“I poliziotti italiani non sono così violenti”: il caso di Leonardo Di Francesco, preso a calci in faccia per guida senza patente

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Solo qualche giorno fa si è ufficialmente conclusa la tragedia di Stefano Cucchi, con i carabinieri condannati per aver ucciso di botte l’uomo. Si era parlato di droga, si era detto che le forze dell’ordine italiane non fanno queste cose, ma la giustizia ha fatto il suo corso. Qualche giorno fa, Stefano Cucchi riceveva giustizia, e oggi si parla di un ragazzo di 23 anni, Leonardo Di Francesco, che viene picchiato con calci in faccia da alcuni poliziotti a Foggia. Minacciato, picchiato persino in questura. E sul web scrivono che i poliziotti italiani non sono così violenti.

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Certo, non tutti i poliziotti italiani, e le forze dell’ordine in generale, sono dei violenti fascisti che picchiano delle persone, perché prima di essere drogati, spacciatori, criminali, sono persone, figli, fratelli, amici. Tuttavia, chiediamolo a Riccardo Magherini, a Stefano Cucchi, a Federico Aldrovandi, a Carlo Giuliani e ovviamente a tutte le persone non bianche che vengono discriminate, trattate con mancanza di rispetto e come se non valessero niente, e spesso anche uccise durante operazioni considerate “di routine”, se non sono violenti.

Aggiungiamo anche che, no, Leonardo Di Francesco non è innocente. Guidava senza patente un’auto sottoposta a fermo amministrativo, non si è fermato quando gli è stato intimato dalla pattuglia, ma per fortuna in Italia abbiamo delle leggi che fanno giustizia senza che i poliziotti prendano a calci in faccia un ragazzo di 23 anni senza alcun precedente penale. Allora agli stupratori cosa facciamo? Ah, giusto, riduciamo loro la pena e lasciamo che tornino a vivere la loro vita tranquillamente.

Tra l’altro, leggere online commenti di persone che giustificano i poliziotti o che addirittura non ci credono in quanto i poliziotti italiani non sono così violenti, fa davvero schifo e ci fa vergognare del nostro paese, che ormai non crede più a niente. Non credono alla pandemia, non credono alla guerra in Ucraina, non credono ai vaccini. Ma come puoi non credere che dei poliziotti non abbiano preso a calci un ragazzino se c’è persino un video che vede Leonardo Di Francesco preso a mazzate inerme su un marciapiede?

La storia di Leonardo Di Francesco

È stato inseguito per tre chilometri a bordo di un’auto e poi a piedi, ha 23 anni Leonardo Di Francesco, il ragazzo incensurato che è stato preso a calci in faccia dalla polizia per guida senza patente. Aveva con sé anche dell’hashish, per quantità stratosferiche ma solo una canna che voleva fumare con un suo amico. Questo è però bastato per bloccarlo a terra, per dargli calci in faccia e bloccarlo come se fosse un temibile ricercato pluriomicida. Neanche Dylann Roof ha ricevuto un trattamento del genere.

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Leonardo Di Francesco

Per fortuna, tutta la scena è stata immortalata da un cittadino che poi l’ha condivisa su TikTok, divenendo in poco tempo virale. L’accaduto è di qualche giorno fa, del 2 aprile, e adesso è al centro di un’azione disciplinare nei confronti del poliziotto e al vaglio della magistratura per valutare se ci siano profili penali. La stessa polizia ha inviato tutto in Procura, disponendo il trasferimento immediato dell’agente. Perché se una persona nera picchia una persona bianca, finisce sulle pagine di Salvini e Meloni. Ma se un poliziotto bianco picchia un ragazzino, viene trasferito.

La situazione, comunque, non finisce qui, perché Leonardo Di Francesco insieme alla sua famiglia hanno annunciato una denuncia nei confronti di due poliziotti che sono gli autori di quelle violenze che gli hanno causato non solo malori fisici ma anche tanta paura. «Giuro sulla mia stessa vita che non avrò pace finché non avrai giusta punizione, poi se la giustizia ti dà nelle mie mani solo Dio sa come ti combino. Quello che hai fatto a mio fratello è poco, avrai di peggio», ha scritto sul proprio profilo Facebook la sorella della vittima.

Sempre quest’ultima, in diretta a Chi l’ha visto, ha detto di non accettare «quest’abuso. Ha una divisa e deve dare l’esempio, non accanirsi con violenza così». Lo stesso Leonardo Di Francesco ha parlato della questione, che non si è conclusa su quel marciapiede ma è continuata persino in questura. Lì, racconta, chiedeva «scusa» e diceva «che non lo avrei fatto più, uno di loro mi diceva di smetterla o mi avrebbe ammazzato e continuava a colpirmi».

La questura di Foggia intanto ha postato una nota stampa facendo riferimento «al video amatoriale diffuso sui social-media riferito all’arresto di un soggetto per resistenza a pubblico ufficiale avvenuto il 2 aprile a Foggia da parte di personale in servizio presso la locale questura si precisa che dell’episodio è stata immediatamente informata l’autorità giudiziaria per l’accertamento delle eventuali responsabilità penali; che nei confronti del poliziotto è stata avviata l’azione disciplinare e che lo stesso è stato destinato ad altra sede».

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Leonardo Di Francesco

La polizia, ovviamente, condanna: «Nel sottolineare che il comportamento del poliziotto non corrisponde in nessun modo ai canoni ed ai valori della Polizia di Stato, si precisa che l’arrestato, senza aver mai conseguito la patente di guida, conduceva un veicolo sottoposto a fermo amministrativo e che probabilmente per tale ragione non si è fermato all’alt intimato dalla pattuglia. Lo stesso è stato bloccato dopo aver percorso ad alta velocità il centro cittadino per circa tre chilometri e aver tentato infine di fuggire a piedi».

Tuttavia, le condanne servono a poco. Servono azioni e sicurezze. Serve che la polizia, i carabinieri, qualsiasi forza dell’ordine, protegga i cittadini e non li prenda a pugni, che non li ammazzi di botte, qualsiasi cosa abbiano fatto. Perché la legge esiste per un motivo, così come la giustizia. Servono persone oneste, e anche i codici identificativi. Dopo tutti i casi di violenza da parte delle forze dell’ordine, sarebbe anche l’ora. E invece, ci sono persino dei cittadini che li giustificano. Che danno loro ragione.

“I poliziotti italiani non sono così aggressivi”

«Io non ci credo che le cose siano andate così, vorrei vedere il filmato. I poliziotti italiani non sono così aggressivi», scrive Anna Maria in un commento su Facebook, probabilmente inconsapevole di tutti i precedenti. Ma siamo certi che non appena ha visto il film, trasmesso anche a Chi l’ha visto, la signora cambi idea e si renda conto che un ragazzino non può inventarsi di essere stato picchiato, così come Stefano Cucchi non è morto a causa della droga.

Carmela invece commenta dicendo che, sì, «il poliziotto ha sbagliato alla grande, ma il giovane non è un angelo caduto dal cielo! Guidava senza patente un’auto sottoposta a fermo giudiziario e con il sodale trasportava hascisc..non stava andando propriamente in chiesa», sostenuta persino da Maria che scrive «quando ci vuole ci vuole». Ci auguriamo che le signore non siano delle madri, o delle nonne, perché la violenza non può essere mai giustificata. A prescindere da chi tu sia, da dove tu stia andando, e da cosa tu abbia fatto. Dovrebbe essere chiaro. L’hashish che trasportava, poi, era una canna. Che temibile persona!

Gilda, e che tristezza che siano tutte donne, si rivolge agli amici poliziotti, dando loro un consiglio: «fatevi i fatti vostri, visto che vi descrivono come dei.. pazzi… incoscienti presuntuosi… lasciate che se la sbrighino da soli queste brave personcine». Insomma, come vuoi chiamarla una persona che picchia un ragazzino di 23 anni solo perché guida senza patente? Brava persona? Costituzione, art. 13: «È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà».

Quello che non si comprende è che nessuno pensa che Leonardo Di Francesco sia innocente, lui stesso a La Repubblica ha ammesso di non essere nel giusto. Lui ha sbagliato a guidare senza patente così come a guidare un’auto sottoposta a fermo amministrativo così come a non fermarsi al controllo dei carabinieri. Ma da qui a giustificare una violenza, ce ne vuole. Non siamo in una dittatura. Le persone che giustificano la polizia, questo lo hanno capito?

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