Proprio qualche giorno fa abbiamo parlato di Sofia Goggia e di come ritenesse che gli uomini omosessuali non fossero coraggiosi, ma la campionessa italiana non è stata di certo la prima, né purtroppo l’ultima, a discriminare delle persone omosessuali. Ad esempio c’è la Royal British Legion, un’organizzazione, pensate un po’, di beneficienza, che da sempre manca di rispetto ai veterani LGBT. E per avere le loro scuse, ci sono voluti davvero anni!
L’Inghilterra fa un passo avanti verso la comunità LGBT. Mentre Boris Johnson sta dimostrando di essere una persona transfobica convinta che le persone trans abbiano qualcosa da curare, la Royal British Legion ha finalmente deciso di vivere nel 2022. Ma tornando un attimo alle terapie di conversione, l’Inghilterra di Johnson è un po’ a metà strada fra i paesi civili che la vieta (Spagna, Nuova Zelanda, ad esempio) e quelle che invece la ritengono ancora una necessità.
Se da una parte è contro le terapie per gli LGB, per i T, la situazione non è la stessa. Paul Brand di ITV News ha detto su Twitter che «mi è stato detto che il Primo Ministro è stato colpito dalla forza della reazione dei parlamentari e dei ministri conservatori, quando hanno visto lo stop al disegno di legge.Ma ha rimosso il divieto alla terapia di conversione per le persone trans, perché a suo dire un disegno di legge non deve avere “conseguenze indesiderate”».
Ma oggi non parliamo di terapie di conversione, né dell’Inghilterra. Spostiamo uno sguardo sulle scuse che la Royal British Legion ha fatto nei confronti dei veterani LGBT.
La Royal British Legion chiede scusa
Per decenni, gli attivisti hanno accusato l’organizzazione della Royal British Legion di omofobia, sostenendo che avesse cercato di cancellare i contributi delle persone LGBT sui campi di guerra britannici e anche di opporsi attivamente al ricordo delle persone queer cadute in battaglia. Ora, in una lettera pubblicata esclusivamente dal Guardian, l’organizzazione ha cercato di fare ammenda.
La nota è arrivata in risposta alla corrispondenza dell’attivista per i diritti umani Peter Tatchell, che ha ricordato alla Royal British Legion (RBL) come nel 2007 si era lamentato della stessa identica cosa. Ai tempi, però, l’organizzazione aveva preferito non rispondere. «Sono profondamente rattristato, posso solo scusarmi a nome di RBL per non averti mai risposto e per la discriminazione mostrata. RBL è molto cambiata come organizzazione da quando hai denunciato quanto accaduto», ha scritto Charles Byrne, direttore generale della RBL.
Byrne ha anche sottolineato che da quando hanno ricevuto la lettera quindici anni fa, la Royal British Legion ha stretto una «relazione positiva» con Fighting with Pride, ente di beneficenza che supporta i veterani LGBT. Nel 2007 Tatchell ha detto che il RBL aveva accusato la sua organizzazione OutRage! di «fare capitale politico» sul Remembrance Sunday, e lui disse che «la comunità gay ha lo stesso diritto di onorare i suoi membri che hanno combattuto per la libertà come le comunità nere ed ebraiche, che pagano entrambi rispetto ai loro morti di guerra senza essere diffamati dalla Legione Britannica».
Ai tempi Tatchell, nella lettera del 2007, scrisse che l’unica cosa che la comunità aveva fatto era stato apportare «una corona con un triangolo rosa al Cenotafio per commemorare le lesbiche e i gay che erano morti sul campo di battaglia contro il nazismo e nei campi di concentramento». Aggiunse anche che «se la Legione Britannica avesse la decenza di riconoscere il contributo dei soldati queer, dei marinai e degli equipaggi aerei alla vittoria alleata sull’hitlerismo, la nostra commemorazione sarebbe inutile. È proprio il vostro vergognoso silenzio che ci costringe ad onorare le vite di eroi ed eroine gay altrimenti dimenticati e non celebrati».
Accusò, ai tempi, la Royal British Legion di «non avere la decenza di riconoscere il contributo dei soldati, dei marinai e degli equipaggi aerei queer». Adesso, però, accoglie con molta gioia le scuse della RBL: «Il nostro ringraziamento per essersi allontanata dal suo passato omofobico con queste scuse schiette e sincere. Siamo lieti del suo impegno a sostenere i veterani LGBT+ e a lavorare con la comunità LGBT+», ha detto.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty