Pensando ancora alla Barbie di Greta Gerwig

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Si può continuare a vivere dopo aver visto Barbie? È il terzo articolo che scrivo a riguardo e non sono neanche realmente sicura che sarà l’ultimo, ma sono stata colpita da tutti quei messaggi con un’intensità assurda e non riesco proprio a scrollarmeli di dosso. Mi sono rimasti appiccicati sulla pelle perché sono tremendamente la realtà. E quindi adesso provo a spiegarli alle persone che non sono riuscite, forse un po’ per fortuna, un po’ per orgoglio, a non percepirli. In un mondo di Ken, ci vorrebbero decisamente più Allan.

[Nell’articolo sono presenti degli spoiler]

La trama del film girà ovviamente intorno a Barbie, ma non è un film cartone come quelli che abbiamo amato e conosciuto (potrebbe interessarvi: Barbie: i film più belli della «bionda perfetta»), bensì è un live action che partirà da Barbieland, dove la bambola scoprirà di non essere più “perfetta e impeccabile” come un tempo. Decide quindi di allontanarsi dal suo mondo per trovarsi a vivere un’avventura nel mondo reale. Detta così, ci sembra molto simile a Come d’incanto, ma in realtà è molto più di questo.

Il film è prodotto dalla Warner Bros, con Margot Robbie e Ryan Gosling nello stesso film che interpretano i protagonisti, una la bambolina e l’altro Ken, il suo eterno compagno – amico. Le varie Barbie poi avranno diversi volti, alcuni anche più conosciuti (la Barbie sirena, infatti, è niente di meno che Dua Lipa). Greta Gerwig, nota per aver diretto “Lady Bird” e “Piccole donne”, ha diretto il film e ne ha scritto la sceneggiatura con Noah Baumbach.

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Greta Gerwig

Insieme a Margot Robbie e Ryan Gosling il cast è davvero straordinario, e la maggior parte di loro interpreta le diverse bambole con i rispettivi Ken. Ad esempio, fra le famose bambole, abbiamo Kate McKinnon, Issa Rae, Hari Nef, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Sharon Rooney, Dua Lipa, Nicola Coughlan, Ana Cruz Kayne, Ritu Arya, Kingsley Ben-Adir, Simu Liu, Scott Evans, Ncuti Gatwa e John Cena. Barbie include anche America Ferrera, Will Ferrell, Connor Swindells, Michael Cera, Helen Mirren, Jamie Demetriou e Emerald Fennell.

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I messaggi non troppo nascosti in Barbie

Non sono tutti i messaggi che avremmo voluto scrivere, ma chissà… Magari scriveremo un articolo a parte proprio per il finale, per l’incontro della protagonista con la vera Barbara e soprattutto su come guarda l’incasinata umanità in cui viviamo.

Ken

Iniziamo proprio dalla cosa che i maschietti criticano di più del film: avete reso Ken un personaggio cattivo, Barbie è un film contro gli uomini, e altre 20 favole di chi il film non l’ha capito sul serio. Partiamo dalla natura del personaggio. Ken nel film non è più il ragazzo divertente e carino, fidanzatino di Barbie, che abbiamo conosciuto durante la nostra infanzia, e questo perché è più che altro la metafora per tutti i ragazzi che durante la nostra infanzia sono stati gentili, hanno giocato con noi, hanno riso con noi, e poi una volta cresciuti sono diventati dei misogini che sessualizzano a prescindere le proprie coetanee.

Ken toglie alla persona che lui dice di amare tutto, senza pensarci due volte, senza alcun rimorso, semplicemente perché lo vuole lui. E per l’amor del cielo sappiamo tutte che Barbieland non era perfetta (ne parliamo meglio nel prossimo punto). Ma Ken invece di creare un proprio spazio, invece di cominciare a scrivere la propria storia, ha semplicemente deciso di prendere quello della sua compagna/amica, vedendola piangere, soffrire, e non chiedendosi due volte se quello che stesse facendo fosse giusto. E alla fine dei giochi, pensate un po’… È Barbie a chiedere scusa.

Ken non si scusa con Barbie per tutto il dolore che le ha fatto provare, ma è lei che gli chiede scusa e addirittura si trova a incoraggiarlo a trovare il vero sé, consolandolo e ascoltandolo, nonostante tutta la sofferenza che le ha fatto provare, nonostante abbia letteralmente fatto il lavaggio del cervello alle sue amiche e abbia cominciato a trattarle come soprammobili. Tutto questo mi ha fatto pensare a quelle ragazze che si trovano in una relazione tossica, che soffrono a lungo, che piangono ogni notte, che non si sentono abbastanza, che a un certo punto arrivano anche a pensare di non poter e non dover far nulla per cambiare la situazione…

Ma poi qualcuno, che questo sia un familiare, un’amica o semplicemente un libro, un film o una canzone, fa capire loro che non è così, e quindi si impuntano e fanno di tutto per cambiare la propria vita. E alla fine dei conti, va a finire che sono loro le cattive per aver lasciato il Ken di turno che le considerava come oggetti personali, che non le faceva vivere la propria vita, ed è colpa delle ragazze se alla fine non li amano più, e automaticamente diventano delle strxnze.

Chiaramente nel film la situazione è diversa perché, come abbiamo scritto, Barbieland non è perfetta, ha i suoi difetti e per quanto i ragazzi non siano sessualizzati o oggettificati, non hanno comunque lo stesso rispetto che c’è nei confronti delle ragazze, quindi Barbie aveva qualcosa per cui scusarsi. Ma non riesco a non pensare al fatto che lui, che letteralmente le ha stravolto il mondo e la vita, che l’ha fatta soffrire per vendetta e non per semplice ignoranza, non l’ha fatto. Ken non si è scusato.

Kendom vs Barbieland

E arriviamo anche a questo punto. Barbieland non era un posto perfetto. Le ragazze vivevano in sicurezza, avevano un lavoro, erano tutti felici e per quanto non ci fosse una vera e propria uguaglianza, nessuno era maltrattato, umiliato, ridicolizzato e soprattutto trattato come essere inferiore rispetto all’altro. I Ken sono solo dei compagni, vivono per essere guardati da Barbie, ma nessuno di loro è trattato come un servo, nessuno di loro viene sottoposto ad alcun tipo di rapporto di superiorità – inferiorità. I Ken erano ignorati, non odiati. Sottovalutati, non sessualizzati. Le donne non avevano potere sugli uomini, volevano semplicemente vivere la propria vita in pace. E in Kendom, invece?

Dopo che i Ken hanno preso il potere, hanno fatto il lavaggio del cervello a tutte le ragazze e tutte sono finite a portare loro le birre, a massaggiare loro i piedi, a dover essere in qualche modo completamente e assolutamente loro sottoposte. Inferiori ai Ken, sessualizzate tramite vestitini che le ridicolizzano (e infatti quando la Barbie fisica torna in sé dice “non avrei mai indossato nulla del genere“) e soprattutto devono fare di tutto per rendere Ken felice. Le Barbie sono responsabili della felicità dei Ken, sono responsabili dell’aumento del loro ego, devono essere innocenti, stupide, innocue, tutto per compiacere i ragazzi della città.

Ecco qual è l’esatta differenza fra il femminismo e il maschilismo. Se il femminismo vuole semplicemente che le donne lavorino e si facciano i fatti propri, creando una società realmente sicura per loro in modo che possano camminare per strada da sole, in modo che possano semplicemente vivere e invecchiare senza che qualcuno le uccida prima, il maschilismo pretende e sostiene che l’uomo sia superiore alla donna e quindi questa deve essere sua sottoposta, deve fare di tutto per renderlo felice e lui invece non deve fare assolutamente nulla per rendere felice lei.

Se un uomo stupra una donna, le prime domande sono: ma lei aveva bevuto? Cosa indossava? Dove si trovava? Non dimenticherò mai la storia di Alessandra Matteuzzi, vittima di femminicidio, con tutti i commenti che la famiglia ha dovuto leggere dopo aver sepolto una propria familiare. «Comunque anche lei come andava conciata, ovvio che il ragazzo era geloso». Capite il problema, vero?

Non essere abbastanza

Le Barbie sono state create perché grazie a loro le bambine avrebbero finalmente potuto giocare con un gioco che non pretendeva che fossero delle mamme. Con loro potevano immaginare, potevano sognare, potevano vedere anche un futuro diverso per loro. Quando eravamo bambine e ci giocavamo, non pensavamo mai: vorrei avere il fisico di Barbie. Qualcuno (i Ken del mondo reale) ci ha fatto credere che noi sarebbe dovute essere magre, belle e sempre composte come la bambolina con cui giocavamo. Qualcuno ha preteso che noi dovessimo essere così.

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Ma la prima Barbie sarebbe dovuta essere un modo per dare più potere alle bambine. Noi volevamo essere principesse come lei. Volevamo essere dottoresse come lei. Insegnanti, Presidente, astronaute. Non volevamo essere belle come lei, finché qualcuno non ci ha detto di esserlo e quindi ecco come la bambola è divenuta improvvisamente un nemico del femminismo, odiata da tutte le ragazzine un po’ più sveglie come Sasha.

La Barbie di Margot Robbie è quella stereotipo, quindi non ha delle specifiche caratteristiche: non è intelligente, non ha un lavoro, non è atletica. È solo bella. E quindi nel momento in cui crede di non esserlo più, crede di non avere più un valore, perché è quello che ci hanno fatto credere. O siamo belle, o dobbiamo avere dei talenti particolari, o dobbiamo essere super intelligenti. Questo non viene chiesto ai Ken: i Ken sono semplicemente Ken. Quando crede di non essere più bella, la protagonista comincia a paragonarsi alle altre e sente tutto il peso d’inferiorità contro cui le donne nel mondo reale devono lottare ogni giorno.

Tutto il monologo di America Ferrera

Il monologo di America Ferrera, che nel film interpreta una madre abbastanza triste perché vede la figlia adolescente allontanarsi sempre di più da lei e da tutti i ricordi e le abitudini che avevano e quindi finisce per rifugiarsi nel suo gioco preferito, ha commosso tutte. Non sono riuscita a leggerlo o ad ascoltarlo senza piangere e mi sono sentita senza fiato. Mi sono sentita rappresentata. Perché nessuno parla di questo. La Marvel sta introducendo delle supereroine femminili solo negli ultimi anni, e nessuno (nessuno!) sa quanto questo sia importante per noi. Per me è per sempre la scena di Captain Marvel in cui realizza tutto il suo potere e vediamo tutta la sua vita e tutte le difficoltà.

Nessuno come le donne può comprendere la verità e l’importanza del monologo di America Ferrera. Eppure… Eppure il monologo non era per le donne. Noi tutte quelle cose le sappiamo già senza che ce le venga a dire un film. Noi sappiamo cosa significa essere una donna e doversi trovare a combattere contro se stessa e persino contro le altre, fingere di essere qualcuno che non si è per accontentare una società che ha deciso come dobbiamo essere: educate, non rumorose, sempre impeccabili, intelligenti e soprattutto sempre grate. Dobbiamo essere sempre grate per tutto quello che abbiamo, anche se lo abbiamo guadagnato con sudore.

Il monologo era per i Ken e gli Allan in sala, o meglio era per i ragazzi che poi avrebbero un po’ scelto se dover essere dei Ken oppure degli Allan. E quindi adesso lo riportiamo anche qui, in maniera integrale, perché non c’è modo migliore di spiegarlo, che leggerlo:

È letteralmente impossibile essere una donna. Sei così bella e così intelligente e mi sciocca davvero che tu pensi di non essere abbastanza bravo. Ad esempio, dovremmo sempre essere straordinari, ma in qualche modo facciamo sempre qualcosa di sbagliato.

Devi essere magro, ma non troppo. E non puoi mai dire di voler perdere peso. Devi dire che vuoi essere sano, ma devi anche essere magro. Devi avere soldi, ma non puoi chiederli perché è volgare. Devi essere il capo, ma non essere cattivo. Devi guidare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Essere una madre dovrebbe essere divertente, ma non parlare solo dei tuoi figli. Dovresti essere una donna in carriera, ma dovresti anche prenderti cura degli altri. È folle dover rispondere al cattivo comportamento di un uomo, ma se lo fai notare, verrai accusato di lamentarti.

Dovresti essere bella per gli uomini, ma non dovresti essere troppo carina per sedurre gli uomini o intimidire altre donne solo perché dovresti far parte di una sorellanza. Ma distinguiti sempre e sii sempre grato. Ma non dimenticare mai che il sistema viene manipolato. Quindi, pur riconoscendolo, trova un modo per essere sempre grato. Mai invecchiare, mai essere scortese, mai spettacolo spento, mai egoista, mai cadere, mai fallire, mai spettacolo Abbi paura, non uscire mai dalla linea. troppo difficile! È troppo contraddittorio, nessuno mi darà una medaglia e non posso nemmeno dire grazie! E infatti si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma è tutta colpa tua.

Sono così stanca di vedere me stessa e tutte le altre donne legarsi per piacere alle persone. E non so se tutto ciò si applichi alle bambole che rappresentano solo donne.

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La Mattel

E arriviamo anche all’ultimo punto: la Mattel nel film fa principalmente ridere. Sono persone molto parodizzate, sono ridicole, ma allo stesso tempo ci fanno pensare. Barbie era convinta che la Mattel, l’azienda che ha creato le Barbie, fosse ovviamente composta ai suoi vertici da donne. Eppure non ci sono donne al potere, anche se è un brand principalmente pensato per le bambine, per far comprendere loro che in questa società possono essere chiunque vogliono. Ma sono gli uomini a decidere anche questo: sono gli uomini a influenzarci sin da quando siamo bambine. Sono gli uomini che prendono decisioni per noi, come quella sull’aborto.

Ma sapete la parte della Mattel che più mi ha fatto pensare? Proprio l’ultima in cui li vediamo: America Ferrera dà un’idea su una nuova Barbie, una bambola che non è straordinaria, ma che è terribilmente ordinaria, non ha niente di speciale, è semplicemente se stessa e va benissimo così. Può essere chi vuole, può decidere lei, o meglio la bambina che la possiede: può essere una madre, può essere una cantante, può essere una scienziata, può essere una maestra, o può semplicemente essere un’amica. E quest’idea viene inizialmente bocciata.

Dico inizialmente, perché poi quando un altro uomo fa notare che l’idea non è male e che sicuramente venderà, viene approvata. Ed è quello che succede molto spesso. Una donna ha un’idea buona ma viene accettata solamente se approvata da altri uomini, perché molti uomini non rispettano semplicemente la proprietà intellettuale e la creatività delle donne allo stesso modo in cui fanno con quella degli uomini. E questo è tutto.

Chiaramente, sottolineiamolo prima che arrivino i Ken, quello di Barbie è solo un film, non è il nuovo manifesto del femminismo, ed è anche sotto un certo punto di vista estremizzato, per quanto racconti la realtà. Non tutti gli uomini sono dei Ken, ma ci sono anche gli Allan, che sono dei bravi ragazzi, e allo stesso modo non tutte le donne sono buone. Ma per l’amor del cielo non possiamo continuare con la storia del not all men. Se siete dei bravi ragazzi, dovreste saperlo e non dovreste offendervi. Mica ci offendiamo quando ci riducete tutte a sgualdrine in cerca di attenzione che divorziano dai mariti poveri e innocenti togliendo loro tutto quel che hanno.

Ognuno sia consapevole delle proprie colpe, senza aver la coda di paglia. Il film di Barbie non è una lotta fra uomini e donne, e se ancora non l’avete compreso, forse dovreste guardarlo un’altra volta.

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