Iran: le autorità iraniane hanno emesso un mandato contro Sara Khadim

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Sara Khadim è una coraggiosa giocatrice di scacchi iraniana, contro cui l’Iran ha emesso un mandato di arresto per aver partecipato a un torneo internazionale senza indossare il velo a dicembre 2022. La venticinquenne, conosciuta anche come Sarasadat Khademalsharieh, ha fatto notizia in tutto il mondo quando le sue foto senza hijab durante i campionati Fide World Rapid e Blitz Chess ad Almaty, Kazakistan, sono divenute virali in tutto il mondo. E, da quel momento, è iniziata la battaglia di Sara Khadim per sopravvivere.

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Sara Khadim

Di Sara Khadim avevamo parlato qualche mese fa. La ragazza ha solo 25 anni e ha partecipato al Campionato mondiale 2022 di scacchi in Kazakistan, e ha deciso di farlo senza indossare l’hijab obbligatorio. Il suo gesto è uno di quelli fatti dalle sportive iraniane per protestare contro l’omicidio di Mahsa Amini, arrestata per aver indossato un “hijab improprio” e morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse. 

«Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.

Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».

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In più, è stata uccisa anche un’altra ragazza: Hadith Najafi, «uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj». A ciò si aggiunge anche che il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran», facendo riferimento a come Elon Musk, con il sostegno del governo USA, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in quanto il governo dell’Iran aveva bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese.

Ma non solo Mahsa Amini e Hadith Najafi, anche Mahak Hashemi, 16enne uccisa in Iran perché indossava un cappello invece del velo durante le manifestazioni per i diritti delle donne iraniane. Per riavere il suo cadavere, i genitori della ragazza avrebbero dovuto pagare un riscatto per ottenere il corpo indietro. Non solo, è stato anche vietato di essere in grado di dare un ultimo addio attraverso un funerale o altri tipi di ricordi organizzati pubblicamente.

C’era stata poi la notizia data da un alto funzionario iraniano secondo cui l’Iran avrebbe abolito la polizia morale, dicendo che è stata abolita dalle stesse autorità che l’hanno installata». Tuttavia, quando è stato chiesto a riguardo al ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, non ha negato, ma ha detto: «In Iran, tutto sta andando avanti bene nel quadro della democrazia e della libertà». Montazeri in più ha detto che la magistratura applicherà ancora restrizioni al «comportamento sociale». Gli attivisti intanto negano che le forze siano state ritirate dalle strade. E intanto le condanne a morte e le uccisioni aumentano giorno dopo giorno.

La paura per Sara Khadim

Sara Khadim vorrebbe tornare nel suo paese, dalla sua famiglia, ma purtroppo non ne ha la possibilità, in quanto in Iran l’attende un mandato d’arresto, come riferisce la BBC. Al momento la ragazza vive nella Spagna con il marito e il figlio di un anno, e ha chiesto ai media di non rivelare la sua posizione attuale per motivi di sicurezza. Secondo i resoconti dei media, Sara Khadim avrebbe ricevuto diverse telefonate dopo essere apparsa senza velo, in cui la gente la avvertiva di non tornare in Iran dopo il torneo, mentre altri dicevano che avrebbe dovuto tornare promettendo di «risolvere il suo problema».

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Sara Khadim

Anche i genitori di Sara Khadim che si trovano ancora in Iran hanno ricevuto delle minacce. Le proteste in Iran continuano, e l’agenzia di stampa per gli attivisti per i diritti umani (Hrana) ha annunciato che 529 manifestanti sono stati uccisi nei disordini fino a martedì 14 febbraio, tra cui 71 bambini. Almeno 19.763 persone, tra cui 720 studenti, sono stati arrestati in quelle proteste che hanno avuto luogo in 164 città e paesi e 144 università.

Sara Khadim non è la prima sportiva a trasferirsi all’estero per la propria sicurezza, tantomeno la prima sportiva a protestare contro l’Iran. Ad esempio, Elnaz Rekabi, l’arrampicatrice che ha scelto di competere in Corea del Sud senza indossare il velo. O ancora la pattinatrice Niloufar Mardani, salita senza velo sul podio dopo una gara in Turchia, Parmida Ghasemi, arciera che ha tolto l’hijab davanti ai funzionari della federazione durante la premiazione al termine della Tehran Tirokman League.

Nel discorso di fine anno, anche la premier Giorgia Meloni ha reso omaggio a Sara Khadim: «Sono stata colpita dalla storia di questa campionessa di scacchi che decide di partecipare al mondiale di scacchi togliendosi il velo al cospetto del mondo. Mi ha fatto riflettere. Siamo abituati a gesti simbolici ma, di solito, i nostri non hanno conseguenze potenzialmente così gravi come quelle che potrebbe avere questo. Questo riguarda lei e altri che in Iran stanno facendo gesti simbolici, sapendo che possono pagare prezzi altissimi. Questo deve farci riflettere sul valore della libertà, che noi diamo per scontata».

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