando uno studente si suicida. Dovrebbero parlare di come sin dall’adolescenza veniamo portati a idealizzare l’università come libertà ma anche come obbligo. Se esci da un liceo, devi fare l’università. Ma ormai anche gli ITIS o tutti gli altri istituti sono improntati verso l’università. E quindi non è più una scelta.

Poi ti dicono che l’università è più semplice, perché decidi tu quando sostenere gli esami. Ma non ti dicono mica che hai esattamente tre anni per sostenerli, altrimenti ti viene messa addosso la targhetta del fuoricorso e dopo un anno cominci a pagare delle tasse immense. E non ti dicono neanche che molte volte ti ritroverai tre appelli nella stessa giornata, e come fai a sostenerne tre insieme? Passiamo al prossimo appello. Però poi dovrai sostenerne un altro ancora. E non ti dicono neanche che molti professori ti trattano come se non valessi niente, che ti vedono solo come un numero di matricola.

Quando ti fanno l’orientamento e ti dicono che sarà tutto migliore, che sarai libero, vivrai da solo, conoscerai tante persone, non mettono in conto il fatto che non per forza andrai d’accordo con la tua coinquilina e che vivere l’università con dei problemi mentali non è semplice. Se hai l’ansia, se soffri di depressione, nessuno ti tratta con rispetto. La vita universitaria non è semplice come la idealizziamo, e per questo “Greta” di Skiantantonio è meravigliosa. È uno schiaffo in faccia, ti commuove, ti logora dentro, ma è la dannatissima verità.

Greta – Skiantantonio: commento

Non ho idea di chi sia Skiantantonio. Non so se lui abbia studiato, se studi ancora, o se conosca qualcuno che vive queste situazioni. Ma voglio dirgli grazie. I fuorisede non sono presi spesso in considerazione, in particolare in queste settimane e in questi mesi in cui si denuncia una crisi abitativa e i prezzi delle stanze che sono aumentati in una maniera vergognosa. Essere fuorisede non è semplice. Abbandoni tutti, porti il tuo armadio e la tua vita e chiudi tutto in una valigia per cominciare tutto da capo. E speri di essere una persona diversa, una persona felice.

Ma spesso ti trovi davanti un muro molto difficile da scavalcare, e non riesci a fare amicizia a causa della timidezza, e ti senti disambientata, non ti senti a casa. E sopravvivere all’università in completa solitudine è difficile. “La notte non dorme pensando a giurisprudenza, che forse ormai è un sogno che non le appartiene affatto“, perché è difficile, perché non è spronata, perché ha perso la passione, perché non sa più cosa vuole dal futuro. “A chi ha pianto notti intere pensando a quell’esame“, ho scritto io nella mia dedica sulla tesi.

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E poi c’è la critica ai giornali, soprattutto a La Repubblica. “Ragazza prodigio: laurea in otto mesi e mezzo” e Skiantantonio è stato personalmente perfetto nel descrivere quello che si prova ogni volta che veniamo bombardati da quelle decine di articoli: “un nodo stretto in gola, l’ansia muta in fretta in paranoia, entra in casa piange pensa “cosa sto facendo?”, ha dato quattro esami ed è passato un anno e mezzo“. Perché non ci sentiamo adatti, non ci sentiamo all’altezza, perché non ci sentiamo in alcun modo rappresentati.

Vedere persone che si laureano in tempi record non ci sprona a fare di più, ma ci fa semplicemente stare peggio perché nonostante tutta la fatica, lo stress e l’impegno, non riusciamo a superare gli esami. E ti dicono di mollare, che l’università non è per tutti, che non devi studiare per forza, che puoi andare a lavorare. E Skiantantonio dice “dentro la sua testa vede solo il fallimento“. Anche per fare la rinuncia agli studi ci vuole coraggio, perché è inevitabile sentirsi un fallimento, è inevitabile identificarsi in quel fallimento.

Perché ti senti una delusione per i tuoi genitori, e soprattutto per te stesso. Ma non lo sei. Non lo sei perché hai pensato a te stesso e al tuo futuro. Perché un paese che pretende che tutti i giovani siano laureati per avere un futuro, che vuole sempre più laureati ma poi non ascolta minimamente né le urla silenziose né tutte le manifestazioni dei suoi studenti, che non invita i laureati a restare ma li costringe ad andarsene per poter avere uno stipendio dignitoso, non è un paese civile. Non è un paese che sprona a studiare, non è un paese per i giovani.

E se non sapete la fine di Greta
È la stessa di Maya, di Sonia e di Valeria,
Di Luca e di Roberto, di Sergio e di Giovanni
Sullo stesso giornale, “tragedia a 21 anni”

Skiantantonio – greta

Grazie Skiantantonio. Grazie per aver dato voce a Greta, a Maya, a Sonia, a Valeria, a Luca, a Roberto, a Sergio, a Giovanni. A noi studenti universitari che veniamo sentiti solamente quando siamo morti. Che siamo un trend di cui si parla per qualche settimana solo per fare qualche click, per poi tornare a parlare degli studenti prodigio (vedi, ad esempio, come la stessa ministra dell’università dedica post a chi si laurea in tempi record, ma non fa neanche mezza storia per chi si è suicidato a causa dell’università). Grazie perché la tua canzone è un abbraccio virtuale, a tutti quelli che ne hanno bisogno.

Greta – Skiantantonio: testo completo

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Greta – Skiantantonio

Greta sogna Firenze già dalla metà liceo

Di camminare scalza mentre ride lungo l’Arno

Mentre fuma al binario 1 del binario suo del paese suo

Arriva il regionale strappa quel bacio a Riccardo

Mentre sbrodola un ciao che puzza un po’ troppo di addio

In testa ha la sua strada “Scusa amore devo farlo”

Mette le cuffie prega pure se non crede in dio

Stringe le chiavi nuove si addormenta sul bagaglio

Impara presto a fare i conti con la noia

L’esigenza insegna bene a vivere da sola

Con la coinquilina non va tanto, ma tanto

È solo una fase transitoria

La città con le sue luci incanta, ma al banco

Casa ha un’ansia forte ma lei la ignora

Non c’è nessuna che la sprona, ci prova

[RIT]

E fuma sul tetto che tramonta il sol

Dai vedrai Greta che va tutto bene

Libera le ali dalle tue catene

e ora vola fuori da questa prigione

Hai qualcosa in petto come un temporale

ma lo tieni dentro non fare rumore

Dietro quella porta hai chiuso i sogni a chiave

Ma sei fortunata, dai non fare storie

Non riesci a superare la sua timidezza,

la coinquilina scazza perché in casa non fa un cazzo

E la notte non dorme pensando a giurisprudenza

Che forse ormai è un sogno che non le appartiene affatto

Ma oggi è presa bene scende presto dalle scale

Saluta il vicino che passeggia con il cane

Gli dice “ho letto di una che fa la tua stessa cosa”

E mentre fa una smorfia le regala il suo giornale

Pensa “questa mi può essere d’esempio, che le difficoltà ce le abbiamo tutti infondo”

Apre Repubblica e scorre il dito sul testo

Ragazza prodigio laurea in otto mesi e mezzo

Un nodo stretto in gola

L’ansia muta in fretta in paranoia

Entra in casa piange pensa “cosa sto facendo?”

Ha dato quattro esami ed è passato un anno e mezzo

[RIT]

E fuma sul tetto che tramonta il sole

Dai vedrai Greta che va tutto bene

Libera le ali dalle tue catene

e ora vola fuori da questa prigione

Hai qualcosa in petto come un temporale

ma lo tieni dentro non fare rumore

Dietro quella porta hai chiuso i sogni a chiave

Ma sei fortunata, dai non fare storie

“Mamma questo mese io non so se ce la faccio”

“Okay te li mando ma almeno stai studiando”

Papà in questi giorni stenta con la pizzeria

E lei non si azzarda a parlare di terapia

Pensa “non ci riesco pure se sto dando il massimo”

E ora anche Firenze ha perso tutto il fascino

Se davvero rischia di dover tornare indietro

Dentro la sua testa vede solo il fallimento

Marta che la chiama, svegliata la notte da una sensazione strana

Tutto okay sorella? Scendi facciamo una siga

Ma lei non risponde dietro quella porta chiusa

E se non sapete la fine di Greta

È la stessa di Maya, di Sonia e di Valeria,

Di Luca e di Roberto, di Sergio e di Giovanni

Sullo stesso giornale, “tragedia a 21 anni”

[RIT]

E fuma sul tetto che tramonta il sole

Dai vedrai Greta che va tutto bene

Libera le ali dalle tue catene

e ora vola fuori da questa prigione

Hai qualcosa in petto come un temporale

ma lo tieni dentro non fare rumore

Dietro quella porta hai chiuso i sogni a chiave

Ma sei fortunata, dai non fare storie

Greta – Skiantantonio: audio

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