Ci mette i brividi anche solo raccontare questa storia, ma ci sentiamo in dovere in quanto donne di diffondere la notizia e far sì che la bestia umana che sta facendo questo a tantissime ragazze e donne venga arrestato e punito al più presto: un uomo si finge un ginecologo e contatta donne e ragazze dicendo loro dei dati personali, parlando di analisi che loro hanno effettivamente fatto, e questo le spinge a fidarsi. In realtà però non è un medico, non è una persona reale, ma solo l’ennesimo uomo che spende la sua vita a molestare delle donne che si fidano e che poi vengono derise quando vanno a denunciare l’accaduto.
La gran parte delle vittime è pugliese, ma stanno cominciando ad arrivare testimonianze da tutta Italia. Alcune sono recenti, altre del mese di agosto, ma alcune sono addirittura di 7 anni fa. Inutile dire che, riguardo quest’ultime, le donne sono andate a denunciare ma si sono trovate a essere derise dalle forze dell’ordine, sempre per la storia del “eh ma perché non denunci? / Se non hai denunciato significa che non è successo”. Questa vicenda è stata condivisa da una ragazza di 24 anni salentina, Noemi De Vitis, e in pochissimo tempo le testimonianze da parte di altre donne sono aumentate a dismisura. La più vecchia risale al 2014.
Quando una donna viene violentata, dicono che la colpa è sua. Aveva la gonna troppo corta, stava camminando da sola e si sa che gli uomini non si sanno trattenere. Oppure era ubriaca, e le brave ragazze non si ubriacano. Se viene uccisa dal proprio compagno, invece, è sempre colpa sua. Non gli dava abbastanza attenzioni, poi si sa che le donne sanno essere molto stressanti, sicuramente l’ha provocato ed è arrivato al limite. Ah, ma lo tradiva anche? Ma in questo caso, cosa vuoi dire? Una donna, no, più di 250 donne, sono state chiamate dallo stesso pervertito e si sono fidate di lui, che aveva i loro dati personali, che sembrava sapere di quel che parlava.
Perché non siamo tutelate neanche in questo caso? Perché ci dite di denunciare ma poi comunque non ci proteggete? Perché non possiamo essere sicure neanche a casa nostra? Mi rendo conto che la situazione è grave, è tanto grave, perché ci sono delle donne che si sono fidate di uno pseudo ginecologo e che poi si sono sentite in colpa, sentite stupide, per averlo fatto. Che quando lo raccontano si giustificano. Qui l’unico che deve sentirsi in colpa, che si deve sentire un verme, che dovrebbe marcire in galera, è lo pseudo ginecologo malato. Nessuna donna ha colpe in questa situazione, e spero che tutte riescano a comprenderlo.
Lo pseudo ginecologo: la storia raccontata su Instagram
Noemi De Vitis è una ragazza di 24 anni del Salento, ed è stata colei che ha deciso di parlare e di denunciare e, in pochissimo tempo, le testimonianze sono diventate tante, troppe. In pochissimo tempo tramite messaggi o commenti tantissime donne hanno scritto un terribile: «è successo anche a me». In quel momento quindi Noemi ha capito che non era successo solo a lei ma che era un caso regionale, che c’era qualcuno che si spacciava per un ginecologo e molestava le ragazze con domande sul sesso e addirittura chiedendo una videochiamata in cui lei avrebbe dovuto mostrare le parti intime.
Tuttavia, dopo la condivisione da parte di alcune influencer, la storia è divenuta internazionale. In diverse città di tutta Italia, dalla Lombardia al Lazio, ma persino in Calabria, delle ragazze e delle donne sono state contattate da questo finto ginecologo che ha posto loro delle domande ma che, soprattutto, sapeva il loro nome, cognome, data di nascita, sapeva anche che avevano fatto delle visite e che in seguito a queste visite avevano avuto dei problemi. C’è dell’inquietante e del terribile in tutta questa storia, perché non solo c’è la molestia ma anche la violazione della privacy.
La prima storia di Noemi risale a tre giorni fa, al primo novembre 2021. «Oggi in data 1 novembre, che dovrebbe essere di festa, sono stata chiamata da un numero privato. Quest’uomo dall’altra parte del telefono si è presentato come dott. Franceso Lirante o Licante, di cui non trovo traccia sui social. Sapeva la mia data e luogo di nascita e mi ha chiesto se ho fatto delle analisi ginecologiche negli ultimi mesi, per poi avvertirmi di un’infiammazione che non mi era stata comunicata», ha scritto in una delle storie che trovate in evidenzia sul suo profilo.
«Io ingenuamente e nonostante la festività, ho pensato che fosse tutto ok, specialmente perché questo “dottore” sapeva il fatto suo in questo campo e spiegava in modo molto sicuro i perché e i come», scrive ancora. Insomma, lo pseudo ginecologo potrebbe essere davvero un ginecologo che però cerca di ingannare le donne, oppure semplicemente una persona che ha studiato per ingannare. Le ha posto tantissime domande private e si è giustificato dicendo che queste servivano per capire da cosa fosse causata l’infiammazione. «Le sue parole hanno confermato la maggioranza dei miei sintomi».
