Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un video molto interessante in cui una ragazza si definiva intersessuale: non avevo mai sentito questa parola prima, e forse, come me, molti tra voi lettori non sanno di che cosa si tratti. In questo articolo vorrei dunque approfondire l’argomento insieme a voi.
Con il termine “intersessuale” si definisce una persona che non presenta, sin dalla nascita, i caratteri sessuali secondari che rientrano nella tradizionale classificazione di genere maschile o femminile. Ma a scuola ci è sempre stato insegnato che esistono due generi in natura, come è possibile non fare parte di nessuno dei due?
Genetica umana nei due generi
La determinazione del sesso di un essere vivente deriva dal corredo genetico. Il corredo genetico umano è composto da 23 coppie di cromosomi, in cui 22 coppie sono uguali tra maschio e femmina mentre la ventitreesima coppia differisce nei due generi: la femmina presenterà la coppia XX mentre il maschio la coppia XY.
Nei primi anni dell’800 la genetista americana Nettie Stevens scoprì che la femminilità insieme a molte altre caratteristiche presenti sul cromosoma X si associano al genere femminile.
A partire da alcuni studi sulla genetica umana sembra che solo una piccola parte del cromosoma Y definisca il sesso maschile; questa piccola parte è il gene Sry. Sorprendentemente, infatti, in assenza del gene Sry si sviluppano automaticamente gli organi sessuali femminili, mentre solo in presente del gene Sry si possono sviluppare gli organi sessuali maschili.
In un individuo intersessuale non vengono manifestate le variazioni fisiche che riguardano elementi del corpo associati al genere maschile uomo o al genere femminile donna, tra cui ad esempio lo sviluppo delle gonadi, la produzione di ormoni tipicamente maschili o femminili, la presenza di organi riproduttivi e genitali e le caratteristiche secondarie che influenzano l’aspetto somatico, ad esempio una maggiore presenza di peluria e di barba, attributi tipici del genere maschile.
Sindrome di Morris
In alcuni casi le caratteristiche tipiche dell’individuo intersessuale sono visibili sin dalla nascita, in altri casi non vengono manifestate fino al raggiungimento della fase adolescenziale. L’alterazione cromosomica che determina disfunzioni nello sviluppo sessuale prende il nome di sindrome di Morris.
Le persone affette da questa sindrome presentano organi sessuali esterni non strettamente riconducibili al genere maschile o a quello femminile. Nonostante l’aspetto piuttosto femminile, si tratta di persone androgine, ovvero persone che manifestano anche caratteristiche proprie del genere maschile (ad esempio altezza maggiore rispetto alla media, fianchi più stretti…).
La sindrome di Morris può determinare lo sviluppo della vagina, nonostante essa sia più corta e priva di apertura poichè non è presente l’utero, determin amenorrea (assenza di mestruazioni) e sterilità, poichè l’apparato riproduttore femminile non è funzionale. Inoltre, gli individui affetti da questa sindrome possono sviluppare in contemporanea il seno e i testicoli, che non discendono e non si sviluppano come nel maschio sano.
Da alcune fonti sembra che anche Giovanna D’Arco e la regina Elisabetta I avessero questa particolare sindrome. Nel 2017 la modella Hanne Gaby Odiele ha rivelato di essere intersessuale, ed ha inoltre dichiarato di voler raccontare la sua storia per proteggere tutti coloro che nascono intersessuali dal sottoporsi ad interventi chirurgici senza il loro consenso.
La prima intersessuale della storia
Avete mai sentito parlare di Herculine Barbin? Fu la prima persona definita intersessuale della storia. Quando nacque le fu attribuito il sesso femminile, pertanto fu cresciuta come una ragazza. Durante il periodo in convento scoprì di essere attratta dal sesso femminile, e sebbene avesse superato da diverso tempo la pubertà Alexina, questo era il suo nuovo nome, non aveva mai avuto le mestruazioni e non aveva sviluppato il seno, ma in compenso una folta peluria le ricopriva le braccia.
La vita di Alexina cambiò radicalmente nel 1860, quando avvertì per la prima volta forti dolori nella zona genitale; si recò da un dottore che la visitò e rimase talmente turbato da ciò che aveva visto che chiese l’allontanamento dalla scuola.
Per intercessione del vescovo del convento dove insegnava venne visitata da un altro medico, che rese nota una scoperta incredibile: all’interno della sua poco sviluppata vagina era presente un apparato genitale maschile, ed inoltre la sua costituzione fisica era tutt’altro che femminile. Le venne dunque assegnata l’identità di genere maschile, Alexina cambiò nuovamente il proprio nome in Abel.
Disturbi nella determinazione del sesso (DSD)
Secondo gli esperti solo un ristretto gruppo di persone tra lo 0,05% e il 1,7% della popolazione nasce con tratti intersessuati, una stima simile al numero di persone che hanno i capelli rossi. Le indagini sulle basi molecolari nei pazienti con disturbi nella determinazione del sesso (DSD) hanno chiarito la presenza di molti geni e di molti meccanismi di regolazione genetica coinvolti in questo processo.
L’espressione genica programma il destino e lo sviluppo delle cellule umane: la differenziazione in gonadi maschili o in ovaio femminile è processo attivo che dipende fortemente dall’azione di fattori specifici.
Per comprendere appieno se siano presenti dei DSD è necessaria la presenza di un team multidisciplinare composto da medici in grado di valutare tutti i fattori che potrebbero determinare un’alterazione dei caratteri sessuali, inoltre test genetici sul cariotipo ed analisi del sangue che valutino la funzionalità ormonale sono in grado di fornire informazioni necessarie per accertare la causa di tali disfunzioni.
