Papa Francesco è morto: salutiamo il pontefice ricordando i suoi momenti più significativi

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Oggi, 21 aprile 2025 è venuto a mancare Papa Francesco, all’età di 88 anni. Con la sua morte si chiude un’epoca profondamente trasformativa per la Chiesa cattolica. Nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires, è stato il primo Papa gesuita e il primo proveniente dall’America Latina. Dal momento della sua elezione, il 13 marzo 2013, Francesco ha segnato una svolta decisa rispetto ai suoi predecessori, incarnando uno stile di leadership umile, vicino agli ultimi e determinato a riformare la Chiesa dall’interno.

Amato da milioni per la sua semplicità, la sua empatia e il suo coraggio nel trattare temi scomodi, ha portato avanti un pontificato all’insegna della misericordia, della giustizia sociale e del dialogo interreligioso. Il suo impegno per l’ambiente, per i migranti e per le vittime di abusi ha lasciato un’impronta indelebile nella storia contemporanea della Chiesa.

I momenti più simbolici di Papa Francesco

Il viaggio a Lampedusa (2013)

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Nel suo primo viaggio apostolico, Papa Francesco si recò a Lampedusa per commemorare i migranti morti nel Mediterraneo. Durante la visita, gettò una corona di fiori in mare e denunciò la “globalizzazione dell’indifferenza”.

L’apertura della Porta Santa a Bangui (2015)

In un gesto carico di significato, Papa Francesco aprì la Porta Santa nella Repubblica Centrafricana, anticipando il Giubileo della Misericordia e portando simbolicamente la pace in un paese dilaniato dalla guerra.

La visita ad Auschwitz (2016)

Papa Francesco isitò il campo di concentramento in silenzio, pregando in raccoglimento. Nel libro d’onore scrisse poche parole, ma profonde: “Signore, perdona tanta crudeltà”.

Il pellegrinaggio sulla tomba di Don Milani (2017)

Andò a Barbiana per rendere omaggio a Don Lorenzo Milani, riconoscendo ufficialmente il valore del suo impegno educativo e pastorale, a lungo criticato anche in ambienti ecclesiastici.

Il viaggio in Colombia (2017)

Papa Francesco visitò il paese dopo la firma degli accordi di pace, incontrando vittime e carnefici del conflitto e lanciando un messaggio forte di riconciliazione nazionale.

L’incontro con le vittime di abusi (2018)

Durante il viaggio in Cile, incontrò personalmente alcune vittime di abusi, ascoltando le loro storie e riconoscendo il dolore provocato dalla Chiesa. Da quel momento, avviò riforme più incisive per affrontare la crisi.

Il bacio ai piedi dei leader del Sud Sudan (2019)

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In un gesto clamoroso di umiltà e speranza, Papa Francesco si inginocchiò e baciò i piedi dei leader sudsudanesi, implorandoli di non tornare alla guerra.

Il Documento sulla Fratellanza Umana (2019)

Firmò un documento storico insieme al Grande Imam di Al-Azhar per promuovere la pace e il dialogo tra le religioni, ribadendo l’importanza della fratellanza come valore universale.

La preghiera solitaria in Piazza San Pietro (2020)

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Durante la pandemia di COVID-19, Papa Francesco presiedette una preghiera straordinaria in una Piazza San Pietro completamente vuota, chiedendo la benedizione divina sul mondo ferito dalla crisi sanitaria:

Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda.

La visita a L’Aquila (2022)

Aprì la Porta Santa della Basilica di Collemaggio durante la Perdonanza Celestiniana, rilanciando il tema del perdono e del rinnovamento spirituale.

Chi sono io per giudicare? (2013)

Ci aggiungiamo, in più, una frase iconica, degna di rispetto, che pronunciò nel 2013: “Chi sono io per giudicare?”.

Interrogato da un giornalista sui preti gay durante un volo di ritorno a Roma, Francesco rispose: “Se qualcuno è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?”. Queste semplici cinque parole hanno mandato un’onda d’urto in tutto il mondo. Il Papa non stava modificando l’insegnamento della Chiesa, come chiarì in seguito spiegando di aver parafrasato a memoria il Catechismo, secondo cui le persone devono essere trattate con rispetto e non emarginate. Ma con quel tono pieno di umanità e compassione, cambiò radicalmente il modo in cui la Chiesa parlava dell’omosessualità, sostituendo parole di condanna con parole di accoglienza.

Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty

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