Ce lo avevano promesso, e lo hanno fatto: il DDL Zan torna in Senato con lo stesso testo che è stato bocciato nel 2021, ma magari in questi mesi la destra si è resa conto che effettivamente un aggravante per gli attacchi omobitransfobici serve. Soprattutto potrebbe esser stato un esempio il caso di Jean Pierre Moreno avvenuto a Roma il 26 febbraio 2021, ma a cui il giudice nelle ultime settimane non ha concesso l’aggravante omofoba. E se ci fosse stato il DDL Zan?
Facciamo un breve recap: 154 voti favorevoli alla tagliola sul DDL Zan. 131 i contrari. 2 gli astenuti. Il voto è ovviamente stato segreto ma sappiamo chi è che lo ha affossato, perché sono coloro che hanno festeggiato e urlato come se fossero a uno stadio, perché sono le stesse persone che scrivono i post omofobici, che se avessero un figlio gay lo metterebbero in un forno (non sono parole mie, ma di Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria), che considerano i gay «vittime di aberrazioni della natura» (Luca Lepore e Massimiliano Bastioni, consiglieri regionali leghisti), e potrei continuare ancora.
L’iter del DDL Zan è stato poi bloccato per sei mesi, quindi i senatori non potranno tornare a parlare di cose importanti, come se la vita e la serenità dei cittadini italiani LGBT non fosse importante, per almeno sei mesi, e poi dovrà essere nuovamente discusso. Poi ovviamente ci vorranno altri mesi per farlo tornare nuovamente in Aula (e sappiamo quanto tempo ci abbia messo quest’anno il DDL Zan, ostaggio del leghista Ostellari). Insomma, in questi mesi continueremo e abbiamo continuato a fare la conta delle vittime, ma questa volta daremo un volto ai colpevoli che non sono solo gli omofobi, ma anche quei partiti che preferiscono proteggere i voti che le persone.
Dopo l’affossamento, comunque, l’Italia che esiste e resiste si è fatta sentire, e non poco. Sono state migliaia le persone che sono scese in piazza per manifestare contro una decisione presa da 154 persone che non rappresentano l’Italia intera. Ragazzi, famiglie, coppie, singole persone che hanno speso un pomeriggio per dire: no, insultare e appellare qualcuno per il proprio orientamento sessuale non è un’opinione. Leggete il DDL Zan e lo capirete da soli, senza pendere dalle labbra di quei politici che devono solamente proteggere il proprio elettorato e anche se stessi, perché ricordiamo cosa scrivono i leghisti sui social network:
- «Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno», Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria
- «I gay… che inizino a comportarsi come tutte le altre persone normali», Alessandro Rinaldi, consigliere per la Lega Reggio Emilia
- «Gay vittime di aberrazioni della natura», Luca Lepore e Massimiliano Bastioni, consiglieri regionali leghisti
- «I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie», Alberto Zelger, consigliere comunale della Lega Nord a Verona
- «Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza», Stella Khorosheva, candidata leghista
- «Fanno le iniezioni ai bambini per farli diventare gay», Giuliana Livigno, candidata della Lega
Il DDL Zan torna in Senato
Probabilmente qualcuno ha pensato che il DDL Zan sarebbe tornato in Senato con qualche modifica, ma, invece, è tornato proprio come lo avevamo lasciato, questo perché, come ha spiegato più volte lo stesso Alessandro Zan, il testo come lo leggiamo oggi è già frutto di diversi tagli e modifiche e non è possibile tagliare ulteriormente.
«In questo Paese manca ancora una legge contro i crimini d’odio, non ce lo siamo dimenticati. Ripartiamo con l’iter del testo perché riteniamo che i diritti siano un tema fondativo del Pd», ha detto Monica Cirinnà. Il segretario del PD Enrico Letta concorda dicendo che «sarebbe una sconfitta chiudere la legislatura senza l’approvazione di questo provvedimento». Ha anche aggiunto che «non mettiamo ultimatum, non ci muoviamo in una logica di sfida, ma di offerta a questo Senato. È una grande occasione per recuperare il rapporto con una parte del Paese» che ha sostenuto e sostiene il DDL Zan.