A tal proposito vi consiglio di dare un’occhiata ai link che vi lascio qui, dove troverete il video e l’intervista di Marleen Hendrickx, una ballerina e commediografa olandese intersessuale. Personalmente l’ho trovato molto interessante, soprattutto perché ci permette di comprendere coloro che vivono questa esperienza nella vita di tutti i giorni; credo sia importante ascoltare la voce di queste persone, poiché tutti abbiamo il diritto di esprimere chi vogliamo essere.
Trattamenti per DSD
Torniamo alla scienza. Le informazioni che derivano dai risultati diagnostici vengono presentate alle famiglie, in modo da aiutarle a crescere i propri figli nel modo migliore possibile per entrambe le parti, ecco perché sia il paziente sia i genitori svolgono entrambi un ruolo attivo nel processo di definizione dell’identità di genere e dell’identità sessuale.
Di contro, le linee guida per il trattamento ormonale affermano che potrebbe esserci il rischio di infertilità, problematica che deve essere discussa con il paziente e con la famiglia affinché possa essere prescritto un trattamento farmacologico adatto, in grado di preservare la fertilità dei pazienti ancor prima che essi decidano autonomamente di sottoporsi ad interventi chirurgici mirati al cambiamento di genere.
Un numero crescente di bambini e adolescenti richiede aiuto ai centri pediatrici per sottoporsi a trattamenti ormonali mirati per alleviare il disagio causato dall’incomprensione della propria identità di genere. È stato dimostrato che la stimolazione con ormoni femminili tra cui estrogeni e progesterone determina lo sviluppo degli ovociti femminili e dei caratteri secondari femminili, mentre la stimolazione con androgeni e testosterone determinerebbe la presenza dei caratteri secondari prettamente maschili.
Sono necessarie dunque ulteriori ricerche per esaminare l’impatto che il trattamento ormonale avrebbe sulla fertilità, devono essere valutati i benefici percepiti dall’individuo, ed eventualmente deve essere aggiornata la terapia durante le diverse età e fasi dello sviluppo, per esempio sulla base del desiderio di genitorialità del paziente.
Forse ora riusciamo a capire un po’ meglio quanto sia complessa la vita di una persona intersessuale. Ancora oggi nel mondo esiste molta disinformazione a riguardo ed è una condizione quasi del tutto sconosciuta, ma se dovessi riassumere ciò che è stato discusso in questo articolo lo farei utilizzando questi spunti:
L’intersessualità non determina l’orientamento sessuale
Una persona intersessuale può avere qualsiasi orientamento, può essere eterosessuale, omosessuale, bisessuale, pansessuale, asessuale, queer o identificarsi in qualsiasi orientamento ritenga opportuno, e in base ad esso scegliere riguardo la propria vita sessuale. Sarà una scelta personale di ogni individuo decidere se sottoporsi ad interventi chirurgici per ottenere una vita di coppia più soddisfacente, ma certamente essere intersessuale non influisce sull’orientamento sessuale, poiché esso è una scelta libera di ogni individuo.
L’intersessualità non determina l’identità di genere
Una persona intersessuale, come tutti, può definirsi cis-gender ed essere a proprio agio con il genere assegnato alla nascita, transgender, ovvero avere identità di genere diversa da quella biologica oppure non-binary, ovvero non sentire di appartenere a nessuno dei due generi.
È importante dunque che anche gli interventi alle vie genitali siano scelti dall’individuo con coscienza, in modo che non ostacolino il suo percorso identitario, soprattutto nel caso in cui si decida di cambiare il proprio genere.
Essere intersessuale non è una malattia
Possedere dei cromosomi relativi ad un genere diverso rispetto alle altre componenti del corpo, avere dei genitali cosiddetti “ambigui” o avere delle variazioni dei caratteri sessuali secondari non è di per sé una malattia congenita o incurabile, è semplicemente il frutto di disfunzioni ormonali e, in alcuni casi, patologiche, che potrebbero colpire chiunque.
Intersessuale ed ermafrodita sono la stessa cosa?
No. L’ermafrodita è un organismo che possiede entrambi i tipi di gonadi, mentre l’intersessuale è un individuo che possiede diverse caratteristiche sessuali sia maschili che femminili, quindi non solo le gonadi ma anche i genitali, il corredo genetico, i caratteri secondari e gli ormoni sessuali associati ad uno dei due generi.
Notate bene anche la terminologia che utilizzo: si parla di organismo ermafrodita poichè l’ermafroditismo è una condizione tipica della natura, presente in molte specie del genere animale, mentre il termine individuo si riferisce al fatto che l’intersessualità non è una condizione di natura ma è una sindrome tipicamente attribuita al solo genere umano.
Inoltre, l’ermafroditismo non influisce sulla riproduttività poichè gli organi deputati alla riproduzione sono entrambi presenti e funzionali, mentre l’intersessualità determina lo sviluppo parziale o incompleto degli organi genitali, di conseguenza l’individuo non potrà essere fertile.
L’intersessualità non deve essere considerata solo dal punto di vista medico o estetico, deve essere considerata anche nell’aspetto sociale della vita di un individuo intersessuale. Oltre alla competenza medica è importante sottolineare che deve esserci una comunicazione chiara, serena e obiettiva tra medico, paziente e famiglia, relativa a tutte le informazioni e le controindicazioni, affinché venga preservata l’integrità dell’individuo intersessuale.
In quest’epoca di grande progresso scientifico vi è la necessità di superare il binarismo sessuale e di genere. No, caro professore di scienze! Non coesistono solo due generi nell’uomo: esistono anche gli intersessuali, ed essendo parte del genere umano hanno tutto il diritto di essere solo e semplicemente se stessi.