Noemi Durini, 16 anni, uccisa dal fidanzato che oggi tenta di ottenere permessi: le risposte della madre e della sorella

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Noemi Durini aveva solo 16 anni quando Lucio Marzo, suo fidanzato, l’ha brutalmente uccisa, seppellendola viva. Oggi, dopo aver scontato solo tre anni di carcere, lui chiede di avere dei permessi per poter lavorare fuori dal carcere. Ma questo, alla mamma e alla sorella di Noemi che ogni giorno devono convivere con la consapevolezza che la figlia e sorella non ci sia più a causa di un uomo di cui lei si sarebbe dovuta fidare, questo non va bene.

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Fonte: facebook

È morta il 3 settembre di tre anni fa, Noemi Durini è stata uccisa dal ragazzo che era il suo fidanzato, è quindi solo l’ennesimo caso di femminicidio, l’ennesimo caso in cui una donna viene brutalmente assassinata da una persona di cui dovrebbe fidarsi. Chi ricorda il caso, ricorderà anche come i media abbiano tentato di umanizzare Lucio Marzo, l’assassino, chiamandolo come “fidanzatino” o parlando di “amore”. Ma l’amore non ti uccide.

È stata sepolta viva, è morta spaventata, tradita, sapendo di star per morire, che non avrebbe non solo più rivisto la sua famiglia, ma che non avrebbe potuto realizzare nessuno dei suoi sogni. Noemi Durini amava la danza, voleva studiare psicologia e aiutare i bambini in difficoltà, facendo sostegno nelle scuole. Avrebbe potuto essere tante cose nella sua vita, ma uno psicopatico l’ha prima accoltellata, picchiata e poi l’ha lasciata morire.

Eppure, forse Noemi Durini, se qualcuno avesse preso sul serio le denunce per lesioni e violenza private che la madre della minorenne aveva presentato mesi prima del suo omicidio, sarebbe stata ancora viva. Al momento è inutile pensarci poiché, purtroppo, è troppo tardi. Ma non è troppo tardi per fare giustizia alla ragazza morta a soli 16 anni, uccisa da un 17enne.

Noemi Durini: le parole della sorella

Non appena è uscita online la notizia della richiesta di Lucio Marzo, il carcerato da 3 anni che ha confessato di aver ucciso l’innocente Noemi Durini, la sorella della vittima non ci ha visto più dalla rabbia, per chiedere che la giustizia venga rispettata, che chi ha ucciso sua sorella a sangue freddo (nel post ha anche descritto dei dettagli raccapriccianti di come lui si sia vantato di ciò che ha fatto) resti dove appartiene: nel carcere.

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Fonte: facebook

«Sono indignata, tutto questo è veramente assurdo, inconcepibile. Dopo quello che ha commesso, in un modo disumano e crudele, nonostante abbia compiuto 18 anni due mesi dopo l’omicidio, è stato processato tramite procedimento minorile, perché durante il fatto era appunto minore. Il sistema giuridico nei confronti dei minori lo sappiamo bene che è molto più elastico, e consente di avere sconti di pena e permessi molto più rapidamente. Il tutto, per un reinserimento sociale.

Io, come molti altri, non possiamo accettare questi per reati efferati, vengano attuati, consentiti tali sconti. Io personalmente penso che in alcune fattispecie di reati, non dovrebbero essere contemplabili. Non sto qui a ripetere il modo in cui ha tolto la vita a mia sorella, perché purtroppo lo ricordo ogni giorno da 3 anni a questa parte. Ricordo ogni parola, ogni frase di quell’esame autoptico e di quei fascicoli. Ricordo ogni secondo di quei lunghi e interminabili giorni mentre cercavamo mia sorella.

Come possiamo accettare, che un essere così crudele e oscuro, possa anche solo per 10 secondi, tornare in libertà? Dopo aver tolto la vita ad una ragazza di 16 anni, dopo aver distrutto una famiglia e l’integrità psichica di ognuno di noi, che ogni giorno dobbiamo convivere con questo dolore atroce. Dopo aver spento un sorriso così bello, e ritenendosi addirittura soddisfatto?

