Nella giornata di ieri si è consumato l’ennesimo femminicidio in Italia e nel mondo, e i media ancora una volta tendono a sbagliare tutto. Piera Napoli aveva 32 anni, le varie testate ci fanno sapere che era una cantante neomelodica ora casalinga, il suo corpo è stato trovato in una pozza di sangue. È morta perché il marito l’ha colpita almeno 10 volte (e quindi non è stato un incidente!) con un coltello da cucina. I colpi sono tutti sulla parte superiore del colpo, uno sulla gola che potrebbe essere stato quello fatale.
Lui è Salvatore Baglioni, 37enne e ha confessato il suo crimine, raccontando la sua mattinata: ha portato i tre figli dai nonni (come se avesse premeditato tutto), poi è tornato a casa e ha brutalmente ucciso la donna. Non sua moglie o la madre dei suoi figli, non una cantante neomelodica ma una donna. Perché prima di tutte quelle etichette Piera Napoli era questo: una donna che è divenuta l’ennesimo numero dei femminicidi in Italia, il numero sei. Non sappiamo cosa abbia spinto l’uomo a uccidere la donna, si rifiuta di dirlo.
Un mese fa circa c’era stata una grande lite fra i due, lui l’aveva picchiata ed era dovuta intervenire anche la polizia. Tuttavia, sebbene alcuni media affermino il contrario, sembrerebbe proprio che Piera Napoli avrebbe deciso di non denunciare la vicenda. In fin dei conti sono tante le donne che per amore e anche speranza, forse in questo caso c’entrano anche i figli, decidono di non denunciare. Ma non deve essere così. Non è amore se vi alza le mani.
I media, comunque, ricordano Piera Napoli come la cantante neomelodica. Non scrivono il suo nome, non la chiamano donna, ma la riducono a cantante neomelodica. Insomma, quando una donna vince un Nobel, quando delle scienziate fanno delle scoperte, quando delle donne sono delle professioniste ed eccellono nel proprio settore, vengono ridotte a mamma o vengono chiamate donne o addirittura chiamate per nome, però se una donna muore per un femminicidio, non scriviamo né il suo nome né sottolineiamo il fatto che fosse una donna. Ma non parliamo di questo, parliamo di Piera.
Piera Napoli: i messaggi sui social
Oltre alla denuncia effettuata dai carabinieri, Piera Napoli era molto attiva sui social (così come l’assassino che le ha tolto la vita), e anche molto conosciuta nel quartiere. Una vicina si reputa sconvolta perché riteneva che la coppia fosse molto affiatata. Il padre della vittima, però, non è molto d’accordo. Su blogsicilia leggiamo che Piera «restava ancora qui per i bambini», facendo intendere che con il marito le cose non andassero molto bene. Anche altri vicini raccontano delle continue liti fra i due.
Nel giorno prima di morire, Piera Napoli aveva condiviso un post che oggi potremo definire un po’ inquietante, considerando come è andata la vicenda, quasi come se lei sapesse quello che stava per succedere, o forse è stata solo una coincidenza. Un post da lei condiviso recita: «vuoi che ti regalino dei fiori il 14? Muori il 13». Lei la condivide con una risata.
Sempre il giorno prima di morire condivide un altro post: «la vita ci insegna tante cose… Una di queste è che le persone non sono mai come sembrano». Ovviamente non sappiamo se tutti questi post fossero indirizzati all’uomo che le avrebbe tolto la vita solo qualche ora dopo, ma non possiamo sapere neanche il contrario. Quello di cui siamo certi è che una donna ha persona la vita, dei bambini una madre, dei genitori una figlia, e tutto a causa di un uomo che non ha mai imparato il rispetto per le persone.
A ricordarla sono in tanti, dai colleghi Gaetano Barone e Mimmo Fini che scrivono: «Adesso canta insieme agli angeli», «non ci sono parole, non ho parole per definire tale disgrazia. Che possa arrivarti in cielo tutto l’ amore dei tuoi bimbi, e ti dia forza per proteggerli fin qui» a Piero Sala, il discografico con cui Piera Napoli aveva collaborato qualche anno prima, per l’album L’essenza della vita, del 2016:
«Era una ragazza semplice e solare. Una persona veramente per bene. Sono distrutto. In genere cantava canzoni d’amore neomelodiche di cui curavo gli arrangiamenti. Lei portava i testi e io mettevo la musica. Brani che possiamo definire puliti, senza esaltazione della malavita. Si distingueva da tante persone legate a questo mondo. Non mi sarei mai aspettato da suo marito un gesto del genere».
Porgiamo le nostre più sincere condoglianze alla famiglia di Piera Napoli e a chiunque le volesse bene. Speriamo che, prima o poi, i femminicidi cessino di esistere. Speriamo che, prima o poi, tutti si rendano conto che dietro al partner c’è una persona e non un oggetto.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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