Ripetiamolo insieme: Stefano Cucchi non è morto a causa della droga

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È uno strazio dover ripetere quello che tra l’altro è stato stabilito da professionisti: Stefano Cucchi non è stato ucciso dalla droga, bensì è stato picchiato a morte dalle forze dell’ordine. Se ne abbiamo parlato già per Matteo Salvini che si rifiutò di chiedere scusa a Ilaria Cucchi, adesso ci tocca riparlarne a causa di un altro esponente della destra, che difendendo Giorgia Meloni (ahimé, giustamente), ha deciso di mancare di rispetto non solo a Ilaria Cucchi, ma anche al fratello ormai defunto, non per un incidente ma per omicidio.

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La storia di Stefano Cucchi, ucciso di botte dai carabinieri, dovrebbero conoscerla ormai tutti. Ma forse non tutti sanno cosa anche la sorella ha dovuto passare in tutti questi anni, cercando di lottare per qualcosa che dovrebbe essere scontato: giustizia, verità, pace per suo fratello. Perché, quando Stefano è stato ucciso nel 2009, le cause della morte erano per malnutrizione. Peccato che la malnutrizione non ti lasci degli ematomi violacei in faccia. Le foto del corpo del ragazzo sono diventate il simbolo contro l’abuso e la violenza delle forze dell’ordine.

Secondo le accuse (confermate solo ad aprile 2022, dopo più di dieci anni), tre carabinieri avrebbero colpito Cucchi «con schiaffi, pugni e calci, provocando una rovinosa caduta, che unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che avevano in cura Cucchi presso la struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini, ne determinavano la morte». Dopo diversi rinvii a giudizi, solo nel 2018 c’è una svolta nel processo-bis: Francesco Tedesco, uno dei tre carabinieri a processo per omicidio preterintenzionale e abuso di autorità, accusa i suoi due colleghi di aver picchiato Cucchi, portandolo alla morte.

Ai tempi, Matteo Salvini disse che «il caso Cucchi dimostra che la droga fa male». Ha detto che Ilaria Cucchi gli fa schifo. Ha continuato per anni a sostenere che Cucchi fosse morto per la droga, ma anche dopo che la Corte ha stabilito che Cucchi non è morto per malnutrizione, bensì per le botte ricevute dalle forze dell’ordine, il leader della Lega si è rifiutato di chiedere scusa.

Durante un’intervista, disse che «io  sempre e comunque contro ogni tipo di droga», «quando c’è di mezzo un morto c’è solo da pregare», «la droga uccide i ragazzi di oggi, che dopo il lockdown si strafanno di farmaci e psicofarmaci», «gli agenti sono stati condannati? Vuol dire che hanno sbagliato». Ma niente scuse.

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E dopo mesi, la situazione di strazio per Ilaria Cucchi si è ripetuta, ma l’individuo in questione non ha neanche avuto il coraggio di scrivere nome e cognome, ma tutti sanno di chi parla.

Massimo Corsaro e l’attacco a Stefano e Ilaria Cucchi

«Non so cosa facesse il padre di Meloni quando lei era bambina e lui aveva lasciato casa», ha scritto su Twitter Massimo Corsaro, ex deputato, ex missino ed ex Pdl eletto l’ultima volta con Fratelli d’Italia (partito lasciato poi nel 2015). Il riferimento è all’accusa che è stata posta a Giorgia Meloni, o meglio al padre, da parte di alcuni esponenti, che nel 1995 è stato arrestato in Spagna per narcotraffico. Tuttavia, dovremmo saperlo, le colpe di un padre non ricadono sui figli, e per trovare le colpe Giorgia Meloni non c’è bisogno, per certo, di attaccarla sul padre.

Se però la prima parte del tweet sembra normale, con la seconda si comprende l’obiettivo dell’esponente di destra: «So per certo che la sinistra ha portato in Parlamento una persona perché suo fratello spacciava». Non è esattamente così. In primis, Ilaria Cucchi è stata votata esattamente come Giorgia Meloni, in secundis, non è divenuta famosa perché il fratello spacciava, bensì per la lotta di giustizia contro gli abusi delle istituzioni che le avevano ucciso il fratello, nascondendo tutto dietro un “malnutrizione“.

Ovviamente, il commento non è passato inosservato, e subito in molti hanno commentato contro l’ex deputato. «Fa schifo la stampa che si accanisce sul padre della Meloni. E fa ancora più schifo @MassimoCorsaro che parla di Stefano Cucchi come “uno che spacciava” e non come uno ammazzato da agenti di polizia condannati in via definitiva. Corsaro, tu fai schifo», scrive un utente. Concorda un’altra: «Che vergogna, prima ammazzano di botte un ragazzo e poi lo insultano da morto. Quanta pochezza, che brividi, che orrore. L’Italia si merita un’altra politica».

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Nonostante ciò, ci sono anche degli ignoranti, i soliti “cristiani” solo per tradizione, che danno ragione al signore. Per difendere una persona (e Giorgia Meloni, per quanto le sue idee siano completamente sbagliate, in questo caso va difesa) non c’è bisogno di attaccarne un’altra, tantomeno se questa persona è morta. D’altronde, però, Corsaro non è nuovo agli attacchi di basso livello. Attaccò persino Emanuele Fiano, parlamentare del PD, facendo riferimento al suo essere ebreo.

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