Abbiamo già detto che la situazione delle persone LGBT in Afghanistan è tragica? Sì, e continueremo a farlo finché qualcuno non si renderà conto della gravità della situazione e deciderà di aiutare quelle povere persone che sono state abbandonate al loro destino, che non vengono prese in considerazione come dei rifugiati politici anche se sono costretti a nascondersi ogni giorno, anche se ogni giorno temono che sia l’ultimo. E ogni volta che pensi che la situazione abbia raggiunto il limite, poi escono fuori altre notizie, come quella della Kill list di cui vi parleremo oggi.
La situazione delle persone LGBT in Afghanistan già prima dell’arrivo dei talebani non era positiva. Una comunità non esisteva, le persone venivano uccise ma venivano uccise nel silenzio generale. Quello che cambierà adesso è che saranno uccise in piazza, davanti a tutti, come se fosse una punizione. Le persone in Afghanistan LGBT vanno aiutate adesso, come andavano aiutate anche prima e come andranno aiutate anche nel futuro. Tuttavia, la richiesta d’aiuto inizialmente arrivò da una pagina LGBT afghana su Instagram:
«Noi persone afghane LGBT+ siamo minacciate di sterminio per il solo fatto di essere noi stessǝ. Vi esortiamo a concedere asilo alle persone LGBT+ afghane!», hanno scritto 3 giorni fa. Ieri, invece, hanno scritto un post più lungo, ringraziando «tutti per la vostra gentilezza con le persone in Afghanistan, specialmente per la comunità LGBT afghana. A causa del grande volume di messaggi, non siamo in grado di rispondere a tutti i messaggi, ma grazie a tutti per l’invio di messaggi da tutto il mondo.
Secondo la nostra ricerca, le persone LGBT afgane sono in grave pericolo a causa del controllo del potere da parte dei talebani. Molte persone LGBT sono state giustiziate dai talebani tra il 1996 e il 2001. I talebani sono molto violenti con le persone LGBTQ. Abbiamo ricevuto molti messaggi che molte persone nella comunità queer hanno perso le loro case a causa della guerra e vivono per strada senza riparo. Molti queer non hanno accesso a cibo, medicine e beni di prima necessità.
Inoltre, a causa dell’aumento della violenza, molte persone stanno cercando di lasciare l’Afghanistan, ma non possono permetterselo». Spiegano che per questo motivo hanno deciso di raccogliere delle donazioni insieme a Queerkade, un’associazione canadese senza scopo di lucro. «Le vostre donazioni raggiungeranno gli afghani che sono dovuti scappare dall’Afghanistan per salvare la propria vita e coloro che non sono ancora stati in grado di andarsene».
Ahmad Qais Munhazim è, fa sapere Gay.it, l’«assistente professore di studi globali della Thomas Jefferson University, a East Falls in Philadelphia ed esperto di migrazioni Lgbt+. Il suo cellulare è un trillo continuo di messaggi che arrivano da un paese naufragato nel terrore». Racconta che una persona transgender gli ha scritto che «c’è speranza di svegliarmi domani ma ho paura che qualcuno mi ucciderà stanotte». «Un mio amico nella provincia di Lowgar è stato catturato dai talebani e portato in moschea. Gli hanno tagliato parti del corpo, lo hanno smembrato. Anche la famiglia non ha denunciato il fatto perché tutti qui abbiamo paura», racconta un altro. (Trovate altro qui: Afghanistan LGBT: l’appello del professore Ahmad Qais Munhazim a Gay.it)
Le persone, tutte le persone, in Afghanistan vanno aiutate. Non solo i bambini, non solo le donne, non solo i collaboratori. Se si arriva a pensare che attaccarsi a un aereo rischiando di morire (e, alla fine, morire) precipitando pur di non restare sotto la dittatura dei talebani sia normale, c’è un problema di base nella nostra società. Vi ricordiamo che abbiamo scritto un articolo con tutte le associazioni a cui potete donare e anche delle petizioni da firmare. Se potete, donate. Se non potete, almeno firmate.
Afghanistan: la Kill list con le persone LGBT
Sono state tante le testate che hanno condiviso questa tragica notizia, più a livello internazionale che nazionale. I primi a denunciare pubblicamente questa situazione sono stati gli attivisti di Rainbow Railroad, ente canadese che ha ricevuto ben 700 richieste d’aiuto in pochi mesi dal Paese da quando i talebani hanno riconquistato il potere. È un organizzazione benefica nata nel 2006 per aiutare le persone LGBT in tutto il mondo, in particolare nei paesi in cui l’omosessualità o la transessualità è illegale e quindi sono in pericolo.
Kimahli Powell, direttore esecutivo di Rainbow Railroad, ha scritto che i talebani hanno sfruttato il caos causato dal ritiro delle truppe USA per stilare queste Kill list. In una conversazione con France 24, ha definito questo momento come «particolarmente spaventoso» per le persone LGBT, aggiungendo anche che «ora sappiamo per certo che i talebani hanno una “lista delle uccisioni” che identifica le persone LGBTQI+». In questa lista potrebbero esserci dei dati trafugati da enti che lavorano in Afghanistan per aiutare le persone LGBT che non riescono a scappare.
«Ci sono privati cittadini che vorrebbero aiutare. Ma per quanto riguarda le organizzazioni LGBTQ, ci siamo solo noi. Posso garantirvi già in questo momento che il numero di richieste che riceveremo quest’anno aumenterà», ha detto Powell. Ha poi denunciato che un uomo che stavano tentando di aiutare è stato perquisito e brutalmente picchiato dai talebani, e poi il suo passaporto è stato bruciato per far sì che non lasci il paese. La sua associazione sta ancora cercando di metterlo in salvo, ma è tutto troppo difficile.
«La gente è entrata in casa senza uniforme, ha saccheggiato il posto e quando hanno scoperto delle informazioni che gli hanno fatto sospettare che la persona fosse LGBT. Poi hanno preso il suo telefono, hanno confermato che facesse parte della comunità e lo hanno picchiato brutalmente e umiliato. Poi hanno trovato il suo passaporto e lo hanno bruciato», racconta. I modi che i talebani usano per ingannare le persone LGBT in Afghanistan sono meschini: «alcuni individui che ci hanno contattato hanno detto che hanno ricevuto una mail misteriosa da qualcuno che diceva di essere collegato a Rainbow Railroad, chiedendo informazioni e passaporto».
Ancora una volta, ci auguriamo che l’Italia, l’Europa, gli USA, tutti i paesi in cui le persone omosessuali sono al sicuro, possano aiutare la comunità LGBT in Afghanistan, perché non si può e non si deve morire per chi si ama. Perché non si può vivere nel 2021 come se fossimo nel secolo scorso. Perché essere omosessuali deve essere visto come normalità, e la normalità può essere solo accettata.
I talebani hanno una “kill list” delle persone #Lgbt+ afghane.
— Raffaele Carcano (@RaffaeleCarcano) November 2, 2021
A cui non resta ormai altra speranza della fuga. Nel frattempo si nascondono, perché anche le famiglie le rifiutano.https://t.co/eku6S8ljvC
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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