Anche Kristen Stewart si unisce alla protesta delle donne contro il regime iraniano

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La situazione in Iran continua a essere davvero tragica per le donne e le minoranze, e sembra che molte nazioni si siano completamente dimenticati della rivolta in seguito alla morte di Mahsa Amini e del clima di terrore che vige in quel Paese da quel momento. Gli attori, però, non l’hanno fatto: Kristen Stewart, attrice che di recente ha interpretato Lady Diana in Spencer e che è divenuta famosa con Bella in Twilight, ha deciso di unirsi alla lotta “Donne, vita, libertà” per le proteste iraniane, partecipando al Festival del Film di Berlino lo scorso sabato.

Proprio ieri abbiamo parlato di Sara Khadim, la scacchista di 25 anni che ha partecipato al Campionato mondiale 2022 di scacchi in Kazakistan, e ha deciso di farlo senza indossare l’hijab obbligatorio. Il suo gesto è uno di quelli fatti dalle sportive iraniane per protestare contro l’omicidio di Mahsa Amini, arrestata per aver indossato un “hijab improprio” e morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse.

«Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.

Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».

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In più, è stata uccisa anche un’altra ragazza: Hadith Najafi, «uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj». A ciò si aggiunge anche che il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran», facendo riferimento a come Elon Musk, con il sostegno del governo USA, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in quanto il governo dell’Iran aveva bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese.

Ma non solo Mahsa Amini e Hadith Najafi, anche Mahak Hashemi, 16enne uccisa in Iran perché indossava un cappello invece del velo durante le manifestazioni per i diritti delle donne iraniane. Per riavere il suo cadavere, i genitori della ragazza avrebbero dovuto pagare un riscatto per ottenere il corpo indietro. Non solo, è stato anche vietato di essere in grado di dare un ultimo addio attraverso un funerale o altri tipi di ricordi organizzati pubblicamente.

C’era stata poi la notizia data da un alto funzionario iraniano secondo cui l’Iran avrebbe abolito la polizia morale, dicendo che è stata abolita dalle stesse autorità che l’hanno installata». Tuttavia, quando è stato chiesto a riguardo al ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, non ha negato, ma ha detto: «In Iran, tutto sta andando avanti bene nel quadro della democrazia e della libertà». Montazeri in più ha detto che la magistratura applicherà ancora restrizioni al «comportamento sociale». Gli attivisti intanto negano che le forze siano state ritirate dalle strade. E intanto le condanne a morte e le uccisioni aumentano giorno dopo giorno.

Kristen Stewart è dalla parte delle donne in Iran

Quest’anno Kristen Stewart parteciperà al festival del film di Berlino come presidente della sua giuria internazionale. Insieme a lei, ci sono l’attrice Zar Amir Ebrahimi, il regista di The Siren Sepideh Farsi e l’attrice Golshifteh Farahani, membro della giuria internazionale di Stewart, e che sono stati tra gli oltre 50 professionisti iraniani che hanno partecipato all’atto di solidarietà. Anche i co-capi del Festival Carlo Chatrian e Mariëtte Rissenbeek si sono uniti alla manifestazione per affiancare Stewart nel photo-call.

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All’inizio di sabato, Ebrahimi e Farsi hanno partecipato a una tavola rotonda ospitata alla Berlinale sul ruolo del cinema e dell’arte nella rivoluzione popolare in corso. L’attrice Ebrahimi, nata a Teheran e costretta a fuggire dall’Iran nel 2008, ha dichiarato di ritenere che la comunità cinematografica ancora con sede nel paese stia diventando sempre più audace nella sua volontà di sfidare il governo iraniano, nonostante i grandi rischi. «Abbandonano la loro paura. Vogliono essere parte di qualcosa di più importante. Vogliono fare qualcosa contro la censura, senza il controllo del governo, e che potrebbe costare le loro carriere in Iran e soprattutto le loro vite», ha detto l’attrice.

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Ha sottolineato che il coprotagonista di Holy Spider, Mehdi Bajestani, non è stato in grado di tornare a casa in Iran dopo un viaggio a Cannes per la prima mondiale. «È rimasto bloccato in Europa. È troppo pericoloso per lui tornare», ha detto. In più, anche gli altri membri della troupe che ancora vivono in Iran sono stati banditi dal lavoro. «Il nostro editore, il nostro tecnico del suono e il mio assistente, non possono lavorare». Ebrahimi ha detto che in un certo senso sentiva che questa era «una buona notizia» perché significava il dibattito sul fatto che la comunità cinematografica avrebbe dovuto sfidare attivamente il governo.

«Abbiamo sempre avuto questa discussione su quale dovrebbe essere il nostro ruolo nel cinema. Non siamo attivisti. Non siamo politici. Ma questo è un atto importante come regista», ha concluso. Ebrahimi è alla Berlinale con il documentario di Steffi Niederzoll Seven Winters In Tehran che tratta, a proposito, il caso di Reyhaneh Jabbari. La giovane donna è stata impiccata a Teheran nel 2014 dopo essere stata condannata per omicidio per l’uccisione di un ex agente dei servizi segreti, che avrebbe tentato di stuprarla.

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