In questo episodio di “Una Tazza D’horror” indagheremo assieme la storia del Mostro di Firenze, uno dei più famosi serial killer della scena criminale italiana.
Gli omicidi del Mostro di Firenze
La sua storia risuonò in Italia per tutto il corso degli anni ’80 e seguenti, imprimendo una forte influenza sulle vite degli italiani, sicuramente su quelli che abitavano nei pressi della splendida città di Firenze, territorio di caccia del Mostro, così come i media italiani hanno voluto denominarlo.
L’orrore cominciò nel 1974, anche se alcuni sostengono che il duplice omicidio avvenuto nel 1968 si possa ricondurre allo stesso autore. Saranno Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini a perdere la vita in quella tragica notte del 14 settembre 1974. A malapena maggiorenni, i due giovani fidanzati si erano appartati in auto su una stradina solitaria di Fontanine di Rabatta, quando avvenne l’assassinio. Prima il Mostro si occupò del ragazzo, ucciso con cinque colpi di pistola. Poi toccò alla ragazza, trascinata fuori dalla macchina per essere accoltellata e seviziata: un tralcio di vite venne inserito all’interno della sua vagina. Il tocco finale vide l’omicida infierire ulteriormente sul corpo di Pasquale con lo stesso coltello usato sulla giovane Stefania.
Tale modus operandi verrà ripetuto con tutte le sue vittime, con alcune peculiarità a distinguere caso per caso. Si attribuiscono al Mostro almeno 14 omicidi, tutte coppie di giovani fidanzati alla ricerca di un poco di intimità lontano da casa.
La paura però dilagava: in data 19 giugno 1982 vennero uccisi Paolo Mainardi e Antonella Migliorini. Lei si era confidata con le amiche, spaventata proprio da quel mostro che circolava nei dintorni di Firenze, pronto ad assassinare chi come lei voleva godersi un poco di tempo in solitaria con la propria dolce metà. E aveva avuto ragione. Le sue paure quella sera si tramutarono in una triste realtà. Lo stesso Paolo riuscì temporaneamente a salvarsi dalla furia dell’assassino, ma trovò la morte in un letto di ospedale, ucciso dai colpi di pistola.
L’ultimo duplice omicidio risale invece all’8 settembre 1985. Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot vennero assassinati nella campagna di San Casciano in Val di Pesa. I due giovani fidanzati erano francesi, vantavano un’età più adulta rispetto alle vittime precedenti. Gli spari e le mutilazioni non mancarono, nonostante la coppia non venne sorpresa all’interno di un’auto, bensì di una tenda.
Le vicende giudiziarie
Si parla di un “Mostro” al singolare, ma i nomi coinvolti nella vicenda sono più di uno, che ancora oggi fanno discutere la loro innocenza o colpevolezza.
Pietro Pacciani venne arrestato e dichiarato colpevole in data 1 novembre 1994 dei 14 omicidi in seguito al processo di primo grado che lo condannò all’ergastolo. Il 13 febbraio 1996 lo vedrà invece assolto da tutte le accuse a suo carico, nonostante sarà la morte a portargli via definitivamente la libertà, impedendo di riprendere il processo contro la sua assoluzione.
Ma il nominativo di “Mostro di Firenze” non si ricollega esclusivamente a lui.
Vengono definiti “Compagni di Merende” gli imputati degli omicidi in concorso con Pacciani, i quali rispondono ai nomi di Mario Vanni, Giancarlo Lotti, Giovanni Faggi. Tra questi figura anche Alberto Corsi, con l’accusa di favoreggiamento personale nei confronti di Vanni.
Il processo di primo grado condanna Vanni all’ergastolo per 5 dei duplici omicidi, sentenza confermata anche nei processi seguenti nonostante alcune titubanze, solo con l’assoluzione del delitto risalente al 1981. Lotti verrà anch’egli condannato per 4 dei duplici omicidi, la sua pena ammonterà inizialmente a 30 anni di reclusione e non otterrà alcuna assoluzione. Scagionati dalle accuse saranno invece Faggi e Corsi.
Francesco Calamandrei sarà ritenuto inizialmente il mandante dei crimini perpetuati nei confronti delle giovani coppie, ma il tribunale lo giudicherà non colpevole. Questo perché era stato riscontrato un importante afflusso di denaro nelle tasche di Pacciani e dei suoi compagni, difficile da riconoscere come il guadagno onesto di un gruppo di contadini.
Colpevole sarà invece Stefano Mele del duplice omicidio del 1968, imputato anche al Mostro, ma poi ritenuto un artificio di mano differente. L’uomo avrebbe commesso un delitto passionale, volendo vendicarsi della moglie e dei suoi amanti, portando alla morte proprio di quest’ultima e di Antonio Lo Bianco.
Nel corso degli anni che accompagnarono i duplici omicidi e i processi giudiziari sono però tante, forse troppe, le rivelazioni che possono aver corrotto l’intero caso agli occhi della giustizia. Molti presunti testimoni sono stati minacciati o hanno perso la vita in circostanze ancora più macabre, tante prove non sono mai state rinvenute e ormai i ricordi si sono fatti sfocati, nonostante siano in molti ancora a chiedersi quale sia la vera storia del Mostro di Firenze.
Giulia, Giu per chiunque. 20 anni. Studentessa di lettere e fonte di stress a tempo pieno. Mi diletto nello scrivere di ogni (ma soprattutto di F1) e amo imparare. Instagram: @ xoxgiu