20 anni fa veniva ucciso Carlo Giuliani

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Era il 20 luglio 2001 quando Carlo Giuliani, 23enne, veniva ucciso da un carabiniere. Oggi quando vediamo le manifestazioni di Black Lives Matter o quelle in cui si manifesta semplicemente contro l’abuso della polizia, pensiamo che siano tutti degli avvenimenti lontani da noi. Anche se l’America non è certamente uno stato arretrato, è pur sempre dall’altra parte del mondo. La stessa cosa non si può dire dell’Inghilterra, dove un poliziotto ha rapito, stuprato e ucciso una ragazza, ma non è comunque in Italia. Tuttavia, vent’anni fa, Carlo Giuliani veniva ucciso proprio da un carabiniere.

Vent’anni, e la nostra società non si è evoluta poi così tanto. Sono fin troppo recenti gli abusi di potere dai poliziotti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, testimonianza di come non tutti gli agenti sono capaci di proteggere le persone. Tuttavia, in quel 20 luglio 2001, a perdere la vita fu un ragazzo di 23 anni, Carlo Giuliani, un ragazzo che si trovava insieme ad altri a manifestare contro il G8 che, quell’anno, si tenne a Genova. Amnesty International lo definì come «la più grande sospensione dei diritti umani in un Paese Occidentale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale», e un motivo ci sarà stato. Facciamo un recap fino al 20 luglio (domani continueremo con il giorno seguente).

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Manifestazione del G8 a Genova
Fonte: Twitter

Dal 19 al 21 luglio 2001 Genova fu scelta come città per la riunione del G8, un meeting con gli otto governi più ricchi del mondo: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, e in più parteciparono anche i rappresentanti dell’Unione Europea. Al centro di questa riunione c’erano ovviamente questioni politiche, tra cui anche la definizione dei futuri assetti del mondo, e questo portò molte associazioni e movimenti a manifestare.

Erano gruppi pacifici, sindacati, associazioni, tutti recatasi a Genova per manifestare il proprio dissenso e per chiedere la remissione del debito dei Paesi poveri e dei controlli sul potere fin troppo elevato delle multinazionali. In più, il fatto che si scelse proprio Genova come città per ospitare il G8, causò non poche polemiche, soprattutto perché Genova non era una città capace di accogliere tutta quella gente che sarebbe arrivata a manifestare. Tuttavia, il 19 luglio, le manifestazioni iniziarono comunque.

C’erano più di 50 mila persone per le strade del capoluogo ligure, che manifestavano in maniera pacifica, ma, già dal giorno dopo, la situazione è cambiata, perché ai manifestanti pacifici si aggiunsero i black bloc, ovvero dei manifestanti popolari per le azioni violente, vestiti in nero e mascherati. Insomma, sono dei vandali che devastano e mettono a fuoco la città, per poi fuggire e lasciare nei guai altra gente. E, infatti, le forze dell’ordine se la prende con altra gente che non c’entra nulla.

I video di quel periodo sono terrificanti, fanno accapponare la pelle e ci fanno rendere conto di che giorni oscuri abbiano passato tutte quelle persone. I poliziotti prendevano a manganellate medici, ragazzi e ragazze disarmati, giornalisti, tutte persone che chiedono pietà ma che non la ottengono. Lanciano lacrimogeni e, proprio tra le 15 e le 17 in piazza Alimonda, in seguito al lancio di alcuni lacrimogeni, si consuma la prima tragedia.

Dei manifestanti restano intrappolati, non riescono a fuggire e, avendo anche paura di venire ulteriormente aggrediti dai poliziotti, attaccano un’auto dei carabinieri con all’interno tre di loro. Tra questi c’è Mario Placanica, la cui vita si incrocia con quella di Carlo Giuliani, che ha un estintore in mano e un passamontagna e che, proprio in quel momento, verrà colpito in testa da un proiettile. Ma non finisce qui, la vera e propria crudeltà sta nel come, senza alcuna pietà, il mezzo della polizia passerà due volte sopra il cadavere del ragazzo.

L’omicidio e il ricordo di Carlo Giuliani

Carlo Giuliani era figlio di Adelaide Cristina Gaggio e di Giuliano Giuliani. Era nato il 14 marzo 1978, era uno studente di Storia all’università ed era molto impegnato a livello sociale. Faceva servizio civile presso Amnesty International, aveva adottato un bambino a distanza tramite la comunità di Sant’Egidio, abbraccia molte lotte politiche ed è persino iscritto a Rifondazione Comunista. Proprio per questo motivo, lui, quel 20 luglio 2001, si trovava a manifestare insieme ad altre tante persone.

