Denise Pipitone: gli errori nel caso

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Le luci sul caso di Denise Pipitone si sono nuovamente spente, ma non dobbiamo smettere di parlarne, perché la piccola, ormai 20enne, potrebbe essere da qualche parte in Italia o nel mondo, e ha il diritto di dover riabbracciare la sua mamma che, dopo 17 anni, non ha mai smesso di aspettarla. La storia di Olesya, la speranza che involontariamente ci ha dato, ci ha fatto però ricordare quanti errori siano stati commessi all’inizio delle indagini e, probabilmente, se non ci fossero stati, a quest’ora Denise sarebbe a casa sua.

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Fonte: twitter

Da quando il primo settembre 2004 la piccola Denise, all’epoca 4 anni, è scomparsa di fronte casa sua, sono stati fatti tantissimi errori. In una puntata di Chi l’ha visto? dello scorso anno, Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, ricorda come quando un bambino sparisce «i primi momenti sono fondamentali», e come darle torto? Nelle prime ore la bambina è ancora vicino casa, la memoria della gente del posto è più fresca, ma il problema è proprio la gente sul posto.

«Non abbiamo delle persone preposte a lavorare alla scomparsa di un bambino piccolo e agire nell’immediatezza. Spero che qualcuno si metta una mano sulla coscienza, mi rivolgo a chi sa e non parla. Le indagini si devono fare lontano da parenti e conoscenti. Noi sappiamo chi sono i colpevoli, lottiamo fino alla fine per la verità e la giustizia. Andiamo avanti e continueremo», ha detto la donna, che non ha mai smesso di sperare di riabbracciare la figlia.

In questo articolo, dopo leggere la storia del rapimento di Denise Pipitone, ripercorreremo anche passo passo il caso, o meglio, tutti gli errori che, se si fossero evitati, avrebbero potuto riportare Denise fra le braccia della sua mamma e del suo papà.

La storia di Denise Pipitone

Vi invito a visitare il sito ufficiale creato dalla famiglia di Denise Pipitone per informarvi meglio su questa storia. Noi cercheremo di riassumere, toccando però tutti i punti fondamentali. Era il primo settembre 2004, una bella giornata in Sicilia e la piccola Denise di quattro anni giocava nel giardino con la sua cuginetta. In quella strada abita anche una zia, che la vede correre verso casa alle 11.45 circa. Ma Denise Pipitone a casa non è mai tornata. Da quel momento, iniziano le ricerche.

Un mese e mezzo dopo la sua scomparsa, Denise è avvistata a Milano con un gruppo di nomadi, un uomo, due donne e tre bambine. La donna parla una lingua straniera, mentre la bambina italiano, come si vede da un video registrato da una guardia giurata che intanto avverte le autorità che purtroppo arrivano troppo tardi. I carabinieri sono convinti che quella fosse proprio Denise Pipitone.

Da quell’ottobre 2004, nonostante i tanti appelli della madre, i presunti avvistamenti che non hanno mai portato a nulla, la mamma di Denise, Piera Maggio, non ha mai perso le speranze, e noi ci auguriamo che prima o poi potrà abbracciare nuovamente sua figlia, e soprattutto avere la giustizia che merita.

Gli errori nel caso di Denise Pipitone

Gli errori, purtroppo, sono stati tanti. A dirlo è anche la PM Maria Angione, che nel 2004 si era occupata della scomparsa di Denise Pipitone: «Abbiamo avuto grossi problemi. Abbiamo capito che dopo tre giorni tutte le persone sottoposte a intercettazioni già sapevano di essere sotto controllo. A un certo punto, quando ho avuto la direzione delle indagini, ho fatto finta di smettere di intercettare e poi ho ripreso da capo con forze di polizia diverse, nel disperato tentativo di salvare il salvabile».

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Fonte: twitter

In fin dei conti, non è colpa delle forze dell’ordine quanto dei cittadini che sanno e non parlano, di fronte al rapimento di una bambina innocente che si è trovata immischiata in una situazione più grande di lei, che nei suoi primi anni di vita ha avuto la sfortuna di avere a che fare con persone cattive (ovviamente queste sono solo delle ipotesi, poiché, per mancanza di prove, sia Jessica Pulizzi che la madre sono innocenti). Tuttavia, ripercorrendo tutti gli errori, non possiamo che mangiarci le mani.

La casa sbagliata

Partiamo dal primo settembre 2004. Denise Pipitone sta giocando davanti all’abitazione della sua nonna, in via Domenico La Bruna. La zia la vede tornare verso casa, nella stessa vita, alle 11.30. Ma la piccola non è mai tornata a casa. Non appena Piera sporge denuncia dice subito ai carabinieri che il marito non è il padre di Denise, che invece è Piero Pulizzi, spiegando anche la situazione di odio e gelosia che c’è con Jessica, la figlia diciassettenne di lui, e l’ex moglie Anna Corona.

I carabinieri allora controllano la casa di Anna Corona dove vive con la figlia, Jessica Pulizzi. O meglio, così credevano, perché in realtà Jessica e Anna mostrano loro la casa della vicina, a pieno terra. Ci si chiede anche in che modo la vicina non si sia posta alcuna domanda quando le donne sono entrate in casa con i carabinieri che hanno letteralmente perquisito la casa. Come fai, sapendo che una bambina legata a quelle donne è scomparsa, a fare la complice? E soprattutto, perché le due non hanno portato i carabinieri a casa propria?