«Per noi il campo dei diritti è prioritario, in questi mesi ci sono stati alcuni importanti passi avanti su temi alcuni affrontati fuori dal Parlamento. Penso alla sentenza della Corte costituzionale sulla questione del cognome materno. In alcuni casi sono passi fatti dal Parlamento e penso al suicidio assistito lavorando strenuamente in modo molto costruttivo, positivo e con risultati importanti. Questo sarà un altro tema, ora è arrivato al Senato e quindi dico ‘in bocca al lupo a Caterina (Caterina Biti, relatrice del provvedimento per il Pd, ndr). So che il compito non sarà facilissimo ma anche su questo da parte nostra c’è l’intenzione di lavorare e sono convinto che avremo risultati positivi».
Enrico Letta, segretario del PD.
Alessandro Zan ha detto invece che «cercheremo di raccogliere idee, suggerimenti e proposte attraverso le Agorà per portare a casa una legge necessaria senza rinunciare alla tutela di tutte le persone vittime dei crimini d’odio. Questa è una legge che protegge tutte le vittime dei crimini d’odio», tentando di eliminare «il vergognoso applauso del 27 ottobre scorso in Senato», ovvero il giorno in cui il decreto è stato affossato.
Infine, conclude: «Finché c’è legislatura c’è speranza. Una legge contro i crimini d’odio esiste in tutta Europa, tranne n Italia, Ungheria e Polonia. E l’Italia non può diventare l’Ungheria di Orban. Per questa ragione e per un posizionamento dell’Italia tra i Paesi avanzati anche in ambito europeo, serve approvare il prima possibile una buona legge contro i crimini d’odio». Insomma, il solo fatto di essere accostati ai due paesi più omofobi d’Europa, ci fa capire la gravità della situazione.
Il testo della legge contro i crimini d’odio è stato ripresentato in Senato. Il Parlamento, in questi ultimi mesi di legislatura, dimostri che l’Italia sta dalla parte dell’Occidente dei diritti, della democrazia e della libertà.#ddlZan
— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) May 4, 2022
In Italia manca una legge contro l'omotransfobia, la misoginia e l'abilismo: approvarla è una priorità.
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) May 4, 2022
Oggi al Senato il @pdnetwork ripresenta il #DdlZan: un chiaro segno delle nostre intenzioni.
Il cammino dei diritti non si ferma, va avanti con più determinazione di prima!
Il PD ripresenterà in Aula il testo originale del #ddlZan, contro l'omotransfobia e i crimini ad essa connessi.
— Cathy La Torre 🏳️🌈 (@catlatorre) May 4, 2022
La strada è certamente in salita, ma mi auguro che stavolta il Senato plauda ad una legge approvata, e non a diritti e dignità negate!
Cosa non è il DDL Zan
Non voglio far approvare il DDL Zan perché sono contro l’utero in affitto. Letteralmente il DDL Zan è una legge che lotta contro la discriminazione e la violenza omotransfobica, quindi l’utero in affitto non c’entra nulla con questa proposta di legge. In più sottolineiamo anche che in Italia la «gestazione per altri», conosciuta in altri termine con «utero in affitto», è illegale. Quelle della destra che quindi usano l’utero in affitto come scusa per andare contro il DDL Zan, sono quindi delle fake news.
È liberticida: no. Il DDL Zan non è liberticida. L’articolo 4 dello stesso (ancora una volta, prima di criticare sarebbe utile informarsi, anche per evitare di fare figuracce) recita: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compi mento di atti discriminatori o violenti». Potete comunque trovare il testo completo e leggerlo con i vostri occhi qui.
Esiste già una legge: no, non esiste già una legge. L’articolo 61 del codice penale che in genere viene citato come legge già esistente prevede che un giudice possa applicare le aggravanti presenti nell’art. 61 del codice penale se una persona viene picchiata per il proprio orientamento sessuale o per la sua identità di genere o per la sua disabilità, tuttavia non è obbligato a farlo. Quindi una persona potrebbe essere più tutelata. Non penso questo sia normale.
Fuori i bambini dalla politica. Il DDL Zan prevede la strategia Nazionale attivata dall’UNAR, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, che è già presente con interventi anti-discriminatori nei campi dell’educazione e dell’istruzione, come anche in quelli del lavoro e delle carceri. Il loro nome è corso di educazione al rispetto. Quindi, cara destra, non si tratta di educazione gender, ma solo di educazione a rispetto di chi ama una persona delle stesso sesso, di chi ha un colore di pelle diverso dal tuo o, ancora, di chi non si identifica nel sesso in cui nasce.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty