Un anno fa la prima diretta di Giuseppe Conte

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È passato un anno, un anno che ha inscindibilmente cambiato la vita di tutti noi, a chi più e a chi meno, ma che ha colpito ogni singolo cittadino a prescindere dal genere, dal sesso e dalla classe sociale. In questa giornata, a un anno dalla diretta di Giuseppe Conte in cui annunciava il lockdown totale, voglio fare una breve riflessione, voglio ricordare non quello che è successo durante l’anno (anche perché lo abbiamo già fatto in più occasioni) né cosa abbiamo imparato dal 2020, bensì quello che abbiamo pensato, le nostre emozioni, i dubbi, le insicurezze che sono state l’unica certezza di questi ultimi 366 giorni.

Un anno fa Giuseppe Conte, nella sua prima diretta nazionale, la prima di tante (che si sono concluse solo a causa della crisi del governo), ha annunciato il lockdown: «non ci sarà una zona rossa, non ci sarà più la zona 1 o 2 della penisola, ci sarà l’Italia, una Italia zona protetta», aveva detto il 9 marzo del 2020. E noi non sapevamo cosa fare, cosa aspettarci, cosa pensare cosa, sperare. C’erano ancora solo tanti dubbi e, a quei tempi, c’era ancora la speranza. Adesso, non ci resta che l’incessante attesa che tutto finisca al più presto.

Fonte: twitter

«Le abitudini vanno cambiate, vanno cambiate ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia e quando parlo dell’Italia parlo dei nostri cari, dei nostri genitori, dei nostri nonni. Dobbiamo farlo subito e ci riusciremo solo se tutti ci adatteremo a queste regole più stringenti», ci aveva detto prima di annunciare il lockdown totale, sempre in quella prima diretta. Ma quello che Giuseppe Conte non aveva preso in considerazione era l’italiano medio che si crede furbo e viola la legge.

L’italiano che passa la vita a fumare ma che poi si lamenta di una mascherina perché «non respiro». L’italiano che prende d’assalto i centri commerciali, l’italiano che pensa solo a se stesso e alla propria pancia. Potremmo dare la colpa al governo, sarebbe molto facile. Potremmo darla anche ai cittadini. Ma sapete cosa? A distanza di un anno io credo che un po’ di colpa l’abbiamo avuta tutti.

L’ha avuta il governo con Giuseppe Conte per aver troppe volte dato fiducia agli italiani e non essere intervenuto a dovere e l’hanno avuta gli italiani che hanno pensato solo ai propri conti, che, pur di tornare alla normalità per qualche settimana, l’hanno messa a rischio ancora una volta. Ma voi le ricordate le interviste ai ragazzi seduti al bar che se ne fregavano e addirittura lo dicevano di fregarsene? O il non ce n’è coviddi vogliamo ricordarlo? No, avete ragione. Meglio seppellirlo nel capitolo più oscuro del 2020 che, sebbene sia stato infettato dal Covid-19, ha avuto dei virus quasi peggiori: l’ignoranza e la cattiveria.

La prima diretta di Giuseppe Conte: cosa abbiamo pensato?

Il Covid-19 non era ancora un pericolo vero e proprio. Ricordo che a gennaio quasi ci scherzavamo. Ci sembrava così lontano, era impossibile che, dalla Cina, arrivasse a noi. Seguivamo le vicende tramite uno schermo, gli articoli non erano tanti, persino quando abbiamo avuto il primo caso in Italia, nella Codogno che in poco tempo è divenuta la New York d’Italia visto che tutti c’erano stati e si erano contagiati, non ci siamo preoccupati. «È solo una persona, riusciranno a isolare il caso», abbiamo pensato. Ma in pochi giorni tutto è cambiato.

Fonte: twitter

Prima Giuseppe Conte e il governo hanno chiuso alcune città del nord, delle regioni. Abbiamo visto gli assalti ai negozi, ai centri commerciali, l’esodo dal nord al sud di alcuni fuori sede. Sì, li abbiamo giudicati. Ma come biasimarli? Hanno contribuito a far arrivare il Covid-19 anche al sud? Sì, e hanno sbagliato. Ma a distanza di un anno non mi sento di puntare il dito contro loro che, semplicemente, non volevano passare una quarantena da soli, senza certezze e senza contatti umani. Hanno pensato a se stessi e sicuramente molti di loro se ne sono pentiti, ma al momento pensare agli errori è inutile.

Quando Giuseppe Conte ha chiuso l’Italia, tutti i confini, a quel punto abbiamo cominciato a pensare più seriamente alla situazione. Abbiamo sentito i vari «è solo un’influenza» e tutti i complotti che sono stati al centro 2020. Abbiamo visto come molti politici ci hanno lucrato sopra, fregandosene e riempiendo le piazze per i propri tornaconti personali. Abbiamo visto come molte persone si sono assembrate per manifestare contro il lockdown.

A distanza di un anno possiamo dire che il lockdown stabilito da Giuseppe Conte e dal suo governo è servito? Beh, la risposta sta nell’estate del 2020: siamo stati o non siamo stati liberi di andare in giro? Sì. I sacrifici hanno portato a una soddisfazione. Fino alla seconda ondata che ancora non è finita. Tuttavia, quando ci siamo trovati a viverlo per la prima volta, è stata dura. Ormai siamo dei guerrieri. Siamo spaventati da un eventuale secondo lockdown ma sappiamo che, in fin dei conti, possiamo uscirne.

Quando abbiamo sentito per la prima volta le parole lockdown, quarantena, zona rossa, eravamo spaventati. Lo eravamo un po’ tutti. Alcuni di noi lo sono ancora. Quando Giuseppe Conte ci diceva quelle parole, cercando di empatizzare il più possibile con noi che lo ascoltavamo seduti sul divano, cercando di renderci la situazione quanto più chiara possibile, cercando di convincerci a stare in casa, noi ci sentivamo quasi al sicuro. Avevamo quella luce di speranza che tutto sarebbe finito.

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Fonte: twitter

Dopo 366 giorni, però, la situazione non è cambiata, bensì peggiorata. Nonostante tutta la sofferenza, tutte le morti, tutti i sacrifici che abbiamo dovuto fare, le persone continuano a pensare a se stesse, continuano a uscire, a non indossare la mascherina, a fare feste clandestine e, ovviamente, a lamentarsi dei provvedimenti presi prima da Giuseppe Conte e ora dal governo più in generale, come se, insomma, loro avrebbero saputo (o potuto) fare di meglio. Un tempo avevamo i “ce la possiamo fare” con gli arcobaleni appesi sul balcone. Adesso solo tanta stanchezza.

Quando abbiamo sentito la prima diretta di Giuseppe Conte eravamo spaventati, incerti, arrabbiati, e non potevamo neanche sapere cosa ci avrebbe aspettato. Mesi e mesi lontani dai nostri cari, e c’è chi ancora aspetta di poterli vedere mentre sul territorio regionale chiunque fa quello che gli pare, una crisi di governo, politici che lucrano sulla nostra salute, negozi chiusi e manifestazioni, negazionismo, no-vax, tanta, tanta ignoranza accompagnata da altrettanto menefreghismo.

Un anno fa, con quella prima diretta di Giuseppe Conte, iniziava l’anno più brutto della nostra vita. Un anno che ci sembra non essere ancora finito.

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