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Fonte: Twitter

Durante il secondo giorno di manifestazioni, si sentono due spari in Piazza, due spari che colpiscono proprio il giovanissimo Carlo Giuliani, che, all’arrivo delle ambulanze, era già morto con uno sparo in testa e con un defender passato due volte sul suo corpo, prima in retromarcia e poi in avanti. Ovviamente, con tutto il caos in piazza, non tutti comprendono subito l’accaduto. Pensate che all’inizio si pensava che la vittima fosse un ragazzo spagnolo colpito da un sasso lanciato dai manifestanti. Ma non era così. Quel corpo era di Carlo Giuliani.

Quel corpo non è stato sottoposto neanche a un’autopsia, ma è stato cremato cinque giorni dopo, nonostante ci fosse un’inchiesta per omicidio. Quel corpo divenuto freddo a causa dello sparo di Mario Placanica, prosciolto due anni dopo per uso legittimo di armi e per legittima difesa. A quanto pare quel colpo era stato sparato in aria, ma un manifestante aveva lanciato un sasso che aveva deviato il colpo fino a farlo finire nella testa di Carlo Giuliani. Il fatto che sia scappato, invece, è visto dal tribunale come un tentativo di fuga per salvare la propria vita dai manifestanti.

Tuttavia, la Corte europea nel 2009 non si è detta d’accordo con la sentenza e ha condannato lo Stato italiano a dare 40mila euro alla famiglia di Carlo Giuliani, con l’accusa di non aver dato al ragazzo il diritto di un’inchiesta adeguata, di non avergli dato giustizia. Due anni dopo, dopo un ricorso, la Corte ha assolto l’Italia. Oggi l’ex Carabiniere è pentito: «Era un ragazzo come me, stessa età, servivamo quella giornata in maniera differente. Io lavoravo per lo Stato, i Carabinieri. Giuliani manifestava per un ideale ben diverso dal nostro. Da quel giorno io non ci sono più, non reagisco alla vita», ha detto a NewsMediaset.

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Fonte: MIRCO TONIOLO/ERREBI / AGF MIRCO TONIOLO/ERREBI / AGF

Il padre di Carlo Giuliani, ritiene che i veri responsabili della morte prematura del figlio siano stati «quelli che comandavano quel reparto». «Sono passati vent’anni. Per un genitore il tempo conta poco. Perdere un figlio è la cosa più terribile che possa capitare. Ogni giorno il mio pensiero e quello di mia moglie Haidi torna a quel 20 luglio. Dopo vent’anni, però, voglio ribadire le mancate risposte al Paese. Resta la ferita di quel processo che non si è mai fatto. Per Carlo, la cosa più grave è stata l’archiviazione», aggiunge a TG24.

Secondo Giuliano Giuliani, i video e le intercettazioni sono chiare: «Ricordo le parole di uno dei più grandi genovesi di cui si sente molto la mancanza, don Andrea Gallo, che la sera stessa disse: ‘Quella di piazza Alimonda è stata un’imboscata’», domandando allo Stato più che a se stesso «perché la manovra insensata che avviene in piazza Alimonda? A venti metri ci sono cento carabinieri: perché non intervengono a difesa della Jeep? Perché vogliono vedere quello che succede? Perché hanno attaccato il corteo delle Tute Bianche senza nessun motivo? Un corteo autorizzato. E perché non hanno fermato i black bloc, che giravano per Genova sfasciando vetrine?».

Oggi mi è capitato di leggere tante cattiverie su Carlo Giuliani, ma guardando i profili di chi le scrive non sono rimasta così sorpresa, saccenteria al massimo, umanità al minimo. Carlo Giuliani è una delle tante vittime. Una delle giovani menti e delle cosiddette anime ribelli che in realtà sono solo anime bramose di giustizia che non hanno avuto modo di realizzarsi al massimo perché la loro vita è stata strappata via con prepotenza da qualcun altro. Carlo Giuliani è uno dei tanti, non è più un qualcuno, non è potuto esserlo. È divenuto un numero, un simbolo, una persona senza giustizia.

«Le auto sputano lingue di fuoco
Le strade piangono lacrime nere
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Puoi nasconderti nei cortili
O fuggire per le scale
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La legge giusta – Modena City Ramblers

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