Pablo Escobar, Ricardo Londoño e il true crime della F1 – Una Tazza D’horror #30

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Vi immaginate Pablo Escobar a correre in Formula 1 sotto lo sguardo ignaro degli spettatori? E cosa c’entra il pilota criminale Ricardo Londoño con i Narcos? In questo nuovo appuntamento della nostra rubrica di true crime, vi racconterò di come la categoria regina sia entrata nel mirino dei trafficanti di droga.

Pablo Escobar, Ricardo Londoño e il true crime della F1

La fama di Pablo Escobar lo precede, e la sua associazione con il narcotraffico e la violenza non dovrebbero stupire nessuno. Riconosciuto come il più ricco e sanguinario trafficante di droga, è stato responsabile diretto e mandante della morte di un numero spropositato di persone, tra agenti di polizia e civili.

Il suo impero si estende per le strade della Colombia dei primi anni ’80, fino ad attraccare nel resto del mondo: giunse a controllare l’80% della cocaina mondiale e il 20% delle armi illegali in circolazione. Sarà la città di Medellin ad offrirgli le coperture necessarie ad evitarne la cattura, nonostante le innumerevoli stragi di innocenti e il sangue delle altri vittime sulle sue mani. Molti di quelli lo dipingevano come un salvatore, loro che vivevano in condizioni di miseria e povertà, abbandonati dallo Stato e dalla giustizia, le forze antagoniste de L’imperatore della cocaina.

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Fonte: Wikipedia

Escobar non era solo un criminale, era anche un amante del mondo delle corse. Prende parte alla Copa Marlboro con una Simca 1000 e alla Copa Renault 4, scendendo in pista anche con vetture che sapevano il fatto loro. Ed è soprattutto attorno alla Copa Renault che girano numerose leggende: dopo sei gare, il narcotrafficante si trovava secondo in classifica. C’è chi sostiene che alcuni suoi complici tra le fila della polizia locale avessero impedito agli altri piloti di prendere parte alla gara, mentre pare che Escobar avesse sostituito la sua Renault 4 con una Porsche 911 RSR, in fotocopia di quella guidata dal due volte campione del mondo di F1 Emerson Fittipaldi nella Race of Champions.

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Fonte: GQ Mexico

Comunque, l’approdo nella categoria regina avviene solo con l’entrata in scena di Ricardo Londoño (e non come pilota, per carità).

Entrambi colombiani, Ricardo e Pablo diventano subito amici, tanto che il narcotrafficante decide di sfidarlo: “Scommettiamo che riuscirò ad arrivare a meno di 15 secondi da te?“, gli lancia il guanto, raccolto da Londoño. Alla fine segna un distacco di soli 8 secondi, un grande vanto per Escobar.

Un grande vanto, , perchè Londoño sembrava essere l’uomo più veloce della Colombia, guadagnandosi il soprannome di Cuchilla, ovvero “lama“, per la sua ruvidezza in pista (e forse anche per qualcosa di più losco). Cresce nel campionato IMSA GT, guadagna un settimo posto alla 24 Ore di Daytona, e diventa uno dei protetti dello stesso Escobar. Il Re dei Narcos vuole portarlo in Formula 1.

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Fonte: formula1points

Ricardo Londoño grazie ai finanziamenti dello sponsor National Association of Coffee Growers, sotto il quale si celano i soldi ricavati dagli sporchi traffici di droga di Escobar, corre nel 1980 a Silverstone, al volante di una vecchia Lotus 78.

L’esordio nella massima categoria, invece, si manifesta grazie alla Ensign, scuderia rimasta orfana di uno dei suoi sponsor più importanti – in seguito all’incidente di Clay Regazzonie quindi alla ricerca di nuovi finanziatori. La Ensign viene invitata in Colombia, abbindolata in una lussuosa villa, e con una firma segna l’approdo di Londoño in F1.

Ma il pilota non ha ancora una Superlicenza, e in realtà neanche l’esperienza: il primo incidente è un tamponamento con il campione del mondo Keke Rosberg. Nessuno conosce Londoño, ma non ci vuole tanto a riconoscere i suoi “amici” all’interno del paddock: i loro volti erano spiaccicati sulle prime pagine dei giornali, segnalati come alcuni dei criminali più ricercati al mondo.

La denuncia scatta da Bernie Ecclestone, nome già conosciuto nella categoria regina, che nota subito il nuovo sponsor della Ensign, Colombia. Non ci vuole tanto nemmeno a capire che dietro al Colombia ci sia Escobar e il cartello di Medellin. E nel giro di pochi giorni, Londoño viene squalificato dal campionato, in mancanza di Superlicenza ed esperienza, per l’appunto. Una scusante debole, che però regge abbastanza da liberare la F1 dai Narcos, complice proprio l’incidente con Rosberg.

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Fonte: FormulaPassion

La vita di Londoño continua però nell’automobilismo, sfociando poi nella vendita di barche, aerei ed elicotteri ai narcotrafficanti. Viene condannato a processo – ma non incarcerato – per i legami con il cartello di Medellin, e troverà la morte nel 2009, a causa di un regolamento di conti che lo porterà ad avere tre pallottole nel cranio.

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