Afghanistan: quattro donne sono state uccise con una trappola, tra cui anche l’attivista Frozan Safi

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Abbiamo parlato diverse volte della tragica situazione che stanno vivendo le minoranze in Afghanistan da quando, lo scorso agosto, i talebani sono tornati al potere. In particolare, le persone più in pericolo solo la comunità LGBT e le donne, che dalla Sharia non sono visti di buon occhio. I primi non dovrebbero proprio esistere in quanto contro natura, le seconde invece dovrebbero semplicemente sottomettersi all’uomo, non lavorare, non studiare. Dovrebbero solo essere mogli e madri. Ma questo non va bene, non nel 2021. E purtroppo chi prova a lottare e a scappare, paga con la vita.

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Fonte: Twitter

Abbiamo ascoltato con i brividi la conferenza stampa dei talebani pochi giorni dopo che sono saliti al potere. Una conferenza in cui dicono di essere cambiati, di voler rispettare i diritti delle donne di lavorare o essere indipendenti, come anche hanno detto di rispettare l’orientamento politico, tanto che hanno detto che non si vendicheranno delle persone che sono state amiche della democrazia. Hanno precisamente affermato che «non ci vendicheremo con nessuno. I diritti delle donne saranno tutelati dalla Sharia». Ma qualcuno ci ha creduto?

«Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. Le donne potranno avere attività in settori e aree diverse, come l’educazione e il sistema sanitario, lavoreranno spalla a spalla con noi. Se la comunità internazionale è preoccupata, assicuriamo che non ci saranno discriminazioni all’interno della nostra cornice di Sharia. Permetteremo alle donne di lavorare e studiare all’interno del nostro sistema.

Le nostre donne sono musulmane e saranno quindi felici di vivere dentro la cornice della Sharia. Permetteremo alle donne di studiare e lavorare all’interno della cornice della Sharia, saranno attive nella società ma rispettando i precetti dell’Islam. Le donne sono parte della società e garantiremo i loro diritti nei limiti dell’Islam».

Parole dei talebani alla conferenza stampa

Da quando i talebani hanno ripreso la loro dominazione in Afghanistan, però, in tante sono morte. Una delle prime notizie è quella della poliziotta incinta uccisa davanti alla sua famiglia. Lei si chiamava Banu Negar ed era incinta di 8 mesi, quando è stata uccisa di fronte ai suoi parenti e familiari che poi hanno deciso di raccontare quel che è successo al famoso giornale inglese, in modo che la notizia facesse il giro del mondo. Adesso, dopo mesi, la situazione non accenna neanche a migliorare.

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Fonte: Twitter

Afghanistan: uccise quattro donne con l’inganno

È successo a Mazar-i-Sharif, una città del nord dell’Afghanistan ovviamente sotto il controllo dei talebani. In una casa sono stati trovati quattro corpi quattro donne, tra cui anche quello di un’attivista e docente. Il portavoce del ministro degli Interni, Qari Sayed Khosti, ha confermato la notizia senza però identificare le donne, affermando solo che stanno indagando sull’omicidio e che due persone sono state arrestate dopo aver ammesso di aver invitato le donne a casa.

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Fonte: Twitter

Una fonte della città, però, ha detto che una delle vittime è l’attivista per i diritti delle donne in Afghanistan, Frozan Safi. Le altre donne sarebbe sue amiche e colleghe che sarebbero state ingannate dai loro assassini attirandole con la promessa di accompagnarle all’aeroporto per farle fuggire dall’Afghanistan e, considerando che erano state minacciate e che erano delle donne, hanno colto l’occasione al volo. Tuttavia, hanno trovato la morte e non avranno mai più la tanto amata libertà che ricercavano.

L’attivista uccisa aveva 29 anni, era una docente di economia ed era scomparsa da due settimane circa. Il The Guardian ha scritto che sarebbe morta per colpi d’arma da fuoco e che il suo corpo era sfigurato. Il corpo è stato identificato dalla sorella, medico, che l’ha riconosciuta dai vestiti poiché il volto era «distrutto dai proiettili» e anche l’anello di fidanzamento non c’era più. «Le ferite erano ovunque, troppe per poterle contare: alla testa, al cuore, al petto, ai reni, alle gambe», ha detto.

I suoi parenti hanno detto che aveva partecipato a delle manifestazioni nella sua città contro i talebani e aveva ricevuto una raccomandazione anonima di lasciare l’Afghanistan. Aveva presentato anche la richiesta di asilo in Germanio, ma purtroppo non è riuscita a fuggire. Purtroppo queste quattro coraggiose donne non sono le prime a morire, e probabilmente non saranno neanche le ultime. Fa male dirlo, ma purtroppo è la cruda verità. Finché non si interverrà contro i talebani e la loro dittatura, le persone continueranno a morire.

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