La denuncia di Udu Lecce: insulti e vessazioni agli studenti di letteratura latina

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Che sia il greco antico o che sia il latino, non inizi un percorso di studi in cui ci sono queste lingue morte senza avere una passione per entrambe, per il semplice fatto che, per quanto siano capaci di aprirti la mente, per quanto possano essere interessanti, di certo non aprono le strade a tantissime carriere. Per questo, sentire le testimonianze di studenti di come proprio una docente di latino scoraggi e insulti durante le sessione d’esame, ci fa comprendere che c’è qualcosa di sbagliato nel sistema universitario. E denunciare queste situazioni è importante.

Io sono laureata in Lettere Classiche. Ho iniziato il mio percorso per passione, perché alle scuole superiori ho avuto docenti competenti che sono state capaci di trasmettermi la loro passione per la materia. Adesso sono al primo anno di magistrale in Letteratura e Filologia Moderna, con neanche un esame di greco o latino nel mio percorso di studi (comunque, dovrò fare un esame di latino perché mi serve per le classi di concorso di insegnamento), e questo perché durante il percorso di studi triennale i docenti mi hanno fatto passare la passione per quel che studiavo.

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Forse sarà stata la mia esperienza, non intendo generalizzare soprattutto perché altre colleghe hanno deciso di continuare con il percorso classico, ma studiare la letteratura in modo freddo e distaccato ha davvero leso il mio interesse per quelli studi. Andando in Erasmus, dove persino gli studi classici sono resi moderni, ho ritrovato quella luce che l’Italia aveva spento. Ad esempio, uno degli esami parlava della vita sociale nella società antica, ovviamente analizzando fonti e anche reperti antichi, davvero bello da studiare tant’è che, alla fine, mi sono congratulata con la docente. “Ci siamo accorti che non c’è molto interesse per queste facoltà, quindi cerchiamo di renderle più interessanti“, mi ha risposto.

Poi, certo, a parte l’interesse per la materia, ci deve essere il rispetto. Sono pochi i docenti qui in Italia (ascoltando le testimonianze degli studenti ed essendo io stessa una studentessa universitaria) che davvero rispettano gli studenti. Io di testimonianze ne ho raccontate un po’, ma voglio ricordare giusto quella di uno dei miei ultimi esami all’Università di Bari, un esame online in cui ho assistito a una scena che ricordo ancora chiaramente, con tanta sofferenza:

«Una studentessa rispondeva alle domande, sembrava anche abbastanza sicura. Ma al docente non piaceva. La bocciò, nonostante avesse risposto alle domande correttamente, e lei ha commesso l’errore di chiedergli in cosa dovesse prepararsi meglio, cosa dovesse fare per passare quell’esame che stava preparando da un anno. Gli ha detto che aveva persino la tesi pronta, ma stava rimandando la laurea a causa di quell’ultimo esame.

Lui le rispose urlando, insultandola e dicendole che non si sarebbe mai laureata, le ha chiesto il nome del suo relatore dicendo che gli avrebbe parlato per non farla laureare. Io questo lo chiamo sadismo, crudeltà, non conosco davvero un altro modo per descriverlo. Non so se oggi quella ragazza sia riuscita a laurearsi, ma la mia tesi l’ho un po’ dedicata anche a lei».

Università: la denuncia degli studenti del Salento

«Il 1° febbraio una studentessa della Iulm muore suicida in università, “ho fallito negli studi” afferma in una lettera. Il 24 gennaio, si tiene l’appello di lingua e letteratura latina in Unisalento, come i precedenti appelli la maggior parte di studenti e studentesse viene bocciata, non prima di aver ricevuto numerosi insulti da parte degli esaminatori», così inizia la lettera dell’Unione degli Universitari dell’Università del Salento, indirizzata al ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini (potrebbe interessarvi: Lo sportello psicologico nelle università c’è già, ma non basta: CNSU ha presentato un’interrogazione alla ministra Bernini).

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Continuano poi, spiegando che «questi due eventi sembrano apparentemente sconnessi, ma in realtà sono accomunati dalla stessa matrice sociale intrisa di cultura del merito che sottende la nostra società. Anche nel secondo caso ci sono state persone che dal comportamento dei docenti durante l’esame hanno imparato solo ad interiorizzare il terrore dello studio, che non dovrebbe caratterizzare un percorso universitario. L’estate scorsa una ragazza si è sentita male a causa della troppa pressione e le docenti hanno dovuto chiamare l’ambulanza». Per questo motivo, hanno deciso di denunciare, sottolineando l’importanza di prevenire i traumi.

