#100 – Impariamo il polacco: un viaggio tra Varsavia e Sępopol

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Quando ho iniziato la rubrica Impariamo il polacco avevo aperto il blog da qualche giorno (è stato il mio secondo articolo su Cup of Green Tea, il 27 luglio 2020), avevo appena fatto questo cambiamento nella mia vita decidendo di essere un po’ più indipendente e l’ho presa anche molto come una sfida. Adesso, dopo tre anni, una pausa di un anno a causa dell’esperienza Erasmus, siamo arrivati al centesimo articolo di questa rubrica dedicata alla lingua più complessa che io abbia mai deciso di studiare: la so parlare? No. Comprendo qualcosa? Sì. Riesco anche a dire le cose basilari? Sì. Sono soddisfatta? Assolutamente sì.

Perché sono soddisfatta? Perché non ho mai studiato lingue, e mi sono trovata a studiare una lingua mai sentita prima di quel momento se non per poche settimane all’anno, che fa parte di una famiglia linguistica completamente diversa a quella della mia madre lingua, e devo dire che me la sto cavando. La grammatica è ancora molto complessa, ma piano piano sto facendo progressi e sono sicura che prima o poi non dico che sarò capace di parlare come un madrelingua, ma almeno potrei provare a comprendere tutte le parole di un discorso, che è l’obiettivo principale che ho sempre avuto.

Quindi a distanza di tre anni, cento articoli dopo, come festeggiamo? Ovviamente non con un viaggio in Polonia (per ora, ne parliamo fra qualche mesetto, ho in mente un viaggio verso Cracovia), però ho ripreso alcune foto e appunti che avevo scritto durante il mio viaggio nel 2018, e quindi li condividerò qui con voi giusto per chi ne avesse bisogno, o per chi, in mezzo a grammatica e lessico, avesse semplicemente bisogno di fare una pausa. Quindi, buona lettura, e ci leggiamo la prossima settimana, con qualche altro approfondimento!

La passione per il polacco… in Polonia

Dopo quasi due settimane trascorse nella bella Polonia (fra Sępopol, Bartoszyce e Varsavia, poi l’anno dopo ho visitato anche Kutno, conosciuta come la città dei fiori), quello che mi rimase più impresso è che la Polonia sembrava completamente un mondo distinto dall’Italia, dalla pulizia delle strade fino alla vivacità dei colori (che per quanto sia presente in Italia in natura, spesso le città non sono poi così colorate, e la natura manca sempre di meno). Come ho scritto fra parentesi, appena sono arrivata sono stata a Sępopol, un piccolo paesino in provincia di Bartoszyce, proprio al confine con la Russia (tanto che il mio GPS mi pensava in Russia e la sim mi ha scalato ben €5).

Come descrivere Sępopol? Sępopol si presenta come un caratteristico villaggio di campagna, permeato di fragranze e circondato da rigoglioso verde, abbellito da un’imponente e meravigliosa chiesa, che affascina sia i credenti che i non credenti. Geograficamente, è solcato dal fiume Łyna, che quasi lo divide in due parti. Sebbene le case possano apparire modeste dall’esterno, vi assicuro che è come entrare in un Tardis o nella borsa di Mary Poppins. Le strade sono impeccabilmente pulite, senza neanche una sigaretta per terra, testimoniando un profondo rispetto per l’ambiente e per gli altri individui.

Visitando Bartoszyce, poi, quello che prevale e che mi è rimasto sono i fiori. Bartoszyce è piena di fiori. Ovunque. Male per chi – come il mio ragazzo polacco – è allergico al polline, bene per me e per chiunque ami i colori. In questa città, poi, ho assaggiato il mio primo street food polacco: gli zapiekanka (di cui ho già parlato in precedenza)… E qui apriamo il discorso cibo: già lo sapete perché l’ho ripetuto tante volte, ma in Polonia si mangia davvero da Dio: zuppe calde (anche se io non sono grande fan delle spezie), cioccolatini, street food,… e alcool.

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Non ricordo cosa fosse, ma era buonissimo

In Polonia non si usa mettere l’acqua a tavola. Si mette la vodka. E non sto scherzando. Loro la bevono come se fosse acqua, tu invece devi provare a stare al loro ritmo, ma se ti ubriachi non ti guardano male o prendono in giro, ma ti fanno sentire uno di loro. Forse è per questo che appena vai a casa di qualcuno in Polonia, ti offrono un drink: in questo modo non c’è più il muro linguistico e tutti capiscono tutti.

Per quanto riguarda la terza città citata, ovvero Varsavia, è meravigliosa: c’è la città vecchia, la piazza mercato, la Sirenetta che protegge la città, il palazzo della cultura, il parco Lazienki con il monumento a Chopin, il Palazzo Rdziwill… E ancora tanto altro! Non parlo uno a uno dei posti perché è bello che, chi può, li possa visitare da soli, ma voglio almeno accennare alla leggenda della Sirena di Varsavia, protettrice della città, che si trova a Piazza Mercato in città vecchia.

Secondo la leggenda, esistevano due bellissime sirene, una si è stabilita al porto di Copenaghen, mentre l’altra a Varsavia, con l’obiettivo di salvare i pesci dai pescatori. Inizialmente, i pescatori tentarono di cacciare la sirena, ma una volta posati gli occhi su di lei, rimasero affascinati dalla sua bellezza e dal suo canto. Tuttavia, come in ogni racconto fiabesco, giunse il momento delle avversità: la sirena fu catturata da un avido mercante e, ogni notte, il suo pianto echeggiava, poiché sentiva la mancanza dell’infinito mare. Paradossalmente, furono proprio questi lamenti a guidare i pescatori a lei e alla sua salvezza. Da quel giorno, la sirena si impegnò a proteggere la città e i suoi abitanti da ogni sorta di male.

E ora vi lascio qualche foto che scattai in Polonia, sperando di tornarci al più presto:

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