La pasta come simbolo dell’antifascismo!

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Avete letto bene, la pasta sembra non andare d’accordo con il fascismo, con chi lo sosteneva all’epoca e con chi oggi nutre delle obbrobriose simpatie per la carismatica figura del Duce. Scopriamo assieme qual è stata, allora, la ricetta per la pastasciutta “antifascista”!

La pasta come simbolo dell’antifascismo!

Per capire come questo piatto tipico della cucina italiana tradizionale sia diventato un simbolo dell’antifascismo, abbiamo bisogno di una bella infarinatura di storia. Correva l’anno 1943, per precisione in data 25 luglio, quando cadde il regime fascista, con il conseguente arresto di Benito Mussolini. Per il termine della Seconda Guerra Mondiale, e la completa liberazione del Bel Paese dal fascismo e dal nemico si dovrà ancora attendere, ma quel giorno l’Italia volle festeggiare il primo passo verso la fine di un’epoca di terrore e soprusi.

Ce lo raccontano bene il Professore associato all’Università di Parma Alberto Grandi e il Segretario generale della CGIL di Mantova Daniele Soffiati nel loro podcast “Doi – Denominazione di origine inventata“, perchè la pastasciutta divenne caratteristica dell’antifascismo. Proprio in quel 25 luglio del 1943, risuonata la notizia della prigionia del Duce, richiesta dal re Vittorio Emanuele III, furono i Fratelli Cervi a rendere così celebre la “pasta antifascista”.

Infatti, i Cervi decisero di offrire per le strade di Campegine, nel Reggiano, un piatto di pastasciutta in bianco a tutti i loro compaesani, per festeggiare assieme la piacevole scoperta. Il gesto passò alla storia, così come la famiglia Cervi – i cui sette figli troveranno la morte una volta unitisi alla Resistenza – e da allora al 25 luglio non può mancare un piatto di spaghetti sconditi sulle tavole degli italiani.

Fonte: Scatti di Gusto

Ma i riferimenti al fascismo non finiscono qua, ci spiegano Grandi e Soffiati. Avete presente la famosa “Battaglia del grano” che seguì il 1925? La campagna avviata dal fascismo aveva lo scopo di garantire all’Italia l’autosufficienza produttiva di cereali e frumento, aumentando la produzione nazionale del grano per non doversi affidare più all’estero, riscontrano giusto qualche problema dal punto di vista economico. Trattandosi delle materie prime con cui la pasta veniva realizzata, suscitò non pochi disguidi: era necessario che gli italiani mangiassero meno pastasciutta per non esaurire tutto il grano duro coltivato sul suolo italiano.

Inoltre, i fascisti reputavano il consumo di questo piatto come una moda proveniente dalla lontana America, non una tradizione locale! La pastasciutta divenne simbolo dell’italianità quando la comunità italiana emigrata nel continente americano la rese parte integrante della sua “cultura”, passando poi il testimone al Bel Paese. Non solo simbolo di un’Italia che ancora doveva formare la sua cultura, ma anche simbolo del sogno americano che gli italiani andavano a ricercare oltre i confini del proprio Paese.

Mussolini in realtà già non era abituato a consumare la pasta quotidianamente, lui era emiliano di origine, mentre questo piatto era solito costellare le tavole della Sicilia e della città di Napoli.

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Fonte: Napoli Today

Poi, arrivarono anche i futuristi, tra i quali esponente di punta era Filippo Tommaso Marinetti, autore nel 1931 del “Manifesto della cucina futurista“. Nel manifesto si esprimeva così: “A differenza del pane e del riso, la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica. Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato (…). Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività, nostalgica e neutralismo“.

Insomma, tutto quello che il Futurismo non poteva tollerare, loro che come strumento di propaganda preferito usavano le scorribande per bar e locali, le quali terminavano sempre con percosse e sedie rotte. Certamente non con una cena tra amici e un bel piatto di pasta davanti.

Né il fascismo e neppure i futuristi riuscirono a scardinare quello che ormai era diventato il piatto simbolo della cultura italiana. E perchè no, anche dell’antifascismo.

Fonte: Pinterest

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