Nella lettera si leggono tantissime testimonianze anonime raccolte dai rappresentati degli studenti, testimonianze che riguardano in particolare un esame della facoltà di Lettere e che parlano addirittura «della presenza agli appelli di un ormai ex docente che non è autorizzato ad interrogare ma che lo fa indisturbato da anni». «Continueremo a lottare affinché non esistano più le vittime della cultura del merito, che non sono solo coloro che arrivano a togliersi la vita, ma chiunque pensi che piangere e stare male per un esame sia normale», hanno detto Sabrina Loparco e Laura Piccirillo dal sindacato studentesco. Queste sono le testimonianze:

  • «Questa situazione insostenibile mi ha costretta ad intraprendere ormai da mesi un percorso di psicoterapia e a valutare, nonostante debba sostenere soltanto quest’ultimo esame, il passaggio ad un altro corso di studi oppure in un altro Ateneo»;
  • «Fingeva di non sentire le mie risposte e mi ha messa in difficoltà in ogni modo»;
  • «Mi ha bocciato nel giro di 1 minuto e mezzo perché non ricordavo il significato di un verbo… Come se non bastasse ha deciso di umiliarmi gridandomi contro»;
  • «Oltre che da lei, negli ultimi appelli ho subito umiliazioni anche da parte di X, che mi ha bocciata nel giro di un minuto senza farmi proferire mezza parola. La situazione è insostenibile e molti ragazzi, a causa di tale esame, stanno prendendo in considerazione l’idea di andare via dall’Unisalento»;
  • «Ho avuto modo di sentire i rimproveri rivolti ad una studentessa esaminanda, di fianco a me; poco avevano a che fare con l’esame in corso e ad ogni modo non erano commenti di natura professionale, ma miravano più che altro al libero insulto».

La docente in questione ha già risposto alle accuse in un’intervista con il Corriere del Mezzogiorno, definendole «del tutto infondate, offensive e diffamatorie», «supportate da studenti evidentemente delusi dall’esito dell’esame, istigati e strumentalizzati ad arte ed a fini speculativi, per screditare il mio lavoro e la mia correttezza e serietà professionale». Aggiunge anche di aver sempre «trattato gli esaminandi con estrema disponibilità e comprensione, aiutando chi dimostrava almeno un minimo di impegno e dedizione allo studio della materia».

L’insegnante ha anche detto di aver ricevuto solidarietà da colleghi e anche da altri studenti, che l’hanno contattata «per dirsi dispiaciuti, confortandomi e dicendosi pronti a testimoniare il contrario», e in più ha detto che i firmatari della lettera «non fanno parte del corso di Lettere, ma di Scienze Psicologiche: non hanno cognizione di causa e riportano esclusivamente testimonianze anonime. Sono associazioni studentesche con fini politici: evidentemente, dopo i fatti di Milano, intendono speculare sull’esame e sull’insegnamento di latino».

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Il rettore Fabio Pollice, intanto, ha detto di aver incontrato la docente in questione in più occasioni insieme ai rappresentati degli studenti, «per cercare una soluzione condivisa sulle modalità di svolgimento dell’esame e su un’equa valutazione degli studenti, nel rispetto del diritto di libertà di insegnamento dei docenti. Nonostante questi tentativi, non si è giunti al nuovo clima auspicato. Successivamente sono intervenuto finanziando uno specifico tutorato a supporto degli studenti».

Per la denuncia fatta dagli studenti, ha detto di aver avviato un’indagine interna, «al termine della quale l’Università del Salento renderà note le proprie decisioni a riguardo. Prima della conclusione dei lavori non commenterò più la vicenda, e auspico che così facciamo tutti coloro che vi sono coinvolti. Solo in un clima di serenità, infatti, sarà possibile prendere le decisioni più opportune. In attesa che si completino le verifiche in corso, ho suggerito al Consiglio Didattico di Lettere di allargare la Commissione d’esame e di inserire un nuovo appello».

La ministra dell’Università e della Ricerca, che ha detto di avere a cuore la salute mentale degli studenti, dovrebbe cominciare a fare effettivamente qualcosa per noi, magari cominciando anche a parlare con i docenti per quanto concerne l’umanità. Perché un insegnante competente è un insegnante umano, che non vede gli studenti come numeri di matricole e menti da riempire di nozioni, ma come persone alla pari.

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