Lo scorso anno Mahsa Amini è stata arrestata e poi uccisa dal regime in Iran perché non indossava correttamente il velo. Da quel momento sono iniziate le proteste contro il regime e in particolare contro la polizia morale, che per un periodo è sparita dalla circolazione in modo da far calmare le rivolte… Ma ora è tornata per le strada, perseguitando le donne e la loro libertà di indossare oppure no il velo. Perché la religione non dovrebbe essere un obbligo, e soprattutto non dovrebbe essere un estremismo.
Mahsa Amini, una giovane donna iraniana, è stata tragicamente uccisa a causa del regime oppressivo in Iran. La sua unica colpa era quella di non indossare l’hijab secondo i rigidi standard imposti. Mahsa sognava di vivere una vita libera, ma la sua determinazione per l’autonomia le è costata la vita. È stata soggetta a un brutale pestaggio perché si rifiutava di piegarsi alle ingiustizie del regime. La sua morte ha scosso le donne iraniane, le sue compagne, che hanno cercato di vendicare il suo sacrificio e di creare un futuro in cui le donne possano godere della libertà che è stata loro negata.
Numerose atlete e attrici hanno sostenuto apertamente questa causa, mettendo a disposizione il loro volto e la loro notorietà. Purtroppo, molte altre donne coraggiose hanno perso la vita o non potranno mai vedere il giorno in cui il sole splenderà sulla loro amata patria, poiché il regime oppressivo disprezza le donne audaci.
Mahsa Amini è stata arrestata per aver indossato un “hijab improprio” ed è morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse. «Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.
Anche Amnesty International ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».
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In Iran torna la polizia morale
Secondo i media statali e i post sui social media, l’Iran sta ancora una volta schierando agenti di polizia nelle strade per far rispettare il suo codice di abbigliamento conservatore per le donne, che molte hanno violato da quando è iniziato il movimento di protesta che ha scosso il paese lo scorso autunno. Dopo mesi il regime aveva ritirato la polizia morale per far calmare la situazione e soprattutto le proteste contro il governo, ma domenica è arrivata una dichiarazione che ovviamente non è piaciuta agli iraniani e soprattutto ha spaventato le iraniane.
Il generale Saeed Montazer al-Mahdi, portavoce delle forze di polizia iraniane, ha affermato che gli agenti di polizia torneranno a «occuparsi di coloro che, sfortunatamente, indipendentemente dalle conseguenze di vestirsi fuori dalla norma, insistono ancora nel violare la norma», aggiungendo anche che le pattuglie «amplierebbero la sicurezza pubblica e rafforzerebbero le fondamenta della famiglia». La polizia, secondo quanto riferito, prima avvertirà le donne che non si coprono i capelli e indossano abiti lunghi e larghi, e se si rifiutassero di conformarsi, saranno arrestate.
Nelle ultime settimane, diverse celebrità sono state perseguite per violazione della legge, tra cui Azadeh Samadi, un’attrice apparsa senza velo a un funerale due mesi fa: è stata bandita dai social media e le è stato ordinato di vedere uno psicologo per ottenere una prova scritta che non fosse una sociopatica. Un’altra donna sorpresa a guidare senza hijab a Varamin è stata condannata a un mese di lavaggio e preparazione dei cadaveri per la sepoltura.
Secondo la legge iraniana, che si basa sull’interpretazione della Sharia da parte del paese, le donne devono coprirsi i capelli con un hijab (velo) e indossare abiti lunghi e larghi per mascherare le loro figure. Dal 2006, unità speciali di polizia formalmente note come Guidance Patrols (Gasht-e Ershad) hanno il compito di far rispettare tali regole.
Lei è #RahelehAmiri, una donna di 30 anni che ha perso un occhio durante i recenti moti rivoluzionari per la liberazione dell'#Iran dalla Repubblica islamica proteste in Iran. Ora vive in Italia. Ha detto: "Piango per il mio occhio, ma non mi tirerò mai indietro e combatterò… pic.twitter.com/t4I5d2UUVI
— Mariano Giustino (@MarianoGiustino) July 17, 2023
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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