Una bellissima notizia arriva dalla Corte di giustizia europea, che va contro corrente rispetto al pensiero comune delle ultime settimane. Mentre Simone PIllon continua a parlare di teorie gender e di emendamenti contro la maternità surrogata e la Polonia istituisce la figura del superprocuratore per perseguitare tutti i cittadini accedendo ai dati personali, criminalizzando le donne che abortiscono punendole con 25 anni di carcere e per disgregare le famiglie arcobaleno, l’Unione Europea va incontro a quest’ultime, con una presa di posizione nei confronti di una bambina che ha due mamme.
La destra conservatrice dice sempre di pensare al meglio dei bambini, finché quei bambini non sono figli di famiglie arcobaleno, o finché quei bambini non sono utili ai loro subdoli scopi. Infatti, se qualche bambino afferma di trovarsi bene con due mamme, è palesemente plagiato, ma se un “bambino” scrive una lettera a Matteo Salvini ringraziandolo per chissà cosa, allora in quel caso va bene. È normale e lo possiamo pubblicare su tutti i social network esistenti, perché chi è che non si fida di un “bambino“?
In ogni caso, non siamo qui a parlare di destra o di sinistra, ma del bene per una bambina nata nel 2019 in Spagna, figlia di due mamme, una bulgara e una nata in Gibilterra. Entrambe però vivono in Spagna dal 2015 e sono sposate dal 2018. La figlia è arrivata un anno dopo con l’atto di nascita rilasciato dalle autorità spagnole, in cui entrambe le madri sono menzionate come genitori. Dov’è quindi il problema? La Bulgaria si rifiutava di rilasciare un documento di identità poiché non c’era l’atto di nascita bulgaro.
È ovviamente più complicato di così. Quando la madre bulgara ha chiesto al comune di Sofia l’atto di nascita, traducendo anche in bulgare il documento «dell’estratto del registro dello stato civile spagnolo relativo all’atto di nascita», si è sentita dire dal Comune che avevano bisogno di prove relative «alla filiazione di S.D.K.A., in relazione all’identità della madre biologica», questo perché l’atto di nascita in Bulgaria prevede solo una casella per la pmadre e una per il padre.
Quando la donna si è rifiutata di dare queste informazioni, il comune si è rifiutato di dare l’atto di nascita, aggiungendo anche che «la menzione in un atto di nascita di due genitori di sesso femminile era contraria all’ordine pubblico bulgaro, che non autorizza il matrimonio tra due persone dello stesso sesso». Ed è qui che ha avuto inizio la battaglia giudiziaria arrivata alla Corte di giustizie dell’Unione Europea, conclusasi con una splendida vittoria.
L’Unione Europea e le famiglie arcobaleno
La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha ufficialmente stabilito che tutti gli Stati membri hanno l’obbligo di fornire una carta d’identità o un passaporto ai bambini nati da genitori dello stesso sesso. Con più precisione, questo è quello che troviamo scritto nel comunicato stampa che Rémy Bonny, executive director di Forbidden Colours NPO, ha definito “rivoluzionario“:
«Nel caso di un minore, cittadino dell’Unione, il cui atto di nascita rilasciato dalle autorità competenti dello Stato membro ospitante designi come suoi genitori due persone dello stesso sesso, lo Stato membro di cui tale minore è cittadino è tenuto, da un lato, a rilasciargli una carta d’identità o un passaporto, senza esigere la previa emissione di un atto di nascita da parte delle sue autorità nazionali e, dall’altro, a riconoscere, come ogni altro Stato membro, il documento promanante dallo Stato membro ospitante che consente a detto minore di esercitare, con ciascuna di tali due persone, il proprio diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.»
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito, quindi, che «poiché il minore ha la cittadinanza bulgara, le autorità del Paese sono obbligate a rilasciare una carta d’identità o un passaporto, che indichi il suo cognome come risulta dall’atto di nascita emesso dalle autorità spagnole, indipendentemente dall’emissione di un nuovo atto di nascita», questo anche perché, senza l’atto di nascita, un minore non può neanche spostarsi liberamente con i genitori.
Rémy Bonny ha poi aggiunto: «Questo caso è rivoluzionario. Nell’ultimo anno abbiamo visto politici di Bulgaria, Ungheria e Polonia cercare di togliere i diritti fondamentali alle persone LGBTIQ+. Ciò ha un impatto dannoso sulla vita di milioni di europei, compresi i bambini. È commovente vedere che la Corte di giustizia europea decreta che la discriminazione non ha posto all’interno dell’ordinamento giuridico dell’UE». Ma perché rivoluzionario?
Per chi non lo sapesse, in diversi stati dell’Unione Europea, secondo un report commissionato dal Dipartimento tematico Diritti dei cittadini e affari costituzionali del Parlamento europeo su richiesta della Commissione per le petizioni, non è possibile per un minore avere come genitori legali due persone dello stesso sesso e, allo stesso tempo, le coppie omosessuali non possono adottare dei figli insieme né possono adottare un figlio del partner.
In Italia, ad esempio, «le coppie omosessuali non sono riconosciute come cogenitori» del bambino o della bambina «e l’adozione da parte di un genitore acquisito non è espressamente autorizzata dalla normativa, ma è stata consentita dalla giurisprudenza». Ma le famiglie non dovrebbero avere come unica base l’amore? Che importa se quell’amore proviene da due uomini, da due donne o da un uomo o una donna? C’è chi cresce con un solo genitore, non per scelta, e comunque riceve tutto l’amore del mondo. La famiglia è dove c’è l’amore, non dove ci sono un uomo e una donna.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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