5 consigli per non perdere la testa durante la sessione

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Giugno significa tanto per molte persone. Significa la fine della scuola e l’inizio delle vacanze. Significa il mese del Pride, in cui lottare per essere se stessi. Significa, in particolare questa giornata, continuare a sensibilizzare sui disturbi del comportamento alimentare. Ma significa anche iniziare la sessione estiva, quindi avere a che fare con tanta ansia, stress e pressione a causa della paura del fallimento, della paura di deludere chi ci vuole bene e soprattutto noi stessi. Significa temere di doversi sentire ancora e ancora male, significa temere di cadere in un buco nero da cui uscire ci sembra impossibile.

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Per questo motivo, da universitaria che sta cercando di lottare contro lo stigma dei fuoricorso, contro i giornali che pur di fare delle views pubblicano articoli su articoli sulle cosiddette eccellenze non tenendo mai in considerazione l’altra gran parte di comunità studentesca che urla contro crisi abitativa, lavori inesistenti e un sistema universitario fallimentare, voglio provare a dare qualche consiglio su come affrontare la sessione nel modo giusto, che non significa dare tutti gli esami e darli subito, ma più stare bene con voi stessi.

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Quando frequentavo la triennale non toccavo mai il primo appello. Sarà che le lezioni finivano a fine maggio e gli esami iniziavano la prima settimana di giugno, quindi avevo davvero poco tempo per dedicarmi solo allo studio. In triennale, in più, ero sempre l’ultima a prenotarmi, perché il pensiero di essere la prima o fra i primi e il fatto che altre persone avrebbero potuto assistere a un mio eventuale fallimento, mi faceva stare ancora più in ansia, causandomi un disagio che finiva per arrivare anche al mio fisico e alla mia mente (ho scoperto poi essere fobia sociale). In magistrale, però, ho imparato un paio di trucchetti.

Sia chiaro che ho cambiato università, adesso frequento una facoltà interessante con docenti che mi stimolano allo studio con programmi molto interessanti, che sono umani e non mi vedono più come un mero numero di matricola. E sia chiaro anche che sto facendo un percorso psicologico per lasciarmi dietro tutte le cicatrici che mi porto dietro da tanto tempo. Però a livello psicologico, affrontare la sessione non è più così terribile come era qualche anno fa, e questo perché sono cambiata io, è cambiato il mio modo di vedere l’università e soprattutto perché ho compreso che la colpa non è sempre mia.

Affrontare la sessione con la giusta mentalità

Dividerò l’articolo in cinque punti chiave, principalmente cinque domande che spesso mi hanno bloccata, e che approfondirò volta per volta. Per onestà intellettuale, vi dirò anche che a volte anche io continuo ad avere ansia, a non riuscire a dormire di notte e a sentirmi davvero stressata a causa dello studio, ma adesso succede comunque meno volte rispetto a qualche anno fa, quando davvero ho passato uno dei periodi più bui della mia vita.

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Ma se vengo bocciata?

E se vengo bocciata… Lo riprovo. E lo riprovo. E lo riprovo. Lo riprovo fino a che il professore non si sarà stancato di me e non si sarà reso conto di tutti i sacrifici e di tutto l’impegno che sto mettendo dietro un misero esame da 6 CFU. La bocciatura non mi rappresenta, non è riferita alla mia persona e a tutto quello che faccio nella mia vita e, in più, spesso è anche influenzata da fattori esterni come ansia, attacchi di panico, brutta giornata del docente e anche sua stanchezza. Se vengo bocciata, ci riproverò. Mi prenderò qualche giorno di pausa, farò qualcosa che mi piace, e poi riprendo a studiare, ancora, le stesse cose.

Ho paura che il professore mi umili, come posso farcela?

Se un docente ti ha umiliato, se stai provando lo stesso esame di un docente che ti ha umiliato, il fallimento è lui. Perché essere un buon docente significa andare incontro ai propri studenti e questo non significa non bocciare nessuno, ma ricordare che di fronte c’è un essere umano con dei sentimenti e che le parole che gli dirò potrebbero segnarlo a vita. Il fallimento è lui perché docente significa avere empatia e capire chi abbiamo di fronte.

Se un professore ti ha umiliato, è solo una persona piccola, frustrata e scontenta della propria vita, mentre tu hai ancora tanti grandi successi davanti. Se ti ha umiliato, respira, chiudi gli occhi e fagliela pagare con tutte le cose belle che hai e che farai nella tua vita.

Come posso parlare se l’ansia non mi fa respirare?

A questo punto, quello che posso consigliare è di frequentare un percorso psicologico o psicoterapeutico, perché se hai dei problemi di ansia al punto da non riuscire a respirare, potresti avere bisogno di aiuto e anche di tempo. Purtroppo in università i problemi di salute mentale non sono riconosciuti. Se dici di soffrire di ansia, molti professori sarebbero capaci di scoppiarti a ridere in faccia, mentre altri potrebbero essere più umani. Quello che puoi fare, è rivolgerti a qualcuno di professionale, perché l’ansia non passa con nessuna parola bella, purtroppo.

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E se gli altri mi prendono in giro?

Se i tuoi colleghi ti prendono in giro perché non riesci a superare un esame, evidentemente non sono così intelligenti come pensano di essere. Evidentemente sono delle persone piccole che hanno bisogno di approvazione da parte di altre persone piccole come loro. Vale la pena stare male per loro? Se invece questa è solo una tua impressione, non dare per scontato che sia così. Perché potresti trovarti davanti delle persone che, al contrario, ti supporterebbero e ti darebbero una mano. Se c’è una cosa che ho imparato, è che vivere l’università da soli è la cosa più difficile che possa esserci. Non privarti di qualcosa prima di provarla.

E se non supero nessun esame della sessione?

Ci proviamo la prossima sessione. Ti prendi qualche giorno in più per te, per respirare, andare a mare, fare lunghe passeggiate, disegnare, ballare, ascoltare musica, e poi si riprende a studiare con il cuore leggero. Voglio farti presente che i programmi di studio in Italia non sono semplici, sono antichi e spesso inutili dal punto di vista lavorativo (non si mette in dubbio quello culturale). L’organizzazione dell’università, la gestione degli appelli, con esami a distanza di un giorno o lo stesso giorno, spesso non aiuta minimamente gli studenti a superare gli esami che in genere hanno un carico di studi superiore ai CFU che ti danno. Ricominciamo da capo, e non molliamo.

Questi erano giusto dei consigli sulla mentalità che potresti provare a seguire. Non è facile. È semplice parlare e dare consigli, ma spesso sono la stessa a ricadere in ansia e depressione durante i periodi della sessione perché è difficile staccarsi da quello che per tanto tempo è stato normalità. È difficile pensare di risollevarsi da una bocciatura che vediamo come un fallimento. È difficile pensare che accanto a te hai degli amici e non dei rivali. Ed è difficile pensarti all’altezza di quello che studi. Ma, un piccolo passo alla volta, ce la facciamo. Insieme.

Articolo pubblicato originariamente su Univox, con qualche modifica.

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