UE: Polonia e Ungheria si oppongono al patto sui migranti

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Davanti alla Polonia e l’Ungheria persino l’Italia sembra essere meno pecora nera. Nelle ultime ore si è discusso riguardo la migrazione, ma i paesi governati da Mateusz Morawiecki e Viktor Orban hanno bloccato qualsiasi possibile progresso. A favore tutti gli altri paesi, inclusa l’Italia di Giorgia Meloni, che quindi è stata abbandonata dai suoi due più grandi alleati. La rima giornata di discussione quindi si è conclusa senza ottenere un accorto, e quindi oggi dalle 9.30 si riprenderà.

Se l’Italia di Giorgia Meloni è piuttosto vicina alla Polonia e all’Ungheria, e se Giorgia Meloni e i leader di destra considerano come grandi alleati Mateusz Morawiecki e Viktor Orban da ormai anni, sicuramente il Bel Paese risulta essere un terzo incomodo rispetto alla coppia. Tant’è che più volte abbiamo parlato di Polonia e Ungheria insieme, ad esempio per quanto concerne i diritti delle persone omosessuali. Per quanto in Italia viviamo in un paese omofobo che ha bisogno di un aggiornamento, non è arrivato ai livello del governo polacco e ungherese.

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Tant’è che la stessa Unione Europea è dovuta intervenire in difesa della comunità, quando il 7 luglio 2021 la presidente Ursula von der Leyen ha affermato: «L’Europa non permetterà mai che parti della nostra società siano stigmatizzate: sia per il motivo per cui amano, per la loro età, la loro etnia, le loro opinioni politiche o le loro convinzioni religiose». «L’uguaglianza e il rispetto della dignità e dei diritti umani sono valori fondamentali dell’Ue, sanciti dall’articolo 2 del trattato dell’Unione europea. La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere questi valori».

Per quanto riguarda l’immigrazione, la Polonia, dobbiamo riconoscerlo, ha ospitato tantissime persone ucraine che sono scappate dalla guerra contro la Russia, ma sin dal principio abbiamo visto come esistessero dei profughi di serie A (bianchi, biondi e con gli occhi azzurri), e profughi di serie A (qualsiasi altro colore di pelle). Ad esempio, una studentessa pakistana ebbe problemi a entrare in Polonia per il colore della sua pelle, e ancora l’attivista nigeriano Osarumen, in Ucraina dal 2009 raccontò: Sabato scorso i militari, e poi lo stesso autista, ci hanno detto di scendere dal bus che stava attraversando la frontiera con la Polonia. A me, alla mia famiglia e ad altri immigrati. “No blacks”, ci hanno detto».

Per cui, ecco il problema della Polonia e dell’Ungheria. Non che avessimo dubbi.

Polonia e Ungheria: il no ai migranti

I capi di governo dei due Paesi, Mateusz Morawiecki e Viktor Orban, hanno ribadito la loro opposizione all’accordo raggiunto dai ministri dell’Interno all’inizio di giugno, che prevedeva procedure più rigorose nel trattamento delle domande di asilo e della possibilità dei paesi di non accettare le quote di ricollocazione dei migranti versando denaro in un fondo comune dell’Unione Europea. Nonostante i tentativi del presidente francese Emmanuel Macron, del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del presidente del Consiglio europeo di raggiungere un accordo con i leader di Polonia e Ungheria, i loro sforzi sono stati vani.

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Solo Polonia e Ungheria hanno votato contro l’accordo, confermando la loro ferma opposizione alle quote obbligatorie per la ricollocazione dei migranti, una posizione che hanno sostenuto da diversi anni. Inoltre, i due paesi hanno criticato il fatto che questa decisione, nonostante il regolamento lo permetta, sia stata presa con una maggioranza qualificata anziché all’unanimità. Di conseguenza, le contestazioni di Morawiecki e Orban sull’accordo raggiunto dai ministri dell’Interno dell’Unione Europea hanno bloccato la risoluzione finale del Consiglio europeo.

«No all’immigrazione clandestina, no all’imposizione di sanzioni pecuniarie o a sanzioni varie», ha detto il premier polacco. «Il piano polacco è un no all’abbandono della regola dell’unanimità e un sì alla sovranità, alla sicurezza, soprattutto a quella dei confini polacchi, delle strade polacche, delle città e dei villaggi polacchi. Ma ovviamente auguriamo lo stesso ai nostri amici europei», sottolineando poi come la Polonia sappia il significato di solidarietà e «non abbiamo bisogno che ci venga insegnata. Abbiamo accolto oltre tre milioni di rifugiati. Un milione e mezzo sono ancora nel nostro Paese. Abbiamo aperto case polacche».

Si lamenta però di come «la  Polonia ha ricevuto scarso sostegno: alcune decine di euro per rifugiato. Nel caso di un rifugiato non accettato dal Medio Oriente, dobbiamo essere puniti con una multa di 20 mila euro o più. Non siamo d’accordo». Per Mateusz Morawiecki, «è in corso un attacco all’Europa. I confini dell’Europa non sono sicuri. È in gioco la sicurezza degli abitanti del nostro continente». Giorgia Meloni ha affermato di comprendere il punto di vista di Polonia e Ungheria, «ma credo che l’accordo trovato sia stato equilibrato».

Giorgia Meloni, infatti, ha sostenuto con vivo interesse il dossier migrazioni, e sin dal suo arrivo si è detta soddisfatta per la bozza della delibera finale, senza però poter neanche immaginare (più o meno, era abbastanza prevedibile conoscendo i soggetti) che proprio due dei suoi più grandi alleati avrebbero creato problemi. La Meloni è stata persino lodata da Alexander De Croo, primo ministro del Belgio, che ha apprezzato i suoi tentativi di mediazione con i due paesi, nonostante invano in quanto sembrano proprio non voler ascoltare alcuna opinione.

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Fonte: Euractiv

Una diplomatica francese ha commentato: «Polacchi e ungheresi in blocco dicono che non riconoscono la validità dell’accordo, vogliono tornare alla logica del 2018 in cui le decisioni sono prese per consenso. Gli ungheresi non sono razionali, come al solito, lo chiedono e alla fine rinunciano. L’argomentazione dei polacchi, nel frattempo, ha qualcosa a che fare con i finanziamenti». Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha proposto di discutere nuovamente: «Sono così arrabbiati per questo che dicono di non volere alcuna conclusione [sulla migrazione] ora».

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