Jannik Sinner porta in alto l’Italia, ma come lo ripaga il giornalismo “nazionale”?

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Jannik Sinner è il talento del tennis di cui tutti parlano: una stella precoce, capace di condurre l’Italia alla vittoria della prestigiosa Coppa Davis 2023. C’è però chi non riesce a tenere a freno la malevole lingua, e di commenti sulla sua nazionalità ne proferisce fin troppi.

Discriminato Jannik Sinner che porta però l’Italia a vincere la Coppa Davis

Jannik nasce a San Candido, in provincia di Bolzano, Trentino-Alto Adige. Un dettaglio simile pare superfluo solitamente, ma ora è tornato a far discutere.

Classe 2001, cresce sempre nella zona di Bolzano, trascorrendo la sua infanzia a cimentarsi nello slalom gigante (dove le capacità promettenti non mancano), fino all’età di otto anni, quando prende in mano racchetta e pallina, cominciando a dilettarsi nel tennis. Lasciata definitivamente la strada imbiancata di neve, si diletta a tempo pieno nel tennis.

Il suo esordio nel circuito professionista risale al 2015, per entrare tre anni più tardi nella classifica mondiale. Oggi quest’ultima lo vede brillare al quarto posto, sotto la guida di Simone Vagnozzi e Darren Cahill.

Il 2019 lo vede eccellere alle Next Generation ATP Finals come primo tennista italiano a vincere un incontro in questa manifestazione; nel 2020 arriva il primo titolo ATP a Sofia, dove diventa anche il più giovane tennista italiano ad aver raggiunto tale risultato nell’era Open; nel 2021 scala ancora il ranking mondiale fino ad entrare nella top 10, con quattro titoli ATP, e partecipando alle ATP Finals al posto di un infortunato Matteo Berrettini, diventando il più giovane tennista italiano ad aver vinto un incontro alle Finals; nel 2022 scavalca Berrettini nel ranking mondiale e si prende la leadership nazionale, arrivando a sfiorare la sua prima semifinale Slam.

Il 2023 è ancora un anno colmo di successi per Sinner. Siamo memori dalla finale alle ATP Finals contro il campione in carica Novak Djokovic, persa in due set, ma siamo ancora più freschi della vittoria della Coppa Davis, dopo aver segnato il punto decisivo contro l’Australia di Alex de Minaur. Un sogno che si tinge di azzurro dopo 47 anni, nella memoria con quei “quattro moschettieri“.

Fonte: Tennis World Italia

Eppure quell’azzurro per alcuni stona su Jannik Sinner, proprio per le sue origini, ma anche per le sue scelte di vita. Quest’ultime paiono prive di consistenza: dal 2020 la sua residenza anagrafica e fiscale figura a Monaco, una pratica molto comune tra gli sportivi che cercano agevolazioni col fisco, ma abbastanza da scatenare le ire patriottiche sui social dopo l’intervento trasmesso dal programma televisivo Otto e mezzo.

Ma il colpo peggiore arriva dalla Gazzetta dello Sport. Spiccano le ultime parole di Giancarlo Dotto sul rosa delle loro pagine e schermate: “Abbiamo imparato ad amare Jannik anche perché non ci appartiene sino in fondo. Perché non ci somiglia. Per il suo essere così distante dalla nostra anima latina“. Continua, poi, riferendosi alla partecipazione di Sinner alla Coppa Davis: “Sono state le parole di un ragazzo finalmente pronto a ‘sentirsi’ oltre che a dirsi italiano“.

Il tutto scandito tra articoli sul loro quotidiano e sul loro settimanale Sportweek, da cui si legge in copertina “Caso Nazionale” e poi “Perché il numero uno del nostro tennis ha sbagliato a dire di no alla Coppa Davis. I grandi campioni del passato, da Pietrangeli a Panatta, spiegano che alla maglia azzurra non si rinuncia“.

A Sinner – il cui nome viene bonariamente usato per riferirsi a lui come “peccatore” proprio dalla traduzione letterale – vengono richieste delle scuse pubbliche, “per non essere stato all’altezza di quello che avrebbe dovuto essere“. Perchè Sinner non ha preso parte ai primi incontri della Coppa Davis, come consuetudine dei tennisti più affermati.

Bisogna giudicare il valore di questa competizione in uno sport che vede i suoi tennisti sempre più impegnati, sempre sommersi da altri eventi, vogliosi di scalare la classifica mondiale, e non di percorrere la strada che porta alla conquista di una coppa che non ha più la gloria del passato.

Fonte: Il Messaggero

Adriano Panatta, lo stesso citato dalla Gazzetta, incalza: “Ha rinunciato perché era stanco? E Bagnaia che a tre giorni dall’incidente era già in moto?“. Francesco Bagnaia si è confermato giusto ieri al Gran Premio di Valencia campione del mondo di MotoGP, conquistando il suo secondo titolo mondiale alla guida della Ducati. “Nuvola Rossa“, gridano i giornali, mentre sulla figura di Jannik Sinner si banchetta con critiche e rimproveri. Nicola Pietrangeli – ancora – ha chiesto addirittura la sua squalifica.

Esagerati, magari penserete, quando il giornalismo italiano vive per il dramma, vive per spezzare la reputazione di quelli che dovrebbero essere i nuovi beniamini del Paese.

L’affare continua, perchè Sinner per molti non è neanche italiano, lui che è nato in Alto Adige. Il tennista che sta portando in alto l’Italia, , è stato cresciuto in una famiglia che ha sempre parlato soltanto il tedesco, ma questo non attenua le correzioni e le ramanzine sul suo italiano, probabilmente da chi non è in grado di spiccicare neanche una parola in inglese.

Lui, che da ragazzino era già costretto ad affrontare queste discriminazioni, rispondendo sempre con: “Io mi sento e sono italiano. Totalmente. Ancor più da quando vivo a Bordighera. Mi piacerebbe giocare con l’Italia la Davis e magari anche vincerla non sarebbe male“.

E lo sanno ancora di più Paola Egonu, pallavolista, e Marcel Jacobs, l’atleta che vinse quell’oro tanto agognato alle Olimpiadi 2020 nei 100m.

Jannik Sinner sta vivendo un sogno, un sogno di colore azzurro, e pure con l’orgoglio di essere e sentirsi italiano, ma in un’Italia per la quale si dovrebbe solo provare vergogna.

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Fonte: Quotidiano Sportivo

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