IO NON DIMENTICO IL SUO SORRISO BEFFARDO FUORI DALLA CASERMA DEI CARABINIERI DI SPECCHIA, IL 13 SETTEMBRE DEL 2017, DOPO AVER CONFESSATO L’OMICIDIO. Io non dimentico le sue risatine in tribunale, i suoi ghigni. Il suo sguardo. Io non dimentico le parole del giudice «È entrato nel carcere affermando “io sono quello che ha ucciso la ragazza», con senso di orgoglio e supremazia nei confronti degli altri detenuti. Come si può permettere libertà a un essere così? Che dignità dovrebbe recuperare, un soggetto che di dignità, non ha nulla? Che di umano, non ha nulla, soltanto la fisionomia e la biologia.
Non è contemplabile, quantomeno per un senso di giustizia e memoria, ricordo, nei confronti di Noemi e di tante altre vittime. Per un senso di rispetto, nei confronti delle famiglie che come la mia, devono convivere con la paura odierna che quegli assassini vengano liberati. Non ha rubato una caramella, non ha rubato un’auto, non ha spacciato, HA UCCISO. Ha ucciso, si è creato un alibi e messo in scena (insieme ad altri soggetti squallidi che non sto qui a citare) un teatrino ben costruito per infangare in tutti i modi la memoria di Noemi, coinvolgendo addirittura soggetti che con il reato e la vicenda, non avevano nulla a che fare.
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Fonte: facebook
Voi istituzioni, giudici, ministri, parlamentari e chi vi pare, ritenete ancora che questo soggetto e molti altri come lui, possano aver diritto nell’avere il privilegio di guardare il cielo, di calpestare un prato, o assaporare il vento, quando le persone che hanno ucciso sono sotto terra, in una bara? No. “Caro” Marzo, non dovevi nemmeno farti passare per la testa l’idea di togliere la vita a mia sorella. Ma l’hai fatto e purtroppo non si può più tornare indietro. Ora pagherai le conseguenze di questo gesto disumano, ogni giorno della tua vita, dentro quelle quattro mura.
Ed io personalmente, farò qualsiasi cosa per renderti la vita un vero inferno, battendomi ogni giorno tramite vie legali, tramite la nostra associazione e quant’altro, per far sì che esseri come te rimangano a marcire in galera e con la propria coscienza, e per aiutare soprattutto tante donne e ragazze che vivono ogni giorno situazioni come queste. Tu purtroppo hai tolto voce a Noemi, ma ti assicuro che la porterò IO avanti per lei.»

Noemi Durini: le parole della madre

Dopo la risposta della figlia, anche la mamma di Noemi Durini si è fatta sentire, ma tramite il Corriere della Sera, con un appello a tutte le istituzioni, sperando che possano ascoltarla e che quindi lascino l’assassino di sua figlia, colui che le ha spento il sorriso quando aveva solo 16 anni e che ha già avuto una pena ridotta poiché era 17enne quando l’ha ammazzata, nuovamente libero.

«L’assassino di mia figlia è stato condannato a soli 18 anni e 8 mesi, nulla in confronto alla vita stroncata di Noemi. Spero che vengano scontati fino all’ultimo minuto all’interno di una struttura detentiva. Se vuole lavorare, lo faccia nella sua cella o tra le mura del carcere. Spero che questa lettera porti molte persone a riflettere, perché ora l’unica cosa che mi resta è dare giustizia a mia figlia e tutelarla con ogni strumento possibile», scrive nell’appello al quotidiano.

«Io mi rivolgo alle istituzioni, al carcere dove è detenuto. Io credo nella giustizia e nelle persone che portano avanti questi ideali, e voglio credere che anche in questo caso vengano fatte le giuste e accurate valutazioni, per far sì che un soggetto del genere sconti la sua pena all’interno della struttura detentiva e non al di fuori di essa», ha aggiunto ancora, sperando che possano darle ascolto.

Infine, dopo aver tristemente ricordato come la figlia è morta, seppellita viva, ha detto di trovare «impensabile, da madre, che colui che ha tolto la vita a mia figlia in un modo barbaro e crudele possa avere diritto alla libertà, tramite permessi premio o ulteriori benefici. Apprendere del ritrovamento di mia figlia è stato straziante, un dolore immenso che non auguro mai a nessuno di provare. Quel giorno, insieme a mia figlia, sono morta anch’io».

Per cui, non ci resta che sperare, insieme a loro, che Noemi Durini possa avere almeno questa giustizia. Perché la sua morte è stata brutale, come tutti i femminicidi, è morta assassinata con tutta una vita davanti, e il pensiero che il suo assassino possa riprendere a vivere così presto, dopo solo 3 anni di detenzione, fa accapponare la pelle. Non solo per Noemi Durini, ma per tutte le donne morte di femminicidio.

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