Tiziana Cantone: l’avvocato della madre critica le indagini “del tutto carenti”

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Gianluca Condrò, difensore di Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, scrive un’istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione dell’indagine presentata dal pm Giovanni Corona (la seconda nel giro di pochi mesi), in cui definisce “del tutto carente” l’attività di indagine realizzata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord nel fascicolo per omicidio volontario aperto sulla morte della donna di 31 anni trovata senza vita, con un foulard intorno al collo, il 13 settembre 2016. Il suo è stato il primo caso di revenge porn che ha fatto discutere l’Italia su questa pratica oscena.

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Tiziana Cantone

Qualche anno fa abbiamo raccontato di Tiziana Cantone e del mistero sulla sua morte. A prima vista, tutto sembrava portare a un suicidio. Non solo è stata attaccata da tutti i media, ma tutti quelli che conoscevano il suo nome ridevano di lei. Le cose intorno al suo corpo, però, erano piuttosto sospette, come il suo iPad e lo smartphone completamente puliti, come se non l’avesse mai usati. Inoltre, come ha fatto la pashmina a formare un solco di 2,5 cm sul suo collo? Sua madre ha lottato per molti anni e non è stata ascoltata fino alla fine di maggio 2021.

Si potrebbe aver evitato quello che è successo a Tiziana Cantone. Se ci fosse stata maggiore consapevolezza, se tutto fosse successo oggi, la reazione della gente sarebbe stata diversa. Alcune persone sicuramente reagirebbero in modo simile, ma altre avrebbero difeso Tiziana. Grazie alle leggi contro il revenge porn che abbiamo oggi (anche se, purtroppo, grazie alla sua morte), la sua sofferenza avrebbe potuto essere evitata. Ma la cosa più importante è che se un uomo non avesse deciso di pubblicare un video di una ragazza senza il suo consenso, tutto questo avrebbe potuto essere evitato.

Tutto ruota intorno al consenso. E, guarda caso, quando si parla di consenso, si parla di una donna a cui non è stato chiesto il permesso, che è stata costretta a fare qualcosa o a cui è stato fatto qualcosa senza il suo consenso. Quando il video è stato pubblicato, nessuno ha considerato Tiziana Cantone come una persona, come una vittima. Tutti giravano intorno alle parole che pronunciava nel video, come se fossero una barzelletta, come se una donna innocente non fosse stata resa vittima da un uomo di cui si fidava.

Nessuno ha pensato all’uomo nel video. Lui era solo un contorno, forse per qualcuno addirittura un eroe. Quando è stata trovata morta nel suo appartamento, impiccata con una pashmina, si è subito deciso che si fosse suicidata. Dopo tutto l’odio e l’attenzione mediatica (si facevano persino articoli online sul suo video e gadget con le frasi pronunciate!), qualsiasi persona fragile sarebbe stata distrutta psicologicamente, quindi sembrava la scelta più ovvia pensare al suicidio. Ma se non fosse stato così? E se Tiziana Cantone non si fosse tolta la vita da sola? La madre sta lottando da anni per ottenere la verità.

Le indagini su Tiziana Cantone sonno “del tutto carenti”

Gianluca Condrò, l’avvocato difensore di Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, ha scritto una istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione dell’indagine presentata dal pm Giovanni Corona. Questa è la seconda richiesta di archiviazione presentata nel giro di pochi mesi. Nella sua istanza, Condrò critica fortemente l’attività di indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord nel fascicolo per omicidio volontario aperto sulla morte di Tiziana Cantone, definendola “del tutto carente“.

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Tiziana Cantone e la madre

Corona ha tentato di archiviare le indagini già lo scorso novembre, in quanto in seguito all’autopsia svolta sui resti del corpo di Tiziana dopo la riesumazione, è emerso che l’ipotesi più plausibile per la morte della ragazza fosse quella del suicidio. Ma la Giglio si era opposta e il Gip del tribunale di Napoli Nord Raffaele Coppola, nel febbraio scorso, aveva ordinato altre indagini alla Procura. Ormai sono trascorsi tre mesi circa, e ancora una volta la procura ha tentato di archiviare il caso. Ma il difensore della madre si è opposto ritenendo che la procura in questo lasso di tempo sia rimasta “incomprensibilmente inerte“.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ha dato valore alle consulenze riguardanti la dinamica della morte redatte dai medici legali Vittorio Fineschi e Aniello Maiese, commissionate dalla difesa. Queste consulenze hanno sollevato dubbi sull’ipotesi del suicidio, tanto che il GIP ha scritto a febbraio che “si può ipotizzare una metodica asfittica riconducibile a strangolamento al pari di un soffocamento da suicidio“. Nonostante ciò, negli ultimi tre mesi, l’unico sforzo investigativo compiuto dal pm Corona è stato quello di ascoltare nuovamente la zia di Tiziana, la persona che ha scoperto la ragazza morta con una pashmina legata attorno al collo.

Nell’opposizione presentata pochi giorni fa, l’avvocato Condrò ripete quanto già evidenziato nella prima richiesta di opposizione. In quella precedente, si era fatto riferimento alle affermazioni dei medici legali nominati dalla difesa, mettendo in luce le critiche rivolte all’operato della Procura riguardo alla mancanza di esami e accertamenti sulla cosiddetta “vitalità del solco“. Questi esami possono fornire informazioni sulla causa della morte, se sia stata causata da un impiccamento o da uno strangolamento. Inoltre, sono state sollevate questioni riguardo alla capacità della panca ginnica di causare la morte di Tiziana Cantone.

Tuttavia, sebbene l’esame sulla “vitalità del solco” sia ormai impossibile da effettuare, gli accertamenti sulla panca, che ancora si trova nella tavernetta di Mugnano come era nel settembre 2016, sono ancora fattibili, come sottolinea l’avvocato Condrò. A febbraio, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva scritto che l’unica ulteriore indagine per comprendere le cause della morte consisteva nella nomina di un perito che, analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard utilizzato e la posizione in cui Cantone è stata trovata, potesse attraverso un esperimento giudiziale accertarne la compatibilità con un decesso per asfissia o impiccagione. Il GIP aveva dato al pm novanta giorni per eseguire tale esperimento, ma questo non è stato fatto.

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Tiziana Cantone

Nella richiesta di archiviazione, il pm afferma che l’attività sarebbe stata “superflua” e “inutile” dopo aver ascoltato la zia di Tiziana, che ha confermato di averla trovata impiccata alla panca. Pertanto, secondo il pm, non è necessario eseguire l’esperimento che può solo confermare quanto riferito dalla zia di Tiziana, la quale, fa notare il pm, non è mai stata denunciata o sospettata per la morte della nipote. Per la difesa, queste argomentazioni del pm sarebbero solo “un esercizio dialettico finalizzato a non dare seguito alle indicazioni del Tribunale“.

Nell’opposizione all’archiviazione, l’avvocato Condrò allega anche le conclusioni del proprio consulente tecnico, l’ingegnere romano Mario Scipione. Secondo il consulente, «la posizione in cui veniva rinvenuta la Cantone faceva sì che sul collo della ragazza agisse una forza peso notevolmente inferiore (impiccamento incompleto) rispetto a quella che si sarebbe determinata appendendosi in modo verticale (impiccamento completo)».

Pertanto, secondo il consulente, sarebbe stato difficile per Cantone impiccarsi in quella posizione. Inoltre, Scipione afferma che «il processo di soffocamento risultava facilmente reversibile, ovvero durante il soffocamento la Cantone poteva in qualunque momento afferrare lo schienale della panca che aveva di fronte per riuscire ad annullare la tensione che il foulard le procurava sul collo». Infine, Scipione evidenzia che «la posizione in ginocchio sulla panca con le caviglie incrociate è una posizione instabile, ovvero al minimo spostamento il corpo ne avrebbe assunto una diversa». Pertanto, è improbabile che il corpo sarebbe stato trovato in quella posizione in caso di impiccagione.

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