Ma quale 8 marzo: in Francia l’aborto entra nella Costituzione, mentre l’Italia sostiene gli obiettori e gli anti-abortisti

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Volete prima la buona o la cattiva notizia? Non che quest’ultima riesca ancora a stupirci: mentre la Francia introduce il diritto all’aborto nella sua Costituzione, l’Italia pare lontanissima da questo obiettivo, per ovvi motivi saranno in molti a vociferare.

L’aborto è un diritto costituzionale, ma solo in Francia

In data 5 marzo 2024 il Parlamento francese sancisce l’introduzione del diritto all’aborto nella sua Costituzione, con una netta maggioranza a sostenere la riforma che garantisce l’interruzione volontaria di gravidanza come diritto costituzionale per la prima volta.

Infatti, con 780 voti favorevoli e 72 contrari (per un totale di 852 su 925 parlamentari aventi voce in capitolo), la Francia diventa il primo Paese al mondo ad apportare questa importantissima modifica alla sua carta fondamentale, dopo essersi riuniti alla Reggia di Versailles in via eccezionale.

Fierezza francese, messaggio universale“, scrive così presidente Emmanuel Macron via social. Il risultato è stato condiviso con grande entusiasmo sia dai membri del parlamento con un grande applauso, sia da coloro che si erano riuniti davanti al maxischermo sulla Place du Trocadéro. Anche la Tour Eiffel si è illuminata a celebrare l’entrata del diritto all’aborto nella Costituzione francese, con la scritta luminosa di “Mio il corpo, mia la scelta“.

Fonte: Avvenire

Inutile dire che tale decisioni è stata duramente vessata dagli anti-abortisti francese e non, mentre nell’articolo 34 viene introdotta ufficialmente la frase: “La legge determina condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un’interruzione volontaria della gravidanza“.

Questa notizia lancia un messaggio fondamentale, la necessità di lasciare alle donne la libertà di decidere del proprio corpo e delle proprie vite, agendo nella legalità e nella sicurezza che lo Stato dovrebbe loro sempre offrire. Una vittoria, che però non riscatta chi sulla propria pelle ha subito le violenze della mancanza di questo diritto reso concretamente tale in qualsiasi altro Paese del mondo. Italia compresa.

L’8 marzo in Italia

In data 8 marzo ricorre annualmente la Giornata internazionale della donna, a cui seguono inevitabilmente le richieste di introdurre addirittura una festa dedicata agli uomini, come se questa ricorrenza non fosse ormai un modo per ignorare la disparità di genere che ancora dilaga nel mondo intero.

La Francia riconosce l’introduzione dell’aborto nella Costituzione come un messaggio importante a pochi giorni da questa giornata, mentre l’Italia celebra l’introduzione di tre gusti di gelato dedicati alla donna. Succede a Genova, in tre gelaterie del posto. Vorrei sottolineare il confronto.

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Fonte: ANSA

Nel nostro Paese si manifesta perché le studentesse non si sentono sicure all’interno dei loro stessi atenei, perché il mondo del lavoro non offre ancora le medesime opportunità alle donne, perché il governo preferisce ancora dipingerle solo come madri e mogli, ma non per i loro sogni e le loro ambizioni. Si manifesta perché la violenza contro le donne è ancora un problema serio, le cui vittime aumentano di giorno in giorno.

Recente é la notizia di una campionessa di scherma uzbeka di 17 anni, drogata e stuprata da tre atleti italiani della nazionale juniores. É risultata positiva al kit dello stupro e le analisi hanno confermato la somministrazione della droga, ma due degli atleti sono risultati ancora iscritti alla gara nazionale avviata a Lucca e nessuno é intervenuto.

Gli esempi sono troppi.

Mentre Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, avrebbe potuto dare una svolta consistente nella battaglia alla parità di genere, la sua politica non ha aiutato (e anche qui, molti parlano sempre di quei ovvi motivi).

In un’Italia che si finge laica, ma che pende dalle labbra di una religione che non permette il riconoscimento di diritti che si possono solo definire come umani, la Giornata internazionale della donna appare solo come il tentativo futile di offrire una scusa con una mimosa.

Fonte: Wired Italia

7 ginecologi su 10 sono obiettori di coscienza – secondo l’ultimo rapporto ministeriale – e non mancano di certo i sostegni agli anti-abortisti. Cosa dovremmo festeggiare? La legge 194 compie 46 anni, ma la strada è ancora tutta in salita.

Il Piemonte quest’anno ha promosso un finanziamento di un milione di euro alle iniziative Pro Vita con il progetto “Vita Nascente”, mentre la Lombardia si è preoccupata giusto l’altro giorno, sotto volere della Lega, di approvare una mozione tra cui si legge l’impegno nel “sostenere e diffondere anche a livello informativo il prezioso lavoro dei CAV“, acronimo che nasconde i “Centri di Aiuto alla Vita”.

Regalate un fiore alle vostre donne, vestitevi di giallo in onore di questa festa, ma a novembre tornerete a sfoggiare il rosso e le vostre donne continueranno a non averi i diritti che gli spettano.

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