Maurizio Costanzo e la lotta contro la mafia

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Grande giornalistica, ha letteralmente rivoluzionato il linguaggio e la comunicazione televisiva, i suoi programmi con le sue interviste erano seguiti da migliaia di italiani ed erano capaci di raccontare l’attualità e la verità, ma ancora prima di questo Maurizio Costanzo, morto oggi all’età di 84 anni, è stato un grande nemico delle mafie italiane. Nel 1993 i boss mafiosi hanno anche tentato di ucciderlo in un attentato, rispondendo alle trasmissioni in cui denunciava senza timore e paura la criminalità e raccontava anche l’impegno di chi, come lui, non si faceva sottomettere.

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Nato a Roma il 28 agosto 1938, Costanzo ha firmato decine di programmi radiofonici e televisivi e di commedie teatrali (Il marito adottivo, Vuoti a rendere ecc.). Ha raggiunto la grande popolarità nel 1976, conducendo in Rai il talk-show Bontà loro. Ma il suo nome è legato anche al Maurizio Costanzo show, in onda dal 1982 su Mediaset. Tra i suoi programmi più noti, anche Buona domenica. Ha scritto numerosi libri, tra i quali Chi mi credo di essere (2004, in collab. con G. Dotto), E che sarà mai? (2006), La strategia della tartaruga (2009), Sipario! 50 anni di teatro. Dal 1995 è sposato con Maria De Filippi. (ANSA)

La notizia ha sconvolto tutta la comunità italiana, dalla politica ai colleghi giornalisti, dai cantanti ai conduttori. «Ci lascia Maurizio Costanzo: icona del giornalismo e della tv, che ha saputo raccontare anni difficili con coraggio e professionalità. Grazie per aver portato nelle case degli italiani cultura, simpatia e gentilezza. Un pensiero a sua moglie Maria e ai suoi cari. Buon viaggio», ha scritto su Twitter il premier Giorgia Meloni. Gianni Morandi condivide su Twitter una foto con il giornalista: «È un grande dolore. Ci conoscevamo da sempre, gli volevo bene. Ciao, Maurizio».

Commentano anche Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, che scrive che «ha rivoluzionato la comunicazione e la tv in Italia, senza mai mettere da parte l’impegno civile fino a sfidare senza paura la mafia, rischiando la sua stessa vita. Con Maurizio Costanzo se ne va un pezzo di storia culturale del nostro Paese», e Vittorio Sgarbi: «È terribile, è morto nostro padre, mio padre, tuo padre, l’inventore della nostra tv, quella con tanti ospiti, quella con diverse voci». Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria: «Un pezzo di storia del giornalismo, un pilastro della tv italiana che se ne va. Addio a Maurizio Costanzo, non ti dimenticheremo».

La lotta di Maurizio Costanzo contro la mafia

Siamo negli anni Ottanta e Novanta: Maurizio Costanzo non ha mai avuto paura di schierarsi dalla parte della giustizia, e per questo lo stesso Toto Riina ha ordinato ai suoi, fra cui si trovava anche Matteo Messina Denaro, di farlo fuori. Era esattamente il 1992, Costanzo era fra le persone prese di mira. Insieme a lui, Giovanni Falcone e il Ministro Claudio Martelli. L’attentato sarebbe dovuto essere a Roma, fuori al teatro Parioli, subito dopo che il conduttore avrebbe avuto registrato la puntata.

«Mi risulta dai magistrati di Firenze che Matteo Messina Denaro sia venuto al Teatro Parioli durante il ‘Maurizio Costanzo Show’ per vedere se si poteva fare lì l’attentato, sarebbe stata una strage. Hanno deciso di farlo quando uscivo dal teatro», ha detto lo stesso conduttore a “Un giorno da pecora”, anni dopo. Ai tempi, come racconta il Messaggero, Costanzo si esponeva molto contro la mafia, tant’è che aveva anche organizzato una maratona televisiva a reti unificate Rai-Fininvest dedicata alla lotta alle mafie, in seguito all’omicidio di Libero Grassi, nel 1991. Durante la trasmissione fu anche bruciata in diretta una maglietta con su scritto “Mafia made in Italy”.

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Grande amico del giudice Falcone, nel gruppo che lo avrebbe dovuto uccidere c’erano personaggi di grande spicco nel mondo mafioso come Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Vincenzo Sinacori, Lorenzo Tinnirello, Cristofaro Cannella e Francesco Geraci. Lo hanno pedinato per giorni interni, ma inizialmente Riina decise di rimandare l’attentato. L’anno successivo, il gruppo mafioso (ma senza Messina Denaro) rubò una Fiat Punto che fu riempita di tritolo e parcheggiata in via Fauro. L’attentato inizialmente fallì in quanto la bomba non esplose a causa di un difetto; il secondo giorno esplose ma non colpì l’auto in cui viaggiavano Maurizio Costanzo e la moglie, Maria De Filippi.

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Nell’attentato, restarono ferite le due guardie del corpo: Fabio De Palo (rimasto lievemente ferito) e Aldo Re (che subì lesioni legate allo shock). La stessa De Filippi nel 2018 ha raccontato da Fabio Fazio di esser stata terrorizzata per almeno due anni. «Ero convinta di aver visto la persona che ha azionato la bomba. Vedo questo ragazzo che mi fissa fuori dai Parioli e io fisso lui, magari era un ragazzo qualsiasi. Ho promesso a mio padre che non sarei più salita in macchina con Maurizio e così ho fatto. Non lo faccio. Non posso tradire una promessa fatta a mio padre».

Confessa poi di aver chiesto al marito di «smettere di occuparsi di mafia e così ha fatto, per un po’ di tempo non l’ha fatto. Poi se ne è occupato ancora. Fossi stato in lui, avrei smesso, non so come abbia potuto riparlare di mafia ancora». In seguito Costanzo si chiese: «Perché la mafia scelse proprio me? Io faccio il giornalista avevo molto parlato di mafia al Maurizio Costanzo Show e la mafia si è difesa. Arrivavano lettere con la mia testa in un vassoio, le mandavo alla Digos».

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