Tragica è la storia del 18enne che è stato picchiato da 15 persone insieme a un suo amico, 17enne, solo perché indossavano lo smalto. Dicono che l’omofobia non esiste e che, al contrario, in Italia non ci sia un problema di libertà violata, eppure un ragazzino non può decidere di indossare uno smalto sulle unghie (e sottolineiamo che già anni fa c’erano persone che dipingevano le unghie, per cui non è una storia nuova) senza essere picchiato.
Impossibile non citare Fedez parlando di questo argomento, uomo di famiglia, padre di un bambino e di una bambina, che ha lanciato la sua linea di smalti e che non ha paura a far vedere sui suoi profili social le sue meravigliose unghie. Anche lui, dalla sua posizione, comunque, viene costantemente giudicato e criticato, da più e più persone. Tuttavia, dallo giudicare sui social (che è comunque sbagliato!) al picchiare dei ragazzi solo perché hanno lo smalto, c’è una grande differenza.
Proprio quando la destra sta cercando di farci comprendere che esistono già delle leggi che tutelano le persone omosessuali, L. (ovviamente resta in anonimo) denuncia la sua storia a Il Resto del Carlino. Il ragazzo frequenta il quarto anno del Mengaroni ed è stato il primo a essere preso di mira dal branco di ragazzi che si sono indignati per le unghie con lo smalto nero e il ciuffo bianco, mentre si trovavano a Fano, a trovare dei loro amici. Vediamo cos’ha detto al quotidiano.
Le dichiarazioni del ragazzo con lo smalto
«Io ho le unghie con lo smalto nero. Mi piace averle, vederle, portarle. Ce le ho da quattro anni e ho subìto ogni tipo di offesa per questo, tipo frocio o altro, ma non mi ha mai importato nulla visto che sono eterosessuale. Ho anche un ciuffo di capelli tinto di bianco perché mi piaccio così», ha detto a Il Resto del Carlino, spiegando come viva la sua eterosessualità in modo differente degli altri. L. infatti è eterosessuale, ma è comunque chiamato in modi dispreggiativi.
«Appena arrivati a Fano, ci sentiamo chiamare da lontano da questo gruppo di una quindicina di ragazzi che non conoscevamo. Mai visti prima. Erano tutti extracomunitari, albanesi e marocchini. Mi prendono in giro per il ciuffo bianco ma quando arrivano vicino e vedono le mie unghie con lo smalto nero, cinque o sei di loro mi bloccano, uno prende un accendino e cerca di dar fuoco alle dita per ’togliermi lo smalto’ un altro vede le mie collane, prima me le chiede e poi me le strappa.
A quel punto, interviene il mio amico che cerca di fermare questa gente che si stava avventando su di me. Purtroppo gli sferrano un pugno in faccia che lo getta a terra, io urlo di lasciarlo, ma loro continuano a dargli calci in bocca, alla schiena, al braccio, ovunque».
I soliti atti di bullismo che dovrebbero essere debellati, che vengano da ragazzi italiani e non, per cui cerchiamo di non lucrare sulla nazionalità dei ragazzi. L’omofobia, l’odio, il razzismo, sono sbagliati da qualsiasi persona provengano. Il ragazzo con lo smalto racconto di essere rimasto «paralizzato dalla paura, non riesco nemmeno a chiamare aiuto e neppure a telefonare alla polizia».
Ma la parte più terrificante è che nessuno li aiutava, e ci ricorda tanto la storia di Willy, morto per delle botte per difendere un suo amico: «Il mio amico a terra perde sangue, ma delle cinquanta persone intorno che vedono tutto, nessuno viene ad aiutarci. Nessuno dice basta né ci dà una mano. Solo uno, che non conosciamo, chiama il 113 e il 112 e poco dopo arriva la polizia, i carabinieri e il 118».
«Il branco dei picchiatori, cinque quelli più violenti, è fuggito subito ma prima ci ha rubato il marsupio con le chiavi di casa e i cellulari. Io poi ho ritrovato poco lontano il mio telefonino, ma quello del mio amico non è stato ritrovato. Io sono ancora sotto choc ma a parte il livido al collo quando mi hanno strappato la collana, non ho avuto pugni. Invece al mio amico gli hanno fratturato il naso e un braccio», ha detto ancora. Quindi, oltre al bullismo, anche il furto.
Il ragazzo con lo smalto ovviamente è sconvolto, soprattutto per la causa scatenante: il suo smalto nero. «Io mi sto riprendendo adesso, dopo molte ore. Non avrei mai immaginato quello che è successo, mai ho pensato che il mio vezzo di darmi lo smalto nero alle unghie portasse a questo. Mi dispiace tantissimo per il mio amico, ha avuto la colpa di essere con me e di aver cercato di difendermi», ma lui non ha nulla di cui dispiacersi. La colpa non è sua, né del suo smalto. La colpa è di chi non ha educato quei ragazzi e della società, che rende normale insultare un ragazzo con lo smalto e non un ragazzo che indossa lo smalto.
«Mentre il mio amico veniva portato in ospedale, io sono salito nella macchina della polizia per andare in cerca di chi ci aveva aggredito. Abbiamo girato tutta Fano ma senza fortuna anche se la polizia ci ha detto di aver identificato il gruppo, formato da giovanissimi extracomunitari albanesi e marocchini. Io non li ho nemmeno guardati in faccia se non all’inizio. Poi ho capito di non doverli guardare per non sfidarli e ho tenuto sempre la testa bassa per non dargli pretesti. Ma non è bastato».
Il ragazzo con lo smalto ha infine raccontato della situazione dell’amico: «Il mio amico mi ha detto, mentre lo portavano in ospedale, che pensava di morire, di venir ammazzato a calci e pugni. Non sentiva nemmeno più le botte, stava perdendo conoscenza. Ha rischiato la vita per colpa di un branco di delinquenti che si è avventato su di me per le mie unghie smaltate e il mio ciuffo di colore bianco. Io spero che vengano trovati».
Infine, ha lanciato una sorta di appello alla libertà: «Comunque, non smetterò di mettere lo smalto, è il mio marchio di fabbrica, perché vuol dire essere liberi». E fa benissimo. Perché non è lui a essere sbagliato, ma chi ritieni che non sia normale che un ragazzo possa indossare lo smalto, o semplicemente essere se stesso.
ho appena letto che a fano hanno picchiato un ragazzo solo perché aveva lo smalto
— emanuel ☕️ in sessione (@emanuelbulija3) May 11, 2021
che schifo leggere queste cose nel 2021
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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