Mistero sulla morte di Tiziana Cantone: si è davvero suicidata?

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Sono ormai passati quattro anni da quando Tiziana Cantone, a causa del revenge porn e del conseguente odio che stava ricevendo online e nella sua vita reale, si è tolta la vita, ma ci sono ancora dei dubbi sul suo caso. In primis: perché il suo iPad e il suo smartphone sembrano essere completamente ripuliti, come se non li avesse mai usati? In secundis: come ha fatto una pashmina a creare un solco di 2.5 cm sul suo collo? La madre chiede che sia riesumata per procedere con un’autopsia.

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Quello che è successo a Tiziana Cantone si sarebbe potuto evitare. Si sarebbe potuto evitare con una mentalità superiore, con più consapevolezza (se fosse successo oggi le persone non avrebbero reagito così) di chi è la vittima, con la legge sul revenge porn che oggi abbiamo ma che 4 anni fa era solo un’utopia. Ma, soprattutto, si sarebbe potuto evitare se un uomo non avesse ben pensato di postare dei video di una ragazza inconsapevole.

Quando è stato pubblicato il video nessuno ha pensato a Tiziana Cantone come una persona. Tutti andava in giro urlando le parole che pronunciava in quel video, come fossero una barzelletta, come se una donna innocente non fosse stata resa una vittima da parte di un uomo di cui lei si era fidata. Nessuno ha pensato all’uomo che ha postato il video e che era presente nel video! Tutto quello che importava era Tiziana Cantone.

Quando è stata trovata morta nel suo appartamento, impiccata con una pashmina, è stato subito deciso che fosse morta per suicidio. D’altronde, tutto l’odio e le attenzioni mediatiche (si facevano persino articoli online sul suo video!) ottenute in quel periodo, avrebbero distrutto psicologicamente qualsiasi persona debole, per cui pensare al suicidio sembrava la scelta più ovvia. Ma se non fosse stato così? Se Tiziana Cantone in realtà non si fosse tolta la vita da sola?

Tiziana Cantone si è suicidata?

Come abbiamo scritto, la prima inchiesta fu subito archiviata dalla Procura di Napoli Nord, ma, in tutti questi anni, Teresa Giglio, mamma di Tiziana Cantone, non si è mai data per vinto, ha continuato ha lottare per la viglia e soprattutto per farle avere giustizia. E, dopo tanti anni, ci è finalmente riuscita, perché alcuni rilievi hanno convinto la Procura ad aprire l’indagine non come istigazione al suicidio ma come frode processuale.

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In primis, il tablet e il telefono di Tiziana Cantone sembrava che non fossero mai stati utilizzati, erano completamente resettati se non per quattro pagine aperte sul browser Safari. Tuttavia, considerando da quanto avesse il tablet, sembra pressoché impossibile che abbia utilizzato solo quelle quattro pagine. Secondo gli esperti che hanno analizzato la questione, questa manomissione sarebbe avvenuta per mani di qualcuno senza esperienza.

L’Emme-Team fa sapere che «alla riapertura di Safari, il browser internet usato da Tiziana Cantone, sono comparse 4 pagine web, ma nessuna nei mesi prima della morte di Tiziana. Unica spiegazione logica e tecnica è che la cronistoria sia stata volontariamente cancellata. Azione che non può di certo avvenire in automatico da parte del sistema». Questo farebbe pensare che quindi qualcuno abbia tentato di manomettere le indagini (che infatti sono state archiviate).

Sul suo tablet e sul suo smartphone non c’era più nulla, come se la sua intera vita fosse stata eliminata con un reset. Non c’era la sua musica preferita, non c’erano contatti in rubrica, non c’erano video, foto, selfie, messaggi, niente di niente. Questo non può avvenire per caso, un reset del genere deve essere per forza fatto da un utente volontario, come viene anche spiegato:

«dal controllo dei Login, quando l’iPad era in possesso e in uso a Tiziana Cantone, è possibile notare come questa ne fece uso durante il giorno della morte, includendo le 4 pagine web riscontrate. Pertanto, questa anomalia va a confermare che la non presenza di cronologia Internet, l’assenza di messaggi, di utenti registrati in rubrica o attività delle applicazioni caricate nel dispositivo, è per definizione una cancellazione volontaria dei dati».

Ma non finisce qui, perché c’è anche una grande incongruenza per quanto concerne la galleria della Apple. Chi possiede un dispositivo sa che le immagini sono numerate da 0001 in crescendo, tuttavia sull’iPad di Tiziana Cantone «foto del 2008 è intitolata 0004. Ciò si concretizza in un’anomalia a una manipolazione poiché quanto trovato non rispecchia il sistema operativo del dispositivo ed è per definizione un intervento esterno. Si fa anche notare che risulterebbero comunque mancanti le foto 009, 0014 e 0015».

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Infine, «secondo quanto riportato dagli stessi carabinieri, la Sim originale Vodafone fu sequestrata unitamente con l’iPhone di Tiziana Cantone, in una busta separata, una volta estratto dal dispositivo per essere fotografata e inserita nel fascicolo fotografico. Ma lo stesso dispositivo, quando fu restituito alla signora Giglio aveva al suo interno una Sim bianca (o vuota) e non quella indicata nei due documenti della polizia giudiziaria».

Insomma, sempre esserci qualcosa che non va. Tablet a parte, la mamma di Tiziana Cantone è fermamente convinta che la figlia non si sarebbe mai tolta la vita e, anche su questo presenta delle prove, come la pashmina con cui si sarebbe tolta la vita. Per la madre un indumento di seta non avrebbe mai potuto stringere così tanto il suo collo tanto da creare un solo di 2,5 cm.

Per queste prove, in ogni caso, è stata aperta una nuova inchiesta per frode processuale a carico di ignoti, seguita dell’Emme-Team, un gruppo di studi legali che combatte ogni giorno contro il revenge porn e, purtroppo, Tiziana Cantone è considerata spesso il simbolo di questo oltraggio. Speriamo che possa avere, dopo tanti anni, la giustizia che merita e, soprattutto, che si riesca a scoprire la verità.

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