Noemi scrive anche che durante la chiamata parlava con una collega e riceveva anche chiamate da altre pazienti, «ho chiesto il nome e che il trattamento dei miei dati fosse tutelato e mi è stato risposto quasi con stizza: “assolutamente sì”. Il “dottore” in questione mi ha poi richiesto una chiamata tramite zoom o hangout. Io ho pensato volesse farsi vedere per una consultazione più diretta, finché non mi ha chiesto di mostrare “le mie grazie” per analizzare al meglio i miei sintomi”».
Fortunatamente, però, la giovane ragazza si è rifiutata e così lui le ha detto che avrebbe ricevuto una mail per il pap-test, che poi ha realmente ricevuto, ma da una email non ufficiale: consuelingtricase@yahoo.com e analisiclinichelaboratio@gmail.com. Noemi, rendendosi conto che qualcosa non quadrava, ha contattato il ginecologo e l’ospedale di Tricase, che le ha detto che «nessuno sapeva chi fosse, definendo anormale questa procedura. È probabile ricevere una chiamata da un numero privato che provenga dall’ospedale, ma di certo non fanno quelle domande private» o le videochiamate.
Noemi ha capito di essere stata ingannata. Ha provato a richiamare lo pseudo ginecologo senza risposta, e si è resa conto che era tutta una «bufala, una presa in giro, era un qualche maniaco che non so come è arrivato a questi dati, non so se è immischiato nella rete dell’ospedale, non so niente». «So solo che non sono stata così ingenua da dargli occasione di divertirsi con il mio corpo, ma questo tizio potrebbe ingannare qualcuno che è più ingenuo di me: una minorenne, vostra sorella, vostra madre, una donna qualsiasi». Ha poi avvertito che avrebbe fatto reclamo all’ospedale.
Dopo la condivisione della storia su Instagram e del post su Facebook, però, la situazione è peggiorata, perché sono tantissime le donne (più di 250!) che hanno commentato o che hanno scritto in privato a Noemi per dirle che lei non era la sola, che è successo anche a loro, nei giorni precedenti, nei mesi successi o persino sette anni prima. Piano piano il numero cresceva e, dall’essere un caso pugliese, è divenuto nazionale. L’invito è quello di denunciare, in modo che la polizia si renda conto che non è un caso isolato, che non è uno scherzo, ma è una vera e propria molestia.
Alcune delle ragazze sono state chiamate persino sul posto di lavoro, «una di loro ha detto di essersi sentita spiata, perché riceveva le chiamate quando era da sola in ufficio». Noemi ha anche detto che quando è andata a denunciare, le è stato detto che “di casi del genere ne escono uno al mese“, e questo non dovrebbe renderlo più grave? Dobbiamo lasciare correre perché tanto succede ogni mese o vogliamo far sì che questa storia finisci qui, e ora? Davvero dobbiamo sottovalutarla solo perché tanto succede ogni mese? Ma in che mondo viviamo?
Ieri Noemi De Vitis ha anche fatto sapere di aver parlato «al telefono con Loredana Capone, presidente del consiglio regionale della Puglia. Era preoccupata e mi ha detto che farà di tutto per segnalare questo terribile fatto all’intera regione tramite i suoi mezzi, compreso il CoreCom pugliese». Intanto però tantissimi professionisti, da psicologici ad avvocati, hanno offerto i loro servizi, e la ragazza stessa ha fatto sapere che, qualora una ragazza che denuncia non viene creduta dalle forze dell’ordine, può adesso mostrare tutti gli articoli e le testimonianze.
La storia non finisce qui. La storia non deve e non può finire qui. Noi continueremo a parlarne e vi aggiorneremo non appena avremo delle notizie, intanto però invito chiunque a prestare attenzione. E invito anche alle donne e agli uomini che non hanno messaggi di solidarietà da dire, di stare in silenzio. Ancora una volta siete capaci di fare victim blaming quando l’unica persona che bisogna insultare è l’uomo che si finge ginecologo per molestare. Not all men, ovviamente, sia mai che vi sentite attaccati perché un uomo molesta.
Vi lascio dei post utili di Noemi e vi invito a denunciare. Non siete sole.
Aggiornamento
La procura della Repubblica di Lecce ha deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta, soprattutto perché le vittime sono più di 200 (tra cui anche delle minorenni) ma la gran parte di loro sembra essere della provincia di Lecce o comunque pugliese. Secondo i magistrati salentini, l’uomo dovrebbe essere della provincia di Lecce. Adesso dobbiamo sperare che, al più presto, si dia anche un nome e un volto a questo viscido uomo.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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