Matteo Salvini contro le valutazioni delle pagelle: “Ci vuole una laurea per capirle” (non come per essere ministro)

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Da vero influencer, come farebbe qualsiasi altro genitore (o forse no?), Matteo Salvini ha commentato su TikTok la pagella di sua figlia che frequenta le elementari. No, non i voti che ha ricevuto, ma come sono cambiate le cose. Adesso, infatti, non ci sono più valutazioni come “Ottimo, Eccellente, Sufficiente“, et similia, tantomeno numeri, ma degli obiettivi e dei livelli che lo studente deve raggiungere. Conoscendo obiettivi e livelli, per lo studente e per il genitore o tutor che lo segue è più semplice comprendere il perché di una valutazione e anche come eventualmente migliorarsi. Ma per il Ministro delle Infrastrutture che dovrebbe essere Ministro di tutto il resto, questo non va bene.

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Matteo Salvini proprio non ce la fa. Pensare solo al suo ministero? Impossibile. Deve mettere voce su tutto, anche su quello che non lo compete come il ministero dell’Istruzione, oppure la storia di qualche mese fa concernente gli Oreo. Per chi se lo fosse perso, scrisse con il solito tono da denuncia: «Ammoniaca nei biscotti Oreo per renderli neri, l’incredibile denuncia di un giornale olandese. Quanti ne hanno mangiati in questi anni ragazze e ragazzi di tutte le età? Va fatta chiarezza al più presto». Allegato al tweet, lo screenshot dell’articolo pubblicato da Agrifood Today, che cita la fonte principale della notizia, ovvero il sito olandese Noordhollands Dagblad.

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E dal cibo… Passa alla figlia, cioè scusate, alla pagella della figlia. Perché lui è un padre come tutti gli altri. Lui comprende le difficoltà degli altri genitori. Lui è uno del popolo. La differenza è che lui ha la possibilità di firmare delle leggi, di proporle, e in più lui dovrebbe anche sapere che ci sono letteralmente delle linee guida pubblicare dal MIUR e disponibili sul sito del governo di cui lui fa parte, in cui potersi informare riguardo le nuove dimensioni dell’apprendimento. Ma evidentemente Matteo Salvini vuole solo lamentarsi.

Matteo Salvini contro le pagelle

In una diretta su TikTok (e già qui…), il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, segretario della Lega, ha confidato: «Ho visto la pagella online di mia figlia, quinta elementare. Per interpretarla e capirla ci vuole la laurea. Non so se mi ascoltano altre mamme e papà o professori. La pagella è lunghissima, ai miei tempi c’erano le materie con ottimo, distinto, sufficiente. Ora per italiano ci sono otto voci, senza giudizi ma ‘avanzato, intermedio, base o in via di prima acquisizione». Poi domanda: «Non è più semplice rimettere i voti con i numeri?». Certo, tornare indietro sempre. Andare verso il progresso, mai.

«In questo modo quattro è quattro, sei è sufficiente, nove è eccellente, tre vuol dire che bisogna ripensare qualcosa. Non capisco a chi diano fastidio i voti. Dicono che turbino i bambini, e invece così ci mettono un quarto d’ora a capire com’è andata l’interrogazione. ‘In via di prima acquisizione’ ho capito che significhi ‘insufficiente’. E allora meglio dire ‘insufficiente’», conclude. Forse Matteo Salvini ci mette un quarto d’ora a comprendere delle semplici parole. Ai bambini viene spiegato cosa significano quelle valutazioni, da insegnanti competenti che hanno letto le linee guida.

Ai tempi di Matteo Salvini, o ai tempi dei nostri genitori, o dei nostri nonni, avevamo meno diritti. Non per forza qualcosa che viene dal passato deve essere corretto e giusto. Dice che «per interpretare la pagella ci vuole una laurea», non come per essere un Ministro della Repubblica Italiana che può firmare e proporre leggi, decidere del futuro dell’Italia. Per quella ci vuole un semplice diploma, e anche meno. Se il Ministro ha dubbi sulle pagelle, interroghi direttamente il suo collega, invece di fare il TikToker come un qualsiasi ragazzino che si lamenta come hobby. Oppure… Oppure potrebbe semplicemente leggere delle linee guida.

Le linee guida del ministero

«I docenti valutano, per ciascun alunno, il livello di acquisizione dei singoli obiettivi di apprendimento individuati nella progettazione annuale e appositamente selezionati come oggetto di valutazione periodica e finale», leggiamo a pagina quattro delle Linee Guida del Ministro dell’Istruzione. I livelli di apprendimento, per quanto riguarda la scuola primaria (quindi quella d’interesse di Matteo Salvini), sono quattro: avanzato, intermedio, base e in via di prima acquisizione.

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In altre parole, Avanzato corrisponde a Ottimo, Intermedio a Distinto, Base a Sufficiente e In via di prima acquisizione è Insufficiente. I livelli, tuttavia, «sono definiti sulla base di dimensioni che caratterizzano l’apprendimento e che permettono di formulare un giudizio descrittivo. È possibile individuare, nella letteratura pedagogico-didattica e nel confronto fra mondo della ricerca e mondo della scuola, quattro dimensioni che sono alla base della definizione dei livelli di apprendimento. I livelli si definiscono in base ad almeno quattro dimensioni», che sono:

  1. l’autonomia dell’alunno nel mostrare la manifestazione di apprendimento descritto in uno specifico obiettivo. L’attività dell’alunno si considera completamente autonoma quando non è riscontrabile alcun intervento diretto del docente;
  2. la tipologia della situazione (nota o non nota) entro la quale l’alunno mostra di aver raggiunto l’obiettivo. Una situazione (o attività, compito) nota può essere quella che è già stata presentata dal docente come esempio o riproposta più volte in forme simili per lo svolgimento di esercizi o compiti di tipo esecutivo. Al contrario, una situazione non nota si presenta all’allievo come nuova, introdotta per la prima volta in quella forma e senza specifiche indicazioni rispetto al tipo di procedura da seguire;
  3. le risorse mobilitate per portare a termine il compito. L’alunno usa risorse appositamente predisposte dal docente per accompagnare il processo di apprendimento o, in alternativa, ricorre a risorse reperite spontaneamente nel contesto di apprendimento o precedentemente acquisite in contesti informali e formali;
  4. la continuità nella manifestazione dell’apprendimento. Vi è continuità quando un apprendimento è messo in atto più volte o tutte le volte in cui è necessario oppure atteso. In alternativa, non vi è continuità quando l’apprendimento si manifesta solo sporadicamente o mai.

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