Femminicidio: il massacro continua. Ilaria Sula e Sara Campanella, vittime di un sistema che non protegge le donne

Condividi

Il sangue di un’altra donna innocente si versa sull’asfalto. Il nome cambia, ma la storia è sempre la stessa: un uomo che non accetta un “no”, una donna che viene brutalmente assassinata. Questa volta, le vittime sono Ilaria Sula e Sara Campanella, due giovani donne strappate alla vita dalla violenza cieca di chi crede di poter possedere un’altra persona. Il femminicidio continua a essere una piaga sociale che l’Italia non riesce (o non vuole) affrontare seriamente. Intanto, i nostri politici si occupano della pericolosa schwa.

Il caso di Sara Campanella: la tragica fine di un’ossessione malata

Sara Campanella aveva solo 22 anni. Studentessa universitaria, sognava un futuro radioso, ma il suo destino è stato spezzato dalla follia omicida di Stefano Argentino, un ragazzo di 27 anni che non ha accettato il rifiuto. Accoltellata alla gola, Sara è morta per l’ennesimo delirio di possesso. Un copione già visto troppe volte: molestie, ossessione, stalking, poi l’omicidio. La domanda che dobbiamo porci è: perché nessuno ha fermato questo ennesimo assassino prima che fosse troppo tardi?

femminicidio-sara-campanella-ilaria-sula

Il movimento “Partiamo da Qui” ha denunciato la necessità di un cambiamento culturale e legislativo. Non possiamo continuare a trattare i segnali di pericolo come semplici incomprensioni tra due persone. Uno stalker è un potenziale assassino, e i numeri ce lo confermano. Il problema è sistemico: non si tratta di un caso isolato, ma di una cultura che ancora giustifica o minimizza la violenza di genere. Ecco la dichiarazione di Ninni Petrella, Presidente del movimento politico culturale “Partiamo da Qui”:

«Non ci sono parole per raccontare l’orrore che ha colpito Sara e la sua famiglia! Ogni volta che una vita viene spezzata in questo modo, non è solo un delitto contro la persona, ma contro tutta la società. Come Movimento, chiediamo con forza che vengano rafforzate le misure di tutela nei confronti delle donne vittime di attenzioni indesiderate, stalking e minacce.

Non possiamo più limitarci al cordoglio. Servono azioni immediate: misure di protezione più efficaci, pene certe per i persecutori, educazione sentimentale nelle scuole fin dall’infanzia e un sistema di aiuto concreto per le vittime. A nome di tutto il gruppo di “Partiamo da Qui”, esprimo la nostra vicinanza alla famiglia Campanella e alla comunità universitaria messinese. Oggi, anche Sara è diventata il simbolo di ciò che non possiamo più permettere accada».
.

Ilaria Sula: un’altra vittima del femminicidio che si poteva evitare

femminicidio-sara-campanella-ilaria-sula

La seconda ragazza di cui si parla in queste ultime ore è Ilaria Sula, che si aggiunge alla lunga lista di donne uccise dalla violenza maschile. Ancora pochi dettagli sono noti sul caso, ma una cosa è certa: un’altra vita è stata spezzata. E non possiamo continuare a dire che si tratta di eventi imprevedibili. Ogni femminicidio è il risultato di segnali ignorati, di una giustizia lenta e di una società che non prende sul serio il problema.

Al momento le forze dell’ordine stanno cercando il cellulare della ragazza che il suo assassino avrebbe buttato in un tombino a Roma dopo averlo usato mentre la ragazza era considerata scomparsa. L’uomo (non bestia, non animale, l’uomo), avrebbe accoltellato Ilaria Sula in un appartamento, per poi gettare il suo corpo chiudendolo in una valigia. Mark Antony Samson, questo il nome dell’assassino 23enne, ha anche confessato: «Ho buttato il suo telefono in un tombino a Roma e ho caricato il suo corpo in auto portandolo a Poli».

Femminicidio in Italia: numeri da guerra civile

Secondo i dati Istat, in Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni. La maggior parte di questi omicidi avviene per mano di partner o ex partner. Non possiamo più far finta di nulla. Serve un intervento radicale:

  • Leggi più severe: chi perseguita una donna deve essere fermato prima che sia troppo tardi e non deve essere fuori prigione dopo pochi anni.
  • Educazione al rispetto nelle scuole: i giovani devono imparare che le relazioni si basano sulla libertà e sulla parità, e non sulle urla, sulle botte o sulla gelosia ossessiva.
  • Protezione immediata per le vittime di violenza: non si può aspettare il primo colpo per intervenire, bisogna prevenire, bisogna educare e di conseguenza proteggere.
femminicidio-sara-campanella-ilaria-sula

Ogni volta che una donna viene uccisa, sentiamo le solite frasi di circostanza. “Che tragedia”, “Bisogna fare qualcosa”, “Mai più”. E poi? Nulla cambia. Il sangue continua a scorrere, le lacrime continuano a essere versate. Il tempo delle parole è finito. Quante altre Ilaria e Sara dobbiamo piangere prima di svegliarci? Questa non è una tragedia inevitabile, è un massacro che possiamo e dobbiamo fermare. Ma serve volontà politica, culturale e sociale.

Le donne non devono avere paura di camminare per strada, di dire “no”, di vivere la loro vita senza essere perseguitate. Fino a quando ci sarà anche solo una donna in pericolo, la battaglia non sarà finita.

Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty

Ti potrebbe interessare