Torino, denuncia il nonno per abusi sessuali dopo aver letto “Tredici”

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Aveva 7 anni quando il nonno ha abusato per la prima volta di lei, ma la bambina era troppo piccola per comprendere quel che davvero stava succedendo intorno a lei. Quando però, a 12 anni, ha cominciato a leggere “Tredici“, libro da cui è stata ispirata l’omonima e popolare serie tv Netflix, ha compreso quello che le faceva il nonno, di 88 anni, e ha deciso di denunciarlo parlandone a scuola, tuttavia neanche in quel caso è andata molto bene.

Di cosa parla Tredici

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Fonte: twitter

La serie tv, il cui titolo originale è 13 Reasons Why, è creata da Brian Yorkey ed è basata sull’omonimo romanzo di Jay Asher. Entrambe girano intorno al suicidio di un’adolescente, Hannah Baker, che prima di morire ha registrato su una cassetta i tredici motivi che l’hanno spinta verso il suicidio. La serie tv ha riscosso un notevole successo, con la bellezza di 4 stagioni, tutte disponibili sulla piattaforma di Netflix.

«La Liberty High School, liceo di una piccola cittadina americana, è sconvolta dal suicidio della studentessa Hannah Baker, che si è tagliata le vene qualche settimana prima. Clay Jensen, anch’esso studente della Liberty High, tornando a casa trova una scatola sulla veranda al cui interno ci sono delle cassette registrate dalla stessa Hannah, in cui spiega le tredici ragioni che l’hanno spinta a togliersi la vita.»

La denuncia della bambina verso il nonno

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Fonte: twitter

Una bambina di 7 anni non comprende cosa sia una molestia sessuale, tantomeno pensa che un nonno, una di quelle persone che dovrebbe solamente proteggerci, potrebbe essere capaci di un’azione del genere. Nessuno lo penserebbe, eppure la bambina ha dovuto subire gli abusi sessuali per anni, fin quando, in seconda media, non ha compreso quello che le stava accadendo intorno.

Quando la nonna andava a dormire i due restavano soli davanti alla tv, a volte le chiedeva di accompagnarlo nel capanno degli attrezzi e lei, con l’ingenuità di una bambina della sua età, lo accompagnava. Succede a Torino, non nel Bronx, e la nipotina non aveva raccontato nulla alla nonna a cui è molto affezionata per non farla dispiacere, e soprattutto perché non comprendeva quel che succedeva. In ogni caso, il matrimonio fra i due è concluso.

Alle scuole medie, però, dopo dei corsi di educazione sessuale (che a quanto pare sono molto utili e non servono a plagiare in qualche modo i bambini) e soprattutto dopo la lettura del libro di Jay Asher, Tredici (in particolare la scena in cui Hannah viene stuprata), la bambina ha compreso che quello che il nonno le faceva era un’abuso sessuale, così ne ha parlato con la sua insegnante che, a sua volta, ne ha parlato con la preside della scuola.

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Fonte: twitter

E la preside che ha fatto? Ha lasciato il biglietto con il nome dello stupratore nel cassetto della sua scrivania per più di un anno, finché non ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine per finalmente metter fine alle sofferenze dell’innocente bambine. La pm Fabiola D’Errico ha chiesto per l’88enne una pena di 8 anni, compensando le aggravanti riconosciute per l’età avanzata. La preside invece dovrà pagare 250 euro.

La famiglia della vittima ha ottenuto 60mila euro di provvisionale. La difesa dell’uomo ha tentato di far credere ai giudici che la bambina si fosse immaginata tutto con la sua «fervida immaginazione», avvalorando questa tesi anche con gli «atti autolesionistici». Tuttavia, e per fortuna, i giudici hanno creduto al racconto di quella che oggi è una ragazzina, poiché il suo racconto risulta essere credibile anche a distanza di anni.

Insomma, Tredici può essere una serie tv molto discutibile, in molti sono convinti che si sarebbe potuta fermare alla prima stagione, quando tutte le cassette di Hannah erano ormai state ascoltate, ma una cosa buona l’ha fatta: ha fatto render conto a una bambina che quello che le stava succedendo non era sano.

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