Patrick Zaki è libero. In tantissimi hanno seguito la sua storia con il fiato sospeso, sperando che non facesse la fine di Giulio Regeni. E altrettanti hanno gioito quando hanno letto la notizia della sua scarcerazione. Passato però il primo momento in cui abbiamo letto solo commenti positivi nei confronti di un ragazzo che ha passato quasi due anni in carcere, hanno cominciato a uscire i ratti dall’oscurità, scrivendo cattiverie contro Zaki solo perché durante la trasmissione “Che tempo che fa”, su Rai3, non ha parlato in italiano.
Prima di rispondere ai boomer, ripercorriamo, seduti comodamente al caldo dalla nostra casetta, quello che Patrick Zaki ha passato negli ultimi mesi. Patrick è un attivista e ricercatore egiziano che dall’8 febbraio 2020 si trova in detenzione preventiva fino a data da destinarsi, ma rischierebbe fino a 25 anni di carcere solo per dieci post di un profilo facebook che la sua difesa considera falso. Dopo mesi, solo il 25 agosto sua madre lo ha potuto incontrare, dicendole che in tutti quei mesi le aveva scritto almeno 20 lettere, tuttavia la donna ne ha ricevute solamente due, molto brevi.
Le udienze sul suo processo si sono tenute a luglio, nella seconda Patrick Zaki ha consultato per la prima volta i suoi avvocati e, in quell’occasione, gli avvocati lo hanno visto molto dimagrito. A settembre il tribunale ha rinviato l’udienza che ci sarebbe dovuta essere. A dicembre, invece, il giudice della terza sezione antiterrorismo del tribunale del Cairo ha annunciato che Patrick Zaki, studente dell’università di Bologna, sarebbe dovuto rimanere in custodia cautelare per altri 45 giorni.
Patrick Zaki si trovava nel suo paese solo per una vacanza con i suoi cari, prendendosi una breve pausa dallo studio, tuttavia è stato arrestato per «incitamento alla protesta» e «istigazione a crimini terroristici». Amnesty, che ha creato unappello per la sua libertà, fa anche sapere che gli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA)«hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato durante il suo interrogatorio all’aeroporto durato 17 ore. Patrick è stato picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche».
Tuttavia, dopo troppi mesi, il ragazzo è libero, non assolto ma finalmente libero. Ha riabbracciato la sua famiglia, ha fatto una doccia calda ed è al sicuro, almeno fino al primo febbraio, giorno della prossima udienza. In questi mesi in Italia le persone hanno continuato a mantenere accesi i riflettori, chiunque ha cercato in qualche modo di aiutare, tanto che lo Stato italiano aveva deciso, con 208 voti favorevoli, nessun contrario e 33 astenuti (tutti di Fratelli d’Italia), di conferire al ragazzo lacittadinanza italiana. Ma adesso, in molti gli vanno contro.
Quando persino Patrick Zaki ha degli haters
Non c’è un modo diverso per chiamarli se non odiatori, perché sono delle persone tristi, ma non nel senso letterale. Sono tristi perché vedono sempre il lato negativo della vita, ed è l’unico a cui si affacciano. Un solo lato della stessa moneta. Quando insultano Patrick Zaki perché non sa l’italiano sebbene studiasse a Bologna, dimostrano persino ignoranza, come se da anni non esistessero dei master in lingua inglese, in Italia e in tutto il mondo. Come se l’italiano fosse una lingua semplice e soprattutto la lingua internazionale.
Io sono una studentessa Erasmus, questo è il mio secondo Erasmus, ho passato quasi un anno in Croazia ma non sarei mai e poi mai capace di comprendere il croato, questo perché studiando in inglese (o persino in italiano poiché, pensate un po’, studio per diventare un’insegnante di italiano L2 e LS), il mio unico approccio con il croato è tramite i negozi. Posso comprendere delle parole, so che dober dan significa buongiorno e hvala grazie, ma dal comprendere e dal dire delle semplici parole al tenere una conversazione come se fosse la mia L1, ce ne vuole.
Ovviamente questo chi è rimasto nella propria bolla, nella comfort zone per tutta la vita, questo non lo sa. Per imparare una lingua non basta vivere quattro settimane in quel luogo. Poi, per carità, magari siete dei geni, siete predisposti per l’apprendimento di nuove lingue, ma sicuramente non avete passato quasi due anni in un carcere dove non si parla la lingua del paese dove studiate. Parlare in una lingua che non è la nostra lingua madre non è semplice, per cui provate a essere più umani.
Alcuni dei commenti, comunque, mi hanno quasi fatto ridere. Un certo Bernando scrive: «ma in 2 anni di carcere non ha pensato di imparare l’italiano?». Oh, andiamo, Patrick Zaki! Ma come hai potuto pensare di non imparare l’italiano mentre si trovava incarcerato, senza sapere quando sarebbe stato rilasciato, tantomeno sapere se sarebbe stato rilasciato in vita. Una lingua che, tra l’altro, non gli serve, visto che studia in inglese e non in italiano. Siete così privilegiati che non vi rendete neanche conto di quel che scrivete.
Altri ancora, i peggiori, paragonano la sua storia a Giulio Regeni (tra l’altro, chiedono giustizia ma non imparano neanche a scrivere il suo cognome, che non è Reggeni). Secondo questi soggetti, Giulio è più importante di Patrick perché italiano. Non si deve parlare di Patrick perché lui è egiziano. La realtà è che entrambe le storie sono tragiche, quella di Giulio, considerando che è morto, lo è di più, ma sicuramente lui non si sarebbe permesso di paragonarsi a un ragazzo che si trovava nella sua stessa situazione.
Concludiamo. Se non avete buone parole, state in silenzio, perché al libertà di opinione non è insultare un ragazzo che per quasi due anni è stato in carcere e ne ha passate di tutti i colori. Soprattutto, ricordate che ci sono persino degli italiani che non sanno parlare l’italiano, che non hanno mai usato un congiuntivo correttamente in tutta la propria vita. Perché Patrick Zaki non parla bene l’italiano, ma è comunque meglio di voi che parlate per spargere odio. Poi, mi raccomando, andate anche in Chiesa a prendere la Comunione.
Patrick Zaki a Che Tempo Che Fa"È davvero un grandissimo onore essere citato da una persona come Liliana Segre, è stata di grande ispirazione. Grazie ancora per ciò che ha fatto e detto su di me" #PatrickZaki L'intervista integrale: https://bit.ly/PatrickZaki-CheTempoCheFa
Pubblicato da Rai3 su Domenica 12 dicembre 2021
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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