Le intercettazioni

Dobbiamo anche citare il fattore intercettazioni. Le forze dell’ordine avevano posizionato delle microspie dietro il condizionatore acceso nel commissariato di Mazara del Vallo, tuttavia quando Jessica e Anna vengono chiamate in commissariato, la microspia però non ha funzionato e non si saprà mai quello che le due si sono dette. E non solo. Perché grazie al perito informatico Gioacchino Genchi si scopre che Anna Corona e una sua amica Loredana (ricordatevi di lei) erano state molto in contatto in quei giorni, così i carabinieri intercettano anche il cellulare della donna. Tuttavia, da quando sono intercettate, le due non parlano più.

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Fonte: twitter

C’è anche quella fantomatica chiacchierata fra Jessica e Alice, sua sorella e quindi sorellastra di Denise, in cui la prima accusa la madre di aver ucciso Denise. «Quando eravamo a casa, la mamma ha ucciso Denise» (tradotto in italiano) dice Jessica ad Alice, ma non solo, perché la sorellastra, prima di essere sentita in questura, dice alla madre «io a casa ci ‘a purtai» e si pensa che queste parole siano riferite a Denise che sarebbe stata portata a casa del padre biologico ma, non trovandolo, l’avrebbe data a persone fidate. Il tabulato telefonico conferma anche che Jessica si trovava nella zona in cui Denise Pipitone è sparita.

La testimonianza dell’uomo sordomuto

Arriviamo adesso a una testimonianza che non è mai stata presa in considerazione solo perché proveniente da un anziano sordomuto. Ricordate la signora Loredana, con cui Anna Corona aveva scambiato tante chiamate nel giorno in cui Denise Pipitone è scomparsa? Queste testimoniano che la donna ha chiamato dal magazzino di proprietà del marito. In questo magazzino si trova Battista Della Chiave, un uomo sordomuto che afferma di aver visto Denise in braccio a suo nipote Giuseppe.

I fatti sono raccontati 9 anni dopo il rapimento della bambina e Della Chiave ha persino testimoniato che la bambina che aveva in braccio al nipote Giuseppe era proprio Denise Pipitone, tremante, con una canottiera addosso e una coperta. Poi i due (Denise e Giuseppe) si sarebbero spostati in scooter. Il nipote si è giustificando affermando che lo zio, sordomuto, non è in grado di comprendere e trasmettere un messaggio del genere poiché non conosce il linguaggio dei segni. Tuttavia, il «mi stai mettendo nei guai» urlato disperatamente dalla moglie di Battista, fa pensare tutto il contrario.

L’avvistamento a Milano

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Fonte: twitter

Arriviamo ora all’avvistamento di Denise Pipitone a Milano, un mese dopo la sua scomparsa. C’è da dire che la bambina è stata avvistata più volte, qualcuno ha anche pensato di essere Denise, tuttavia si sono sempre rivelati buchi nell’acqua. Quella che però la gran parte delle persone, compresa Piera Maggio, sono convinti fosse Denise Pipitone, è l’avvistamento a Milano. Il video è stato anche mostrato nuovamente a Chi l’ha visto? di recente, proprio perché si ritiene che quella sia Denise.

La bambina in compagnia di una donna rom era coperta, con solo il viso scoperto, nonostante facesse caldo. Parlava italiano, viene chiamata Danas, molto simile a Denise, parla con un accento siciliano e dice «dove mi porti?», non dove andiamo?. In questi giorni Felice Grieco, la guardia giurata che segnalò di avere visto «una bambina somigliante a Denise Pipitone in compagnia di un gruppo di rom» è stato molto attaccato sul web. Tuttavia, non poteva fare nulla.

«Purtroppo sono 17 anni che io vivo con il rimorso di non aver agito d’impulso, anche se sarei andato nell’errore. Quel giorno non me la sentii. In questi giorni sul web sono stato attaccato da molte persone per questa cosa. Tutti dicono che avrei dovuto prenderla e portarla via, che io essendo una guardia giurata avrei potuto farlo. Si sbagliano di grosso. Non potevo fare niente. Quella mattina verso le 12 il direttore della banca mi invitò ad allontanare un ragazzino che disturbava. Appena girato l’angolo mi trovai davanti un’altra bambina che colpì subito la mia attenzione, assomigliava molto a Denise Pipitone.

Per me era proprio lei. Chiamai prima mia moglie, subito dopo la polizia, chiesi di poter intervenire con una scusa, ma mi fu detto di aspettare il loro intervento. Feci anche il famoso video, mi dissi che almeno così avevano una faccia da riconoscere, da controllare. Per trattenere il gruppo di rom chiesi alla bimba se volesse mangiare qualcosa, mi rispose: una pizza. La polizia arrivò molto tardi, quella mattina ci fu un omicidio al Niguarda. Il gruppo con la bambina si allontanò. La bambina parlava perfettamente italiano.

Mi ricapita sempre di guardare il video che ho girato. Quando si tratta di Denise. Sono 17 anni che vivo con il rimorso di non aver fatto di testa mia. Sarebbe bastato che la Polizia mi avesse detto di fermarla, ma mi fu detto assolutamente no, lei non ferma nessuno. Tempo dopo incontrai a Milano Piera Maggio (la madre, ndr), proprio sul luogo della mia segnalazione. Si arrabbiò molto con me. La capisco».

Gli errori fatti nel caso di Denise Pipitone sono tanti, tuttavia dobbiamo sperare che, prima o poi e nonostante tutto, Denise possa ritornare fra le braccia dei genitori e, soprattutto, possa avere la giustizia che merita. Nessuno, però, potrà ridarle indietro tutti questi anni.

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