Taraneh Alidoosti: libera l’attrice arrestata in Iran per aver sostenuto le proteste

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Le autorità iraniane hanno rilasciato la famosa attrice Taraneh Alidoosti che era stata arrestata il mese scorso dopo aver espresso solidarietà ai manifestanti antigovernativi che da mesi stanno lottando per vendicare la morte di Mahsa Amini e di tantissime altre persone che sono state uccise a freddo o che sono state condannate a morte. Fortunatamente, dopo diversi appelli, Alidoosti è stata fotografata mentre veniva accolta da amici fuori dalla prigione Evin di Teheran, con i capelli scoperti, segno che adesso è finalmente libera. Ma tante altre persone non sono state fortunate come lei.

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Torniamo indietro di qualche mese: le accuse nei confronti della polizia molare iraniana sono quelle di aver picchiato a morte Mahsa Amini, arrestata per aver indossato un “hijab improprio” e morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse. Intervenendo a una conferenza stampa lunedì, il capo della polizia di Teheran, il generale di brigata Hossein Rahimi, ha affermato che le affermazioni che Mahsa Amini  è stata picchiata o in qualche modo maltrattata sono “completamente false”.

«Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.

Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».

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In più, è stata uccisa anche un’altra ragazza: Hadith Najafi, «uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj». A ciò si aggiunge anche che il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran», facendo riferimento a come Elon Musk, con il sostegno del governo USA, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in quanto il governo dell’Iran aveva bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese.

Ma non solo Mahsa Amini e Hadith Najafi, anche Mahak Hashemi, 16enne uccisa in Iran perché indossava un cappello invece del velo durante le manifestazioni per i diritti delle donne iraniane. Per riavere il suo cadavere, i genitori della ragazza avrebbero dovuto pagare un riscatto per ottenere il corpo indietro. Non solo, è stato anche vietato di essere in grado di dare un ultimo addio attraverso un funerale o altri tipi di ricordi organizzati pubblicamente.

C’era stata poi la notizia data da un alto funzionario iraniano secondo cui l’Iran avrebbe abolito la polizia morale, dicendo che è stata abolita dalle stesse autorità che l’hanno installata». Tuttavia, quando è stato chiesto a riguardo al ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, non ha negato, ma ha detto: «In Iran, tutto sta andando avanti bene nel quadro della democrazia e della libertà». Montazeri in più ha detto che la magistratura applicherà ancora restrizioni al «comportamento sociale». Gli attivisti intanto negano che le forze siano state ritirate dalle strade. E intanto le condanne a morte e le uccisioni aumentano giorno dopo giorno.

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Taraneh Alidoosti è libera

L’attrice Taraneh Alidoosti era stata arrestata in seguito alla perquisizione della sua abitazione dopo che si è pubblicamente espressa sui social condannando il regime e schierandosi dalla parte dei manifestanti. «Le donne vengono arrestate e imprigionate in Iran per essersi rifiutate di indossare l’hijab obbligatorio, comprese attrici famose come Taraneh Alidoosti. Il potere della voce delle donne terrorizza i leader della Repubblica islamica», aveva affermato il Center for Human Rights in Iran (CHRI), con sede a New York. Adesso, però, l’attrice è stata liberata su cauzione.

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Il giorno prima di essere arrestata, aveva esortato le persone a parlare apertamente in risposta all’esecuzione del primo manifestante, Mohsen Shekari. Su Instagram, seguita da milioni di followers (poi il suo profilo è stato disabilitato), aveva scritto: «Ogni organizzazione internazionale che sta guardando questo spargimento di sangue e non agisce è una vergogna per l’umanità». A novembre, invece, aveva posato con i capelli scoperti, tenendo in mano un cartello con su scritto “Donna, vita, libertà“, lo slogan principale del movimento di protesta.

Taraneh Alidoosti è famosa non solo in patria ma anche all’estero, tant’è che ha recitato in film come “Il Cliente“, vincitore del Premio Oscar e che a maggio scorso aveva partecipato anche al Festival di Cannes per promuovere il film Leila’s Brothers. Proprio il festival aveva scritto un tweet condannando «fermamente il suo arresto e chiede il suo rilascio immediato». «In segno di solidarietà con la lotta pacifica che sta portando avanti per la libertà e i diritti delle donne, il @Festival_Cannes le estende il suo pieno sostegno», scrivono ancora.

Diversi attori, musicisti e diverse celebrità dell’Iran si sono schierate pubblicamente dalla parte dei manifestanti che da quattro mesi scendono nelle strade. Finora, almeno 516 manifestanti sono stati uccisi, tra cui 70 bambini, e altri 19.250 arrestati, secondo l’agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani (HRANA). Ha anche riportato la morte di 68 membri del personale di sicurezza. Due manifestanti sono stati giustiziati il ​​mese scorso dopo essere stati condannati per l’accusa vagamente definita di “inimicizia contro Dio”.

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