Anna Maria Peduzzi, prima pilota della Ferrari, dove è sbocciato anche l’amore

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Un po’ di romanticismo in mezzo ai motori lo possiamo anche trovare: ad unirsi in matrimonio sono due piloti della Scuderia Ferrari, Anna Maria Peduzzi – la prima donna ad aver corso per il Cavallino rampante – e Gianfranco Alessandro Maria Comotti (per tutti solo Franco).

Anna Maria Peduzzi, prima pilota della Ferrari, dove è sbocciato anche l’amore

La sua storia si tinge delle note dell’epoca che il Bel Paese stava attraversando: nata ad Olgiate Olona, in provincia di Varese, nel 1912, comincerà la sua carriera nel mondo delle corse in contemporanea con l’ascesa del fascismo in Italia. La sua famiglia lavorava nell’edilizia, non si sa se la passione per i motori circolasse già nel suo sangue.

Il colpo di fulmine con Franco sarà la vera scintilla che la porterà a sfrecciare tra le strade italiane e del resto dell’Europa, prima che l’avvento della Seconda Guerra Mondiale possa porre freno alla sua carriera. Ma Anna lo sa che quell’incontro le cambierà per sempre la vita.

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Fonte: Wikimedia Commons

I due si sposarono nel 1932. Anna già conosceva il Camotti al volante, lui aveva esordito nel 1928 al Gran Premio d’Italia per poi dedicarsi ad altre competizioni, come l’Indianapolis 500 del 1929. Le informazioni sono poche anche sul suo conto, ma sarà proprio il ritorno in pista di Gianfranco – alla guida di un’Alfa Romeo che gli varrà un ottavo posto al Premio Reale di Roma con la neonata Scuderia Ferrari – e il debutto di Anna Maria a legarli indissolubilmente, non solo di fronte alla legge e alla Chiesa.

In quello stesso anno la pilota prenderà parte alla sua primissima gara, la Salita di Gainsbergrennen, tagliando il traguardo in terza posizione. I giornali sportivi le dedicarono le loro prime pagine, e intanto il suo nome non sfuggì al giovane Enzo Ferrari. Il Drake aveva intenzione di scommettere sul potenziale della donna, la moglie dell’uomo con il quale aveva già firmato un contratto pluriennale. E così, Anna Maria Peduzzi divenne la prima pilota della Rossa a soli vent’anni.

onte: Wikimedia Commons

Con il soprannome di “La Marocchina” per i suoi capelli neri e la pelle olivastra, Anna correrà assieme al marito la Mille Miglia del 1934, al volante di un’Alfa Romeo 6C 1500, dove usciranno vincitori dell’omonima categoria e poi tredicesimi nella classifica generale. La carriera della pilota sembra però interrompersi bruscamente, si ipotizza per una grave poliomielite di cui si trascina ancora gli effetti collaterali, fino allo scoppio della guerra nel 1940, che metterà una fine momentanea alle corse di Perduzzi e Camotti.

Benito Mussolini non fa sconti a nessuno, e se Tazio Nuvolari decise di iscriversi al Partito Fascista e di rappresentare la grandezza dell’Italia mussoliniana – nonostante non credesse nella causa del fascismo – Anna e Franco preferiscono abbandonare il mondo dei motori pur di esprimere il loro dissenso al regime totalitario. Senza la tessera del partito neanche un pilota poteva correre, benché mai sotto la bandiera tricolore.

La coppia scappa a Parigi, e Franco ritornerà sul suolo italiano solo nel 1944 per schierarsi con gli Alleati. Anna non si sa, forse lo seguì, forse rimase in Francia ad attendere il termine della guerra. Quello che sappiamo è che Camotti cadrà nelle mani dei nazisti, ma riuscirà a fuggire miracolosamente da morte certa.

Soltanto nel 1952 Anna tornerà in pista. Partecipa alla Corsa dell’Eifel al Nurburgring, con una Stanguellini-Fiat Sport Bialbero 750, ma sarà squalificata. Tra il 1956 e il 1959 corre al volante di una Ferrari 500 TR, accompagnata dalla pilota belga Gilberte Thiroin. Ad ogni traguardo, ci sarà sempre Franco ad attenderla con un mazzo di fiori.

Fonte: Wikimedia Commons

Anna Maria correrà fino al 1961: l’ultima evento a cui prenderà parte sarà la Coppa Ascari, alla guida di una Giulietta Alfa Romeo. Gianfranco si era già ritirato da diversi anni da mondo dell’automobilismo sportivo. Lui morirà nel 1963, lei nel 1979.

Piloti e amanti, Enzo Ferrari li ricorda così: “La loro fu una vera storia d’amore nata nella mia scuderia“.

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