Simone Pillon loda Justin Bieber per una dichiarazione del 2011 sull’aborto, ma non sa che lo scorso anno ha sostenuto la Roe v. Wade

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Simone Pillon e il suo sfruttare qualsiasi individuo per fini personali, senza però aggiornarsi. Ieri ha infatti pubblicato una frase di Justin Bieber in cui dice di non credere nell’aborto e che “vuol dire uccidere un bambino“, ma ci sono un paio di commenti da fare. In primis, la frase è stata detta dal cantante nel 2011, a sedici anni, mentre lo scorso anno, un po’ più maturo, ha difeso il diritto delle donne di scegliere cosa fare del proprio corpo. In secundis, Bieber ha posto metà dichiarazione come domanda. Poi Bieber ha fatto uso di droghe ed è anche stato arrestato per guida in stato di ebbrezza: perché Pillon lo utilizza come esempio?

Simon Pillon e la sua eterna lotta contro le donne e il loro diritto di scegliere sul proprio corpo. Sono contrari all’aborto, perché sono pro-vita e famiglia, ma solo la famiglia eterosessuale, con una mamma e un papà, felici. Poco importa che lo stesso leader leghista, Matteo Salvini, abbia avuto dei figli fuori dal matrimonio e abbia divorziato diverse volte. Dicono di non essere omofobi, ma poi bocciano qualsiasi legge e passo avanti nei confronti della comunità LGBT, parlando di potenti lobby gay e di ideologia gender, quando si vuole solo insegnare il rispetto ai ragazzini. La Lega è il partito dei no, del no al progresso, del no al rispetto.

Basta vedere quello che succede in Polonia, quante donne sono morte perché i medici non possono abortire e hanno paura delle cause legali se dovessero far abortire una donna, e quindi preferiscono lasciarla morire. Izabela aveva 30 anni, era polacca ed era incinta. Era, perché è morta a Pszczyna a causa di un’infezione dovuta a delle complicazioni sorte nella 22esima settimana di gravidanza. Secondo la legale (Jolanta Budzowska) che rappresenta la famiglia i medici hanno scelto di non operarla per far sì che il feto morisse “naturalmente“, come stabilito dalla legge polacca sull’aborto e che vieta a qualsiasi medico di interrompere delle gravidanze anche per difetti congeniti. Solo che quando è morto il feto, è morta anche Izabela.

L’ultima vittima dell’aborto in Polonia è Dorota, ricoverata presso un ospedale situato nella città di Nowy Targ. Durante il quinto mese di gravidanza, ha avuto la rottura delle acque. Secondo i membri della famiglia che hanno rilasciato interviste ai media, alla donna è stato detto che c’era la possibilità di salvare la sua gravidanza. Le è stato ordinato di mantenere le gambe sopra la testa per cercare di ripristinare il livello delle acque, e le è stato richiesto di rimanere in quella posizione per diversi giorni. Tuttavia, ha iniziato a manifestare sintomi come mal di testa e vomito, e i test hanno indicato la presenza di un’infiammazione nel suo corpo. Anche Dorota è morta per un aborto negato.

Di queste donne non troverete traccia sul profilo di Simone Pillon, perché la vita di feti non nati è più importante di quella di donne con una vita davanti, di donne che magari sono già madri e lasceranno per metà orfani i propri figli, di donne che sono mogli, sorelle, amiche, figlie. Di donne che sono già delle persone. Può pubblicare tutti i Justin Bieber del mondo, ma non spenderà una parola per tutte le vittime della sua mentalità.

Simone Pillon e Justin Bieber: uno ha cambiato idea, l’altro è rimasto indietro

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«Non credo davvero nell’aborto. … È come uccidere un bambino?», affermava Justin Bieber in un’intervista con il Rolling Stone, a febbraio 2011. Quando gli viene posta l’ipotesi della vittima di stupro, afferma: «Um. Beh, penso che sia davvero triste, ma tutto accade per una ragione. Immagino di non essere stato in quella posizione, quindi non sarei in grado di giudicarlo». Justin Bieber all’epoca di queste affermazioni aveva 16 anni, quasi 17. Era famoso da pochi mesi, e sicuramente era ancora influenzato dalle opinioni della madre ultracattolica, Pattie Mallette.

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Avrebbe almeno potuto scrivere per bene il nome

Della storia della mammina, ne scrive anche Simone Pillon, chiamando Justin Bieber “sopravvissuto“: «sua madre, intossicata dalla droga, dopo aver tentato il suicidio, a 17 anni rimase incinta e decise di abortire, ma il medico che cercò di eseguire l’aborto fallì il suo intervento. quel punto sua madre, che si chiama Pattie Mallette, disse a se stessa che, «Semplicemente non dovevo più farlo, non dovevo più abortire. Dovevo cercare di fare del mio meglio. E fui decisa a fare tutto quello che c’era da fare per farlo vivere».

Conclude la storiella dicendo che, parafrasando, adesso Pattie è bigotta quanto lui: «ora Pattie è un’attivista pro-life, e grazie a un aborto fallito e al ritrovato coraggio di una giovane donna, possiamo tutti ascoltare le bellissime canzoni di Justin. Quanti Justin c’erano tra i sei milioni di bambini uccisi dal 1978 ad oggi solo in Italia?». Infine, paragona l’immagine di Justin Bieber, pieno di tatuaggi, ai suoi coetanei e rapper italiani che però hanno una posizione diversa. «A parità di tatuaggi la differenza la fa la quantità di sale in zucca (e la qualità delle canzoni)».

Cosa c’è che non va in questa narrazione? In primis, Bieber ha detto quelle frasi quando era un ragazzino influenzato ancora dalla madre bigotta. In secundis, lo scorso anno, il 25 giugno, Justin ha pubblicato una storia su Instagram per esprimere la propria opinione sul ribaltamento della Roe v. Wade, ovvero il momento in cui gli Stati Uniti d’America hanno deciso di fare un passo indietro: «Per quello che vale, penso che le donne dovrebbero avere la possibilità di scegliere cosa fare del proprio corpo». La storia poi è stata ricondivisa anche dalla moglie, Hailey Bieber.

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Neanche questo, però, Simone Pillon pubblicherà mai.

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