Qualche giorno fa abbiamo parlato della triste storia di Malika. In quel momento non si leggevano commenti negativi sulla vicenda. I post della ragazza erano pieni di messaggi d’amore e di risposte alla sua richiesta d’aiuto. Ma non appena è uscito fuori che la famiglia della ragazza è musulmana, le cose sono cambiate. Non è comunque un gravissimo atto di omofobia? Non è comunque schifoso che una madre voglia la figlia morta solo perché ama una ragazza? Ah no?
Oggi mi sono svegliata e ho letto in tendenza #Malika su Twitter. Ho subito pensato che finalmente la ragazza stia ottenendo la giusta rilevanza, che finalmente le persone potrebbero comprendere l’importanza di una legge che tuteli le minoranze. E per alcuni casi è stato così, con piacere ho visto che molti influencer hanno voluto parlare del caso mediatico (non solo Fedez che ormai non è minimamente una sorpresa, ma anche Giulia Salemi). Tuttavia, bisogna vedere entrambe le facce della moneta.
Malika cacciata da casa: perché ci importa della religione?
Ho letto commenti assurdi perché la famiglia di Malika è musulmana, ma non tanto persone che giustificavano perché era musulmana. Ma persone indignate e arrabbiate perché questo dettaglio non era stato rilasciato. Qualcuno era arrabbiato perché i giornaletti sinistroidi vanno contro i loro ideali e non scrivono la verità. Non mi sembra che se fosse avvenuto in una famiglia cristiana ci sarebbe stata la necessità di scriverlo, per cui per quale motivo si sarebbe dovuta sottolineare la religione? La storia di Malika è una tragedia e lo sarebbe stata con qualsiasi religione la famiglia avesse deciso di abbracciare.
Com’era la storiella del siamo tutti uguali davanti al Signore? Quale motivo c’è di specificare che la famiglia di Malika è musulmana? Così abbiamo una scusa in più per essere razzisti? Ho persino letto un tweet in cui si propone di fare quel che avviene in Francia, beh, più o meno. Per chi non lo sapesse, la Francia sta vietando qualsiasi simbolo religioso ai minori di 18 anni o persino vietano di indossare il burkini, perché si pensano progressisti ma in realtà sono solo islamofobici. Il soggetto in questione, però, voleva vietare solo i simboli islamici. In uno stato laico. Disappointed but not surprised.
Soprattutto considerando che in questo caso è stata una famiglia musulmana (da quel che abbiamo compreso, la madre è toscana e si sentiva benissimo dal suo accento, mentre il padre è musulmano, la madre ha però aderito alla religione del marito e infatti indossa anche il velo), ma avviene in tantissime famiglie italiane. Dobbiamo ricordare la storia di Maria Paola, che ha perso la vita a causa del fratello che non accettava che lei stesse con un ragazzo trans (e la madre si è schierata dalla parte del figlio!)? Dobbiamo ricordare il padre del chirurgo che aveva pagato un uomo per rompergli le dita?
I casi in Italia da parte di famiglie cristiane ci sono (Francesco, Jo, Manuel, basta fare una ricerca su Google), e sono tanti, solo che in nessun caso sottolineiamo la religione. Quindi perché farlo in questo? L’omofobia fa schifo qualsiasi sia la tua religione. Un caso mediatico che è stato trattato troppo poco è anche quello di Alessandro, pazzo per Gesù, il ragazzo che è stato sottoposto a una terapia di conversione perché vedeva la madre piangere e pregare affinché lui potesse tornare sulla retta via. Alessandro è un cristiano evangelico, non un musulmano. Per cui evitiamo di mettere in mezzo la religione quando centra ben poco.
Il DDL Zan, come abbiamo spiegato in più occasioni, avrebbe tutelato Malika e in alcun modo saprebbe andato contro la libertà di opinione che tanto gli omofobi bramano. Lo abbiamo spiegato più volte, basta leggere il testo ed evitare di informarsi su siti che vanno interamente contro. Imparate a creare una vostra opinione e non a prendere quella degli altri che potrebbero semplicemente volervi plagiare. L’articolo 4 del DDL Zan recita:
«Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compi mento di atti discriminatori o violenti».
Questo che significa? Significa che potete benissimo continuare ad andare contro le adozioni, contro i matrimoni, contro le coppie LGBT, però, magari, dovete evitare di picchiarle per strada, di cacciarle da casa, di non affittare loro un appartamento, o anche solo di chiamarle con termini volgari e offensivi come fro**o. Dite che ce la possiamo fare? Possiamo farlo un passo in più verso la libertà? Fatelo per Malika e per tutti gli altri cittadini italiani che si trovano, ogni giorno, a lottare contro l’omofobia.
Nessun figlio merita delle parole così spietate sopratutto se da tua madre, colei che ti ha messo al mondo. I genitori non si scelgono ma i figli non devono pagare l’ignoranza che porta a questo triste sipario ancora fin troppo ricorrente.Amore è libertà! Forza #Malika 💜#LeIene
— Giulia Salemi (@GiuliaSalemi93) April 13, 2021
Il caso di #Malika non è isolato: ‘Casa Arcobaleno’ a Milano, che ospita ragazzi e ragazze #LGBT che i genitori hanno allontanato, da febbraio per l’aumento di richieste ha attivato una ulteriore struttura d’accoglienza.
— radio_zek (@radio_zek) April 13, 2021
“Famiglie tradizionali”.
“Ho ricevuto un messaggio dal mio babbo: mi ringraziava per tutto quello che stava succedendo. Era ironico”. Malika racconta quello che sta vivendo a #LeIene pic.twitter.com/tmIkLhJc0C
— Le Iene (@redazioneiene) April 13, 2021
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty