Iran, la compagna di cella di Alessia Piperno è stata condannata a morte

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Alessia Piperno ha scritto un commovente post su Instagram in cui parla di Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli. Chi è questa donna? È stata la sua compagna di cella, che un giorno è andata in infermeria e poi non è più tornata: cercando il suo nome su Google dopo aver passato 45 lunghi giorni in un carcere in Iran, Alessia, travel blogger romana che in Iran ci era per vacanza, ha scoperto che la donna è stata condannata a morte per aver dato un calcio a un pasdarn.

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Alessia Piperno

Alessia Piperno è una ragazza di 30 anni, blogger di viaggi, che lo scorso luglio era approdata in Iran, dopo aver visitato anche Pakistan, Marocco, Honduras, Messico, Panama, Islanda e Sri Lanka. Il 28 settembre era stata arrestata dopo avere festeggiato il proprio compleanno con alcuni amici a Teheran. Il motivo? Non è stato mai rilasciato, ma fra le ipotesi c’è quella che Alessia Piperno fosse una delle nove persone provenienti da paesi europei arrestate a fine settembre con l’accusa di essere “complici” delle proteste in corso in Iran contro la polizia religiosa e il regime, iniziate dopo la morte in carcere di Mahsa Amini.

Il padre della ragazza ha raccontato di averla sentita l’ultima volta la mattina del suo compleanno, il 28 settembre:«Ci siamo sentiti al telefono per gli auguri e mi ha detto che la sera avrebbe festeggiato lontano dalla zona dove c’erano le manifestazioni di protesta», ma poi qualche giorno dopo ha denunciato su Facebook in un post ora rimosso che la figlia lo aveva contattato per telefono per dirgli che era stata fermata dalla polizia e che si trovava in carcere, in Iran. E a quel punto si è attivato il ministero degli Esteri, in una lunga battaglia conclusasi all’inizio di novembre scorso.

A sbloccare la trattativa è stata una telefonata tra il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e il suo omologo di Teheran, Hossein Amirabdollahian. Gli 007 italiani avevano già fatto sapere che Alessia Piperno era chiusa in cella con una ragazza iraniana ma che era in buone condizioni, aveva pasti regolari e aveva potuto incontrare anche un emissario dell’ambasciata. La sua storia, comunque, si è conclusa con un lieto fine, sperando che questa situazione possa essere un monito per come le donne vivono all’estero e come certi paesi siano davvero pericolosi.

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Alessia Piperno

In particolare in Iran, dobbiamo ricordare la situazione dei giornalisti oltre che quella delle donne che manifestano (Le buone notizie dall’Iran vanno prese con le pinzette: ancora nessuna conferma). La CFWIJ ha denunciato almeno 20 casi di giornaliste detenute in tutto il paese da quando sono scoppiate le proteste. La direttrice Kiran Nazish ha detto a VOA: «In un paese in cui le donne nei media sono in minoranza, questo è un numero significativo e riteniamo che la repressione delle giornaliste sia particolarmente legata al loro genere e al loro giornalismo.Questi arresti continuano, nonostante il fatto che anche la maggior parte dei giornalisti (e attivisti) si nasconda». Ma a rischiare è chiunque si opponga al regime, come Fahimeh Karini.

Alessia Piperno parla della sua compagna di cella, Fahimeh Karimi

«Sei bianca come quel muro, sarà che a forza di guardarlo, ha mangiato i tuoi respiri.
Siamo nascoste in un punto cieco qui, le tue urla sono come il silenzio, fai a pugni con la porta e calpesti le tue stesse lacrime
», così inizia il post di Alessia Piperno su Fahimeh Karimi, la donna che a lungo è stata la sua compagna di cella, finché un giorno è andata in infermeria, e non ha più fatto ritorno. Quando Alessia è tornata a casa, al salvo, tra le braccia della sua famiglia, ha voluto cercare, per settimane, che fine avesse fatto la donna: e qui ha scoperto che è stata condannata a morte.

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Fahimeh Karimi

Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre bambini piccoli, è stata condannata a morte. La signora Karimi sarebbe stata arrestata a Parkdasht. È accusata di aver guidato le proteste e di aver picchiato un membro dei paramilitari Bassij durante le proteste a Pakdasht. Inizialmente era stata portata nella prigione di Evin, ma recentemente è stata trasferita nella prigione di Khorin, a Pakdasht. La notizia non è stata confermata dai social media, ma si trova su alcune testate online.

Il post di Alessia Piperno continua raccontando stracci di quelle giornate passate insieme: «ti canto Bella ciao, e tu ti metti a piangere, altre volte mi batti le mani. Vorrei dirti di più, ma che ti dico? Ho paura, anche io. “Fatimah, Athena, Mohammed”. Continui a gridare i nomi dei tuoi figli, avranno sentito il tuo eco o l’amore non viaggia attraverso le sbarre? Aprono quella porta perché fai troppo rumore, ma siamo carne senza vita noi, e ci schiacciano come foglie secche, ascolta, loro non hanno cuore.

Ti butti a terra con la testa tra le mani, premi con le dita contro le tue tempie, vuoi strappare i tuoi pensieri, farli uscire dalle tue orecchie, sono sabbie mobili, lo so bene. Domani è un giorno nuovo, magari saremo libere, anche se si, hai ragione, te l’ho detto anche ieri. Arriva la pasticca che ci canterà la ninna nonna, ti prendo la mano, è quel poco che posso fare, metti la testa sotto la coperta, almeno lì le luci sono spente, guarda il cielo, le vedi anche tu le stelle? Buona notte Fahimeh», conclude.

Alla fine del post poi racconta la storia di come ha conosciuto Fahimeh Karimi: sono state compagne di cella per 34 giorni e, sebbene non abbiano parlato troppo a causa di difficoltà linguistiche (Alessia Piperno non parla farsi e lei non parlava inglese o italiano), entrambe condividevano la stessa paura e lo stesso dolore. Una volta scoperta la triste notizia, una volta costatato che fosse stata condannata a morte, Alessia Piperno chiede: «Cosa serve per fermare tutto questo? Cosa cazzo serve?».

Cara Alessia, ce lo chiediamo anche noi.

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