Le persone escluse dalle elezioni 2022

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Durante le elezioni dello scorso ottobre abbiamo evidenziato il problema del sessismo e della transfobia dei seggi elettorali, e oggi, a distanza di quasi un anno, la situazione non è migliorata per niente, per cui aggiungeremo a questo disagio da parte delle persone trans, anche quello degli italiani di seconda generazione e dei fuorisede, arrivando ad avere milioni di persone che dovrebbero avere il diritto di voto ma che, purtroppo, non potranno andare a votare. E chissà, i loro voti potrebbero persino essere quelli decisivi.

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Fonte: Pexels

Queste elezioni ci sembrano importanti. Per carità, tutte lo sono ed è importante che tutti i cittadini possano andar a votare per prendere delle decisioni sulla propria vita e sul proprio futuro, tuttavia, queste con la destra peggiore di sempre in vantaggio, ci toccano un po’ di più. Ricordate che se non votate, non potete lamentarvi. Se non votate, è come se aveste votato per chi ha vinto. Per le persone che temiamo che vincano. Per gli omofobi, per i razzisti, per chi si preoccupa solo di essere al potere.

Sappiamo che scegliere è difficile considerando quanto abbiamo completamente perso la fiducia per le istituzioni italiani, per la pseudo sinistra e per la peggior destra di sempre, tuttavia dobbiamo rimboccarci le maniche e scegliere il meno peggio. È brutto, è davvero pessimo come ragionamento perché dovremmo votare una persona di cui ci fidiamo e che ci ha convinto al 100%, ma se non la troviamo, dobbiamo scovare quel partito che potrebbe davvero fare qualcosa per la nostra Italia, che non sia togliere il diritto di abortire, che non voti contro la parità salariale, che non faccia campagna elettorale sulla pelle delle donne stuprate e che non ritenga che togliere alla sanità per dare allo sport sia un’ottima scelta.

Ricordate sempre che votare è un vostro diritto, ed è anche un vostro dovere. Ma non sento neanche di condannare le persone che non vanno a votare a queste elezioni perché impossibilitate. I biglietti dei treni costano molto, il disagio creato ai seggi non fa bene alla salute mentale, persone nate in Italia da genitori non italiani non sono considerati alla pari di chi invece ha genitori italiani. Sono questi i casi di cui parleremo oggi. Delle persone escluse da queste elezioni.

Gli esclusi dalle elezioni del 25 settembre 2022

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Partiamo dal presupposto che l’art.48 della nostra santissima Costituzione garantisce a tutti i cittadini, senza far discriminazione per sesso, identità di genere, orientamento sessuale o classe sociale, il diritto di voto. Ma se poi le file ai seggi elettorali anche in queste elezioni vengono divise fra uomini e donne, una persona transgender, una persona no binary o una persona androgina, pensa “ma perché solo per dare un voto devo essere costretta a un outing forzato?“, e quindi magari finisce per essere portata sul punto di non votare, quando basterebbe suddividere i seggi per iniziale del cognome.

Lo scorso anno Elle ha riportato un commento di un utente su Instagram, che scriveva: «l’anno scorso dissi a tutt* che ero andato a votare per le Europeema non fu così: non volevo stare male, non volevo vivere con questa ansia che fa un male atroce perché si somma a tutte le volte in cui ci si sente umiliat*». Ogni anno le associazioni di attivisti transgender lottano, lo scorso anno, ad esempio “Gruppo trans” ha organizzato la campagna “Io sono, Io voto”, dove dei volontari ti accompagnano ai seggi elettorali per darti sostegno. Tuttavia, non sappiamo se l’iniziativa continuerà quest’anno.

Abbiamo poi i fuorisede. Dei cittadini italiani, con diritto di voto, che non hanno il domicilio che coincide con la residenza e, poiché alle elezioni si deve obbligatoriamente votare dove si ha la residenza, sono costretti a tornare a casa (questo non vale se si è domiciliati all’estero o, ad esempio, se si è in Erasmus: Come votare dall’estero se sei un cittadino italiano). Direte: poco male. In realtà però non tutti ne hanno la possibilità, chi per lavoro, chi per famiglia, chi semplicemente perché i biglietti del treno o dei bus costano troppo e, anche con lo sconto del 70%, spesso si va a pagare una grande cifra.

A settembre, in particolare, molti studenti cominciano a spostarsi alle sedi universitarie per l’inizio delle lezioni o per la sessione di autunno (io, ad esempio, mi trasferirò il 22 circa e poi il 24 dovrò ritornare per votare e ritornare in sede universitaria ancora una volta, per iniziare le lezioni il 26), e quindi in quanti non potranno votare? L’Italia, insieme a Cipro e Malta, è l’unico paese che non prevede una votazione a distanza e quindi milioni di persone non potranno votare. Non solo studenti, ovviamente, ma anche lavoratori fuorisede.

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Ci sono poi le seconde generazioni, quelle che la destra disprezza finché non sono degli sportivi che fanno vincere e danno tante medaglie e trofei all’Italia o dei tiktoker famosi che riescono a ottenere la cittadinanza solo in questo modo (vedi: Obiettivo Cittadinanza: la testimonianza di come la strada sia dura per chi non ha i followers). Chi sono queste seconde generazioni? In altre parole persone che da più o quasi 18 anni vivono in Italia, hanno frequentato la scuola in Italia, hanno amici italiani e sono del tutto italiani, se non per il fatto che i loro genitori non lo sono.

Perché non possono votare? Perché non hanno ancora la cittadinanza e senza cittadinanza non voti, e persino lo stesso Khaby Lame ha denunciato quanto sia lungo e tortuoso il processo per richiedere la cittadinanza in Italia: «non è giusto che una persona che vive e cresce con la cultura italiana per così tanti anni ed è pulito, non abbia ancora oggi il diritto di cittadinanza. E non parlo solo per me», disse a La Repubblica. Ma la destra si rifiuta di concedere gli stessi diritti a chi non è nato qui, o a chi non ha i genitori italiani. Cos’abbiamo fatto in più noi che abbiamo questi privilegi, per meritarci la cittadinanza?

Il risultato di questo completo menefreghismo è che milioni di italiani, milioni di persone, milioni di giovani, che vorrebbero votare, non ne hanno la possibilità, e poi ci si lamenta di quanto i giovani siano assenti dal campo politico. Come possiamo far sentire la nostra voce, se nell’unico giorno in cui possiamo farlo, ci togliete la possibilità di farlo? Siamo sfruttati, precari, non abbiamo prospettive per il futuro, e ci togliete anche questo. Non fate scegliere a noi del nostro futuro, ma lo fate fare agli anziani, rimasti nel secolo scorso. Vergogna.

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