Denise Pipitone: secondo Piera Maggio non sono stati i Rom

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Il caso di Denise Pipitone, dopo 17 anni dalla sua scomparsa, è di nuovo sotto i riflettori, e molti, e sicuramente anche la mamma Piera che non ha mai smesso di cercare giustizia per la sua bambina e per la sua famiglia, sperano che tutte queste attenzioni possano far riaprire il caso. Da quando nel 2004 la bambina è scomparsa dalla via in cui giocava con i cuginetti, le piste che si sono seguite sono state tante, una di queste anche quella del rapimento da parte dei Rom. Piera Maggio, però, è convinta che non centrino nulla.

Non ha mai perso le speranze mamma Piera, non ha mai smesso di lottare, di cercare, di postare le foto della sua piccola che oggi sarebbe 21enne su tutti i social, e finalmente nelle ultime settimane, da quando a causa di una ragazza russa, Olesya, che si credeva potesse essere Denise Pipitone il caso è tornato sulle bocche di tutti, ed ecco che chiunque ne parla di nuovo, condivide e cerca giustizia proprio come la madre. Le ipotesi sono tante, così come i tanti errori che sono stati fatti nel corso delle indagini (ne abbiamo parlato qui), ma Denise Pipitone merita giustizia.

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Tra le persone che si pensava fossero coinvolte con la scomparsa della bambina c’era la sua sorellastra, Jessica, insieme alla madre Anna Corona, probabilmente gelose non solo di Denise Pipitone ma anche della madre con cui il padre/marito le aveva tradite. E, ancora una volta, in mezzo alle faide fra famiglie ci andrebbero di mezzo dei bambini innocenti. Tuttavia, Jessica è risultata essere innocente per mancanza di prove (sebbene molte cose, lo abbiamo visto con gli errori nel caso, non quadrino).

Una delle ipotesi che però hanno anche causato molto scalpore è stata quella che vede la piccola Denise Pipitone rapita dai rom, tanto che nel corso degli anni sono stati anche fatti diversi accertamenti nei campi rom, senza però ottener alcun risultato. Quest’ipotesi si segue a causa del video che fu girato a Milano a ottobre 2004, a un mese dalla scomparsa, in cui si vede questa bambina molto simile a Denise (che viene chiamata Danas) insieme a una donna rom. Ma quella bambina, né la signora, sono state mai rintracciate.

Nelle ultime ore sembra siano uscite anche altre intercettazioni di una chiamata di Jessica mentre si trovava in motorino, in cui le viene detto di andare a prendere Denise e lei chiede dove dovrebbe portarla. Questo però ci confonde ancora di più: se tre mesi dopo Denise Pipitone era ancora a Mazala del Vallo, la bambina nel video non era lei e tutti erano convinti del contrario. Se era ancora lì dopo tre mesi, le autorità avrebbero potuto fare molto di più. E, ancora, dove Jessica la doveva portare?

La storia di Denise Pipitone

Vi invito a visitare il sito ufficiale creato dalla famiglia di Denise Pipitone per informarvi meglio su questa storia. Noi cercheremo di riassumere, toccando però tutti i punti fondamentali. Era il primo settembre 2004, una bella giornata in Sicilia e la piccola Denise di quattro anni giocava nel giardino con la sua cuginetta. In quella strada abita anche una zia, che la vede correre verso casa alle 11.45 circa. Ma Denise Pipitone a casa non è mai tornata. Da quel momento, iniziano le ricerche.

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Un mese e mezzo dopo la sua scomparsa, Denise è avvistata a Milano con un gruppo di nomadi, un uomo, due donne e tre bambine. La donna parla una lingua straniera, mentre la bambina italiano, come si vede da un video registrato da una guardia giurata che intanto avverte le autorità che purtroppo arrivano troppo tardi. I carabinieri sono convinti che quella fosse proprio Denise Pipitone.

Da quell’ottobre 2004, nonostante i tanti appelli della madre, i presunti avvistamenti (insieme anche a molte persone che pensano di essere la piccola siciliana, tra cui Olesya) che non hanno mai portato a nulla, la mamma di Denise, Piera Maggio, non ha mai perso le speranze, e noi ci auguriamo che prima o poi potrà abbracciare nuovamente sua figlia, e soprattutto avere la giustizia che merita.

Piera Maggio e l’ipotesi della famiglia Rom che ha rapito Denise Pipitone

Qualche giorno fa la mamma Piera aveva fatto un appello, perché lei è sicura, senza fare alcun nome, che qualcuno nel piccolo paese in cui sa qualcosa riguardo la scomparsa di sua figlia, ma non parla per paura (ci ricorda tanto la signora, moglie dell’uomo sordomuto, che gli urlò che l’avrebbe messa nei guai continuando a parlare con l’avvocato). Piera Maggio sa che dei testimoni sanno e non parlano, anche dopo 17 anni. Chiede loro di aprire il cuore e dire la verità, anche in modo anonimo:

Ospite a Quarto Grado, Piera Maggio afferma di non credere alla pista del rapimento di Denise Pipitone da parte di una famiglia rom, e sul web sono tutti d’accordo, poiché le famiglie rom hanno già tanti bambini. Ciò non toglie che Denise Potrebbe essere stata affidata successivamente a una famiglia rom: «i rom non hanno rapito Denise. Forse la bambina è stata data ai rom successivamente, ma chi ha preso mia figlia sotto casa sapeva quello che faceva». E in effetti in vecchie intercettazioni sentiamo anche Jessica, figlia di Anna Corona, ex moglie del padre di Denise, dire «dove la devo portare?».

Piera Maggio, che conosce sua figlia, aggiunge: «Denise non era solita dare confidenza agli estranei. Probabilmente aveva già visto le persone che l’hanno portata via. Ci sono stati degli errori nelle indagini che purtroppo non si possono più recuperare – aggiunge la mamma di Denise, che conclude – alcuni errori sono stati commessi per negligenza, altri di proposito e altri ancora per incompetenza. Tutto è accaduto in una provincia dove nessuno si aspettava che rapissero una bambina».

A Chi l’ha visto?, l’avvocato Frazzitta ha anche chiesto aiuto alle forze dell’ordine: «Nel caso Cucchi qualcuno delle forze dell’ordine, dopo anni, ha deciso di vuotare il sacco, qualcuno che si è voluto dissociare e che ha voluto raccontare la verità. Sono passati 17 anni dalla scomparsa di Denise, perché qualcuno delle forze dell’ordine, magari oggi in pensione, non ci racconta come sono andati i fatti?».

Noi possiamo solo continuare a sperare e a parlare di Denise Pipitone, in modo che, in qualche modo, le parole arrivino alla vera Denise o che qualcuno, davvero, si faccia un esame di coscienza e decida di divenire un essere umano decente.

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