Milano ha approvato una mozione contro le terapie di conversione

Condividi

Quando il governo non si muove, ci pensano le singole città. Al consiglio comunale del 3 novembre di Milano è stata approvata la mozione per eliminare le terapie di conversione nei confronti delle persone LGBT, firmata e proposta da Michele Albiani. In mezzo quindi a un governo che fa alleanza con paesi come Ungheria e Polonia dove le terapie di conversione sono all’ordine del giorno, a Milano c’è una luce per salvare delle persone da gravissimi traumi che, indubbiamente, resterebbero sulla propria pelle per sempre.

terapie-di-conversione-milano
Pray Away, prodotto Netflix sulle terapie di conversione

Le terapie di conversione sono un serio problema in Italia come anche all’estero. Si pensa che l’omosessualità, che non è in alcun modo una malattia, possa essere guarita come un’influenza qualsiasi. Una persona nasce omosessuale, nasce bisessuale, nasce lesbica, nasce transgender. Non si viene influenzati. Certo, per alcune persone potrebbe essere davvero una fase, come è normale anche interrogarsi sul proprio orientamento per poi arrivare a una conclusione, che potrebbe portare all’omosessualità come all’eterosessualità. Tuttavia, se una persona dice di essere omosessuale, non deve essere guarita.

terapie-di-conversione-milano
Alessandro, il ragazzo “pazzo per Gesù”

Un esempio di terapie di conversione l’abbiamo visto in Italia con Alessandro, il ragazzo pazzo per Gesù, che si è dedicato a questa terapia dopo essersi accettato e amato per quel che era, ma quando la madre ha cominciato a pregare per lui ogni sera, a piangere, a dimostrare di essere delusa solo perché il figlio era omosessuale, ha deciso di sottoporcisi. Quando fece coming out, lei gli chiese: «ma c’è qualcuno che ti obbliga a essere così?». In Italia è ancora legale, e questo ne è la dimostrazione. Ma una madre ama il proprio figlio a prescindere da chi lui ami, e chi lui sia.

In altri Paesi, come l’Inghilterra (sebbene ci sia da chiarire questo passo indietro di Boris Johnson), ma anche la Spagna, si è deciso di vietare che delle persone vengano private della propria essenza da bigotti che vivono nel Seicento. In Spagna la legge che le abolisce vede le terapie di conversione come una serie offesa ma anche come un crimine, anche se fatta con il consenso della persona o del loro tutore (nel caso di un minore). Insieme alla Spagna, anche la Nuova Zelanda, la Grecia e, di recente, anche in Messico. Per l’Italia la strada è, invece, ancora lunga.

Terapie di conversione a Milano: la mozione per abolirle

La mozione proposta da Michele Albiani, consigliere del PD, impegna il sindaco di Milano, Beppe Sala, a dichiararsi esplicitamente contrario alle terapie di conversione e a far sì che anche in Parlamento, insieme al Governo e a tutte le sedi opportune, si discuta di una legge per vietare queste pratiche medievali che fanno del pale alla comunità LGBT. In più, il sindaco dovrà anche aprire un dialogo con tutte le comunità religiose della città, compresa l’Arcidiocesi, per prevenire e contrastare l’utilizzo di tali pratiche, in quanto spesso sono proprio le chiese le protagoniste di queste barbarie.

terapie-di-conversione-milano
Michele Albiani

«Le conseguenze sono devastanti a livello fisico e psicologico, spesso portando al suicidio della vittima», ha spiegato il consigliere del PD. «Non sorprende che il centrodestra in aula non abbia votato la mozione», continua, per poi attaccare anche una sua collega che gli sta facendo storcere il naso da quando si astenne dal voto a sostegno del DDL Zan in quanto riteneva che fosse una «legge che confonde omofobia e difesa dell’identità di genere». Nello specifico, disse che «succede che un uomo che si traveste da donna e che “si sente donna” pretende di essere uguale a una donna, cancellando e annullando ogni differenza sessuale tra maschile e femminile».

A quanto pare, però, Roberta Osculati, consigliere del PD, si è astenuta anche dal voto contro le terribili terapie di conversione: e qui che scusa ha? Albiani a riguardo afferma: «mi duole soprattutto costatare che anche una collega di partito, che non più tardi di settimana scorsa augurava un buon lavoro al Governo Meloni con toni imbarazzanti, si sia astenuta. Anche in questo caso non ha perso occasione di dare ragione a me e a tutte le persone che chiedono una linea chiara al Partito Democratico rispetto a questi ed altri temi. Sono sinceramente stufo di provare vergogna ad essere accostato a persone come lei. E a questo giro non sto zitto».

Non perderti le nostre news!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.