Le famiglie arcobaleno devono essere riconosciute in tutta Europa: la proposta della Commissione Europea

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La Commissione europea vuole garantire che i diritti dei genitori LGBTQ siano riconosciuti in tutti i paesi dell’UE, ma ovviamente gli Stati conservatori fra cui troviamo la Polonia o l’Ungheria o, ahimè, la nostra Italia, hanno da protestare. La proposta di Bruxelles è quella che tutte le famiglie siano riconosciute, in quanto famiglia è dove c’è amore, e non dove ci sono una madre e un padre. In particolare, esistono famiglie in cui un genitore è assente, o ancora in cui ci sono degli abusi. Abbiamo visto proprio quest’anno come essere eterosessuale non ti renda automaticamente un buon genitore.

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La famiglia LGBT di Neil Patrick Harris

Le famiglie arcobaleno sono delle «coppie LGBTQI+ che decidono di avviare un percorso di genitorialità facendo ricorso sia a tecniche di procreazione medicalmente assistita PMA o a percorsi di Gestazione per altri e altre GPA in Paesi dove ciò è consentito per legge. A differenza delle coppie eterosessuali che seguono gli stessi percorsi, le coppie samesex non hanno una legge che garantisca loro la possibilità di assumersi quella responsabilità genitoriale che ogni genitore vorrebbe fin dalla nascita per i propri figli e figlie».

Ma sono anche degli uomini o delle donne che «hanno avuto figli o figlie in una relazione eterosessuale e che, in seguito, scoprono o decidono di vivere seguendo un differente orientamento sessuale o una nuova identità di genere. Ciò comporta spesso di trovarsi a fronteggiare problematiche sia legate ad una eventuale separazione che ad una nuova relazione LGBTQI+», e ancora delle «coppie o singole persone LGBTQI+ che hanno scelto il coparenting» o delle «famiglie allargate e ricomposte, genitori separati, genitori single, genitori adottivi».

«C’è una mamma e un papà, e ci sono bambini, che hanno una mamma e un papà. Vediamo di riportare un po’ di buonsenso», disse Matteo Salvini, spiegando quindi il significato della famiglia tipica italiana. La famiglia, tuttavia, è dove c’è amore, dove c’è rispetto, dove c’è educazione. Non sempre una donna può essere una buona madre, e lo dimostrano anche i diversi figlicidi che ci sono stati negli ultimi mesi, dalla dolceElena Del Pozzoallapiccola Diana, entrambe uccise e abbandonate dalla propria madre.

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Elena Del Pozzo

Questo non per dire che un solo genitore o due genitori dello stesso sesso sarebbero migliori, ma solo per dimostrare che non per forza essere una donna etero ti rende una buona madre. E soprattutto, famiglia non è solo quella eterosessuale, considerando che ci sono anche tantissimi femminicidi in cui il carnefice è il partner. E adesso dobbiamo sperare che l’Unione Europea riesca a far ragionare la destra di tutta Europa. La strada, tuttavia, è molto in salita.

Commissione Europea dalla parte delle famiglie LGBT

Mercoledì la Commissione europea ha proposto nuovi regolamenti per il riconoscimento dei genitori dello stesso sesso in tutto il blocco. La proposta obbligherebbe i governi dei 27 paesi dell’Unione Europea a riconoscere i diritti dei genitori LGBTQ: «Orgogliosi delle nuove norme che presentiamo oggi sul riconoscimento della genitorialità nell’UE. Vogliamo aiutare tutte le famiglie e i bambini in situazioni transfrontaliere. Perché se sei genitore in un paese, sei genitore in ogni paese», ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

La proposta nello specifico vuole creare una sorta di certificato europeo di genitorialità, in modo da garantire che i diritti concessi ai bambini da genitori dello stesso sesso in un paese dell’UE vengano riconosciuti in tutto il continente. Ciò eviterebbe delle procedure legali sull’eredità molto costose. Didier Reynders, commissario europeo per la giustizia, ha affermato che attualmente in Europa ci sono circa 2 milioni di bambini a cui potrebbero essere negati i rapporti con i propri genitori in un altro paese europeo.

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La famiglia LGBT di Nichi Vendola

«Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la famiglia si è trasferita in uno Stato membro che non riconoscerà la genitorialità precedentemente stabilita», ha aggiunto il commissario, sottolineando anche che la Commissione non sta cercando di cambiare la definizione legale di famiglia a livello nazionale (visto che, già lo sappiamo, la destra avrebbe risposto in questo modo). L’iniziativa si basa sulla giurisprudenza del tribunale supremo dell’UE, che ha stabilito che la paternità riconosciuta in un paese dell’UE si applica in altri Stati membri.

Le nuove norme, afferma la Commissione europea, garantiranno «chiarezza giuridica a tutti i tipi di famiglie che si trovano in una situazione transfrontaliera all’interno dell’Ue» e consentiranno «ai minori in situazioni transfrontaliere di beneficiare dei diritti derivanti dalla genitorialità ai sensi del diritto nazionale, in questioni quali la successione, il mantenimento, l’affidamento o il diritto dei genitori di agire in qualità di rappresentanti legali del minore (per questioni scolastiche o sanitarie)». I figli di genitori dello stesso sesso dovrebbero avere «stessi diritti in tutta la Ue»:

«dato che nel diritto internazionale, nel diritto dell’Unione e negli ordinamenti degli Stati membri tutti i minori hanno gli stessi diritti senza discriminazioni, la proposta prevede il riconoscimento della genitorialità di un minore indipendentemente dal modo in cui il minore è stato concepito o nato e indipendentemente dal tipo di famiglia del bambino. La proposta include quindi il riconoscimento della genitorialità di un bambino con genitori dello stesso sesso e anche il riconoscimento della genitorialità di un bambino adottato».

La proposta adesso richiede il sostegno di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea per entrare in vigore, ma ci si aspetta che i governi conservatori si oppongano. Secondo un rapporto del Parlamento europeo, 11 paesi dell’UE non riconoscono le coppie dello stesso sesso come genitori. L’anno scorso, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha ordinato alla Bulgaria di concedere alla figlia di una coppia lesbica un documento di identità. La madre della ragazza è una cittadina bulgara residente in Spagna, ma questo è solo uno dei tanti